Italia ‘ladra’ di bambini in nome della legge

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Ecco cosa comporta, in concreto, la legge che garantisce la bigenitorialità nel nostro Paese

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ROMA – Un bambino scomparso nel nulla da 46 giorni. Il piccolo, con un blitz, è stato portato in una casa famiglia. Nessuno sa quale, né dove. “Sono una mamma italiana, di buona famiglia, ho studiato e lottato per difendere mio figlio e questo è quello che mi ha fatto lo Stato italiano” l’urlo della mamma di Parma, del cui caso la redazione DireDonne si è occupata nell’ambito dell’inchiesta ‘mamme coraggio’.

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Un dramma purtroppo non isolato: con tante mamme definite simbiotiche, querele di violenza o abusi portate avanti dal penale in totale disallineamento con il civile, sentenze scritte de facto da periti a giudici che decidono per l’obbligo di ‘riallineamento’ di questi bambini con le figure paterne, in totale noncuranza della loro volontà e paura, senza audirli, con metodi polizieschi per deportarli in strutture che assumono i contorni di un carcere. Questa è nei fatti la legge che garantisce la bigenitorialità nel nostro Paese. Procedure di stampo totalitario che prevedono resetting, coercizione dei bambini che o finiscono in strutture che sfuggono ad ogni monitoraggio, con servizi sociali depauperati e spesso invischiati in condotte inquinate da conflitti d’interesse, o sono obbligati a finire con gli abusanti. Giudici onorari che fanno di giorno i giudici e di pomeriggio gli assistenti sociali, magari con qualche ruolo dirigenziale in case famiglie, cooperative e sottobosco sociale connivente. Tutori pagati dai genitori ai quali hanno tolto i figli. Psicoterapeuti che diventano consulenti d’ufficio del Tribunale per persone che hanno seguito. E’ una strada tutta da percorrere seguendo la puzza dei soldi e delle blasonate parcelle. Per non parlare dei consulenti tecnici d’ufficio e dei corsi di formazione a braccetto con i giudici. L’italia di questo pasticcio morale rivoltante, in violazione dei diritti del fanciullo garantiti dalla Dichiarazione universale dell’ONU, scrive sui corpi dei bambini le sue peggiori pagine di malagiustizia e delittuosa indolenza politica. A chi si sente assolto e in pace in nome della legge, possa venire alla mente ogni giorno il volto di Federico Barakat, ucciso a 8 anni dal padre in un incontro protetto, nel 1998, per cui nessuno ha pagato. Da allora il ‘sequestro’ dei bambini continua.

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