INDIA – La Storia di Arjiram e La Prigione Aperta di Sanganer

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Arjiram è un ex detenuto indiano, accusato tempo fa per un omicidio mai commesso, e ha trascorso molti anni in una prigione indiana convenzionale. Le condizioni di questa prigione erano molto povere, e l’esperienza di Arjiram mentre era incarcerato, è stata a dir poco traumatica. La sua esperienza era tipica della vita carceraria in molti paesi: piccoli spazi angusti e sporchi, mancava di servizi di base e coperte infestate da insetti e microbi. Arjiram ha riportato alla rivista indiana PAAR: “Per scongiurare i ricordi oscuri della prigione chiusa, ricordo che ho iniziato a dar da mangiare alle formiche, nelle mie lunghe giornate, per evitare di peggiorare il mio stato mentale. Nutrire queste formiche mi ha dato un piccolo scopo e una lezione molto importante: ogni creatura deve essere trattata con rispetto”. Poi, improvvisamente nel 2014, Arjiram è stato trasferito in un altro tipo di struttura correzionale, la ”prigione aperta di Sanganer”. Sebbene le persone che soggiornano qui siano, tecnicamente, dei ”prigionieri”, hanno la libertà di lasciare la struttura durante il giorno, viaggiando entro i confini della città. L’ex detenuto afferma: “Non mi sembrava di essere in una prigione. Potevo uscire, lavorare e tornare, e la cosa migliore era che si fidavano di me”

Dopo essere stato anonimo per oltre un decennio, Arjiram si è sentito di nuovo una “persona”. Secondo il National Crime Records Bureau del paese, ci sono circa 88 prigioni aperte in India, la maggior parte delle quali si trova nello stato del Rajasthan, dove questo modello è stato sperimentato all’inizio del progetto. Le carceri aperte in India sono gestite e mantenute dallo stato e dai prigionieri stessi, che sono liberi di andare e tornare a loro piacimento. A Sanganer, la prigione è aperta fino a 12 ore al giorno al giorno e, ogni sera, i prigionieri devono tornare per essere sottoposti ad un appello di fine giornata. Progettato per promuovere la riforma anziché la punizione, il sistema si basa sulla premessa che la fiducia è costruttiva e contagiosa, e funziona benissimo nell’incoraggiare l’autodisciplina nei detenuti. A livello pratico, inoltre, permette ai prigionieri di uscire per trovare lavoro e guadagnare ciò che è necessario per se stessi e per la famiglia.

 

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