Jane Goodall: “Non lascerò che persone come Trump e Bolsonaro mi zittiscano. Morirò combattendo per la natura e gli animali”
“Non lascerò che persone come Trump e Bolsonaro mi zittiscano. Morirò combattendo”.
Jane Goodall, una vita tra primati e attivismo torna a parlare di cambiamenti climatici, di negazionismo, ma anche, della pandemia che secondo la primatologa è strettamente collegata all’abuso su natura e animali.
In una lunga intervista a El Pais, Jane Goodall nata a Londra nel 1934 parla dell’impatto della crisi covid-19, della necessità di rispettare la natura e dell’importanza dell’educazione dei giovani. Costretta proprio dalla pandemia a fermarsi, la primatologa è tornata Bournemouth, la città nel sud dell’Inghilterra, dove la sua famiglia è andata a vivere nel 1940. Normalmente, invece, viaggiava 300 giorni l’anno per seguire e tenere lezioni che il Jane Goodall Institute(IJG) sviluppa in tutto il mondo.
“All’inizio ho pensato che questa pausa non mi avrebbe portato nulla di buono. Ma mi sono messa al lavoro e ho deciso di fare due cose: primo, trasmettere messaggi all’estero in qualsiasi formato, conferenze, Skype, Zoom e poi cercando di recuperare e ordinare 50 anni di lavoro”, spiega al quotidiano spagnolo.
La vita di Jane Goodall l’abbiamo raccontata tante volte, a 26 anni va in Africa a studiare gli scimpanzé, vivendo tra loro e dando loro i nomi propri. Da allora è diventata un’icona della difesa degli animali e della lotta per l’ambiente.
“Sono nata amando gli animali. Ho avuto una madre che mi ha sempre supportato, non si è mai arrabbiata quando ha trovato i vermi a casa e cose del genere. Sono cresciuta in un mondo in cui non c’era la televisione, c’erano solo libri, quindi ho letto molto. Ho adorato il dottor Dolittle e come ha salvato gli animali dal circo e li ha riportati in Africa”, dice ancora.
Una passione che l’ha portata a dedicarsi ai primati e per tutti è diventata “una bionda tra le scimmie”. “Non mi sono mai imbattuta nel sessismo perché nessuno stava facendo quello che facevo io. Quindi essere una donna mi ha aiutato molto. In aggiunta a tutto ciò, la Tanzania stava appena iniziando a diventare indipendente, e c’era ancora un po’ di risentimento verso gli uomini bianchi a causa del colonialismo, ma non verso Jane, quella ragazza gentile e giovane. Tutto è stato molto facile per me, volevano aiutarmi”, spiega.
Jane Goodall, da attivista parla poi di Greta Thunberg e la sua lotta contro i cambiamenti climatici, e del principe Harry e il suo sostegno all’IJG. “Questi giovani stanno prendendo provvedimenti, protestando, ma soprattutto scelgono progetti come piantare alberi, raccogliere rifiuti o coltivare alimenti biologici, raccogliere fondi per aiutare a proteggere le foreste. Sono i giovani che vedo oggi quello che mi dà la più grande speranza per il futuro, i giovani che sono davvero là fuori, trasformano i loro cuori e le loro anime nel progetto a cui decidono di dedicarsi e stanno facendo una grande differenza nel mondo.
Una riflessione va poi ai negazionisti del cambiamento climatico, chi non si fida della scienza e non crede nel surriscaldamento globale. “Questa cosa è molto stupida. Ho viaggiato in tutto il mondo e ho visto con i miei occhi gli effetti dei cambiamenti climatici in diversi luoghi. A quei critici direi di aver visto sciogliersi il ghiaccio ai poli, come si alza il livello del mare, persone che diventano rifugiati perché la loro area è già troppo deserta per vivere lì, case allagate, uragani. Guarda cosa è successo a seguito del confinamento causato dal coronavirus: i cieli sono tornati di nuovo blu, le aziende non hanno emesso anidride carbonica. Purtroppo, non ho molte speranze che questo cambi al momento”, aggiunge.
E sulla questione coronavirus e mancanza di rispetto verso la natura dice: “Mentre distruggiamo le foreste, gli animali entrano in contatto con specie con cui normalmente non interagirebbero affatto e alcuni virus e batteri saltano dall’uno all’altro. Provengono da una specie in cui probabilmente sono stati centinaia di anni senza danneggiare nessuno, e quando arrivano a un altro animale, appare una nuova mutazione del virus. Normalmente è un animale che è stato infettato, che diventa un serbatoio del virus. E gli animali sono costretti a vivere più vicino alle persone, perché stanno perdendo la loro terra, quindi quei virus possono passare agli umani”.
Ma secondo la primatologa il problema non è solo il mancato rispetto dell’ambiente, ma anche quello degli animali. “Li cacciamo, li uccidiamo, li mangiamo. Molti finiscono nei mercati di animali vivi in Asia, dove queste diverse specie si trovano insieme in situazioni stressanti e poco igieniche, perché di solito le uccidono nello stesso posto, e in questo modo l’acquirente e il venditore possono essere contaminati da uno di questi virus. Crediamo che il Covid-19 sia iniziato in un mercato di Wuhan, la SARS è apparsa in un altro di questi mercati della carne altrove in Cina, l’epidemia di HIV-AIDS in un mercato di carne di animali selvatici in Africa, dove gli scimpanzé venivano cacciati e uccisi per venderli come cibo. Ora c’è una malattia chiamata MERS, la cui infezione viene trasmessa dal contatto con un dromedario addomesticato, e inoltre ci sono diverse malattie che sono passate agli umani attraverso gli animali delle nostre fattorie intensive”.
Parlando del suo documentario The Great Hope e di The Book of Hope, Jane Goodall chiosa: “Devi preoccuparti delle generazioni future, almeno dovresti provare. Non lascerò che ragazzi come Donald Trump e Borsonaro possano zittirmi. No, mi alzerò di nuovo. Morirò combattendo, perché è l’unica cosa che posso fare. E cercare di dare speranza alle persone, perché è tempo per tutti noi di unirci e cercare di iniziare a guarire la ferita che ci siamo inflitti”.
Fonti: El Pais
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