Istat: “Choc senza precedenti”, -8,3% del Pil e +4,6% nel 2021

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L'Istat prevede una marcata contrazione del Pil nel 2020 (-8,3%) e una ripresa solo parziale nel 2021 (+4,6%) Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Uno “shock senza precedenti” per l’economia italiana. Usa queste parole l’Istat, nel rapporto sulle ‘Prospettive per l’economia italiana nel 2020-2021‘, per definire gli effetti dell’emergenza coronavirus sull’economia italiana.

“In questo contesto, quantificare l’impatto dello shock senza precedenti che sta investendo l’economia italiana è un esercizio connotato da ampi livelli di incertezza rispetto al passato, quando la persistenza e la regolarità dei fenomeni rappresentava una solida base per il calcolo delle previsioni”. Quali le previsioni? In base a queste ipotesi si prevede una marcata contrazione del Pil nel 2020 (-8,3%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,6%).

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Nell’anno corrente, prosegue l’Istat, la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte (-7,2 punti percentuali) condizionata dalla caduta dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali provate al servizio delle famiglie (Isp, -8,7%) e dal crollo degli investimenti (-12,5%), a fronte di una crescita dell’1,6% della spesa delle Amministrazioni pubbliche.

Anche la domanda estera netta e la variazione delle scorte sono attese fornire un contributo negativo alla crescita (rispettivamente -0,3 p.p. e -0,8 p.p.).

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L’evoluzione dell’occupazione, misurata in termini di Ula, è prevista evolversi in linea con il Pil, con una brusca riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%). Diversa appare la lettura della crisi del mercato del lavoro attraverso il tasso di disoccupazione, il cui andamento rifletterebbe anche la decisa ricomposizione tra disoccupati e inattivi e la riduzione del numero di ore lavorate. L’andamento del deflatore della spesa delle famiglie manterrebbe una intonazione negativa nell’anno corrente (-0,3%) per poi mostrare modesti segnali di ripresa nell’anno successivo (+0,7%).

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