La Festa del Cinema di Roma al via con “Il colibrì” della Archibugi
ROMA (ITALPRESS) – Prende il via oggi la diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si terrà fino al 23 ottobre, con la direzione artistica di Paola Malanga, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma presieduta da Gian Luca Farinelli, Direttrice Generale Francesca Via. L’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone sarà il fulcro dell’evento, con i suoi spazi di proiezione e il red carpet. Anche quest’anno la Festa coinvolgerà il resto della Capitale, collaborando con le più interessanti realtà culturali del territorio. Il film di apertura di questa edizione della Festa del Cinema è “Il colibrì” di Francesca Archibugi: la regista sarà sul red carpet assieme a Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Nanni Moretti, Laura Morante, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotiní Peluso, Francesco Centorame, Sergio Albelli e Alessandro Tedeschi. Tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, premio Strega 2020, il film traduce in immagini la complessa e miracolosa struttura a incastro del libro, tra coincidenze, perdite, rimpianti e amori assoluti. Il film si chiude con una canzone inedita di Sergio Endrigo, dal titolo “Caro amore lontanissimo”, interpretata da Marco Mengoni, che sarà ospite della Festa e salirà sul palco per interpretare il brano al termine della proiezione ufficiale.
“Ho letto il romanzo appena uscito, ero a Parigi – ha raccontato la regista – ed ho letto tutti i libri di Sandro (Veronesi) ma questo mi ha molto turbato. Non avevo pensato di farci un film, è stata una proposta di Procacci. Non è stato facile perché il libro mi ha toccato profondamente: tratta tutti i temi a me più cari. Mi sono “tuffata” in questo progetto cercando di fare al 100% il libro di Sandro ed al 100% un film mio. Questa storia si conclude nel 2030: spero che per quell’anno sarà possibile decidere del proprio fine vita senza doversi sparare, buttarsi di sotto o fare altro”. Protagonista uno straordinario Pierfrancesco Favino, anche lui estimatore del libro: “mi è piaciuto moltissimo perché racconta una mascolinità spesso non nota: che non gira intorno alla sessualità e questa cosa è molto in armonia con me. Inoltre è un uomo circondato da donne, come lo sono io nella mia vita quotidiana”. C’è anche uno sguardo diverso su uno spaccato di società: “C’è una borghesia che non viene giudicata – ribadisce Favino -. Non ci sono tanti romanzi in cui non viene indicata come fonte di ogni male del mondo. Chi vedrà questo film si sentirà un po’ meno solo perché tocca temi che riguardano tutti noi che in questo momento ci attacchiamo a qualcosiasi cosa ci dia sicurezza, qualsiasi cosa riteniamo importante”.
“Credo che Francesca sia una dei pochi registi che sappia raccontare la borghesia anche con delicatezza, non solo con mano graffiante – ha concluso Veronesi -. Il tocco che ha è unico. Il film mi è piaciuto molto, mi complimento per la fedeltà al libro che non era scontata, perché io quando scrivo sono solo e non devo rendere conto a nessuno. Lei è stata bravissima a sconvolgere la linea cronologica di narrazione, coraggiosa, per questa la ammiro”.
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