La chirurgia maxillofacciale tra tecnologia e nuove tecniche
Tempo di Lettura: 3 minutiROMA (ITALPRESS) – Malformazioni, esiti di traumi e di interventi oncologici al volto e al cranio, sono il target della chirurgia maxillofacciale. Le malformazioni facciali che, se coinvolgono anche il cranio, possono essere definite cranio-facciali, sono per lo più la conseguenza dell’errato sviluppo dell’embrione durante il primo trimestre di gravidanza. Quanto più precocemente arriva l’anomalia […]
ROMA (ITALPRESS) – Malformazioni, esiti di traumi e di interventi oncologici al volto e al cranio, sono il target della chirurgia maxillofacciale. Le malformazioni facciali che, se coinvolgono anche il cranio, possono essere definite cranio-facciali, sono per lo più la conseguenza dell’errato sviluppo dell’embrione durante il primo trimestre di gravidanza. Quanto più precocemente arriva l’anomalia di sviluppo, tanto più grave è la malformazione. La correzione arriva il più presto possibile, per garantire al bambino il migliore sviluppo. Costantemente esposti, la faccia con il cranio sono le regioni del corpo più colpite da eventi traumatici. Grazie alle possibilità tecnologiche sempre migliori, correzioni e ricostruzioni post-oncologiche sono sempre più soddisfacenti, con risultati insperati anche fino a pochi anni fa. Sono questi i temi trattati da Aldo Bruno Giannì, presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia e professore ordinario di Chirurgia Maxillofacciale dell’Università degli Studi di Milano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La chirurgia maxillofacciale è una branca medica, si accede alla specialità tramite la laurea in medicina. E’ un termine un pò difficile, la parola maxillo sta a indicare la porzione intermedia del viso – ha spiegato -. Di fatto si occupa di tre grandi patologie. Quella traumatica, compresa quella dei tessuti molli, la patologia malformativa, per esempio il labbro leporino o la più diffusa malocclusione dei denti, e poi c’è il terzo grande ambito che è quello della patologia oncologica, molto vasto”. Un tipo di chirurgia che come altre nasce in epoca di guerra: “In funzione di quella che era la traumatologia da guerra, nacque la chirurgia maxillofacciale per quanto riguarda le fratture delle mandibole e del mascellare – ha spiegato Giannì – Prima, questi pazienti dovevano rimanere con la bocca bloccata per moltissimo tempo, da lì è nata la volontà di ampliare la possibilità di curarli in maniera mirata, riducendo questo tipo di terapie un pò desuete. Quindi ci si è specializzati, è stato l’inizio. A differenza di altre specialità – ha aggiunto – la maxillo ha avuto uno sviluppo soprattutto grazie alla scuola europea”.
Il professore ha citato due esempi di patologie e malformazioni su cui si interviene in ambito di chirurgia maxillofacciale: “Uno dei problemi più diffusi è il progenismo, con l’inversione dei rapporti tra arcata dentale superiore e inferiore, che provoca però anche disfunzioni respiratorie, e poi problemi dal punto di vista psicologico in gente giovane. Questa forse è la vera chirurgia estetica, potremmo dire. Trattiamo anche i tessuti molli: contestualmente, trattiamo osso e tessuti – ha sottolineato -. C’è anche il caso opposto in cui la mandibola è scarsamente rappresentata. La mandibola in questi casi è talmente indietro che la colonna d’aria di notte sparisce e il paziente va in apnea notturna. Non è dunque solo un problema morfologico. Spesso si tratta di interventi necessari, non solo a livello estetico”. La chirurgia maxillofacciale si occupa del viso e la tecnologia è sempre più d’aiuto per ottenere risultati importanti in una parte del corpo delicatissima: “Il viso è la regione con maggiore gonfiore in caso di traumi minimi, figuriamoci con quelli importanti, per questo spesso è necessario un approccio multidisciplinare con i neurochirurghi. Per quanto riguarda le malformazioni ai denti, ci interfacciamo anche con gli ortodontisti – ha ricordato Giannì -. E c’è persino un rapporto con gli ingegneri: in caso di tumori facciamo ricostruzioni con gli autotrapianti, segmenti dello stesso paziente che vengono spostati, ma grazie alla possibilità di avere tac tridimensionali molto precise, ovvero una riproduzione virtuale di tutto lo scheletro con i difetti di quel caso, otteniamo le dimensioni esatte del punto su cui intervenire per delle ricostruzioni customizzate. La precisione e l’accuratezza sono ancora più importanti quando si tratta del viso, fanno la differenza anche da un punto di vista morfologico”.
Infine, uno sguardo al futuro di questo tipo di chirurgia: “Il concetto deve essere che la tecnologia non deve sostituirsi alla capacità del chirurgo, ma oggi abbiamo tante possibilità – ha riconosciuto Giannì -. Abbiamo la realtà aumentata che ci consente di essere sempre più precisi grazie al virtuale, una cosa neanche immaginabile quindici anni fa. Non possiamo oggi pensare di non utilizzare tutte queste tecnologie, costose ma che devono diventare il nostro patrimonio. Oggi – ha concluso – grazie all’esperienza degli ultimi trent’anni e alla tecnologia siamo in grado di offrire una qualità di ricostruzione che, fermo restando che è meglio non avere questi problemi, fino a qualche anno fa non era pensabile”.
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