La Festa è finita a Bologna, ora il Pd (se vuole) può fare il Pd 

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Virginio Merola spariglia con l'idea di una grande, grandissima coalizione in cui il Pd mette in soffitta il suo simbolo. Ma i dem non ci stanno

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BOLOGNA – Finita la festa (dell’Unità), si aprono le danze: a Bologna inizia la lunga corsa verso le elezioni amministrative del 2021. La Festa dell’Unità poteva essere il palcoscenico, per i pretendenti di centrosinistra alla fascia tricolore, di alzare la mano e spiegare come e perchè si candidano a sindaco; invece (peccato), ci si è punzecchiati su chi ha detto una parola in più o di troppo usando i dibattiti della festa.

Magari la gente non ci ha capito troppo su chi corre, chi ci spera, chi vorrebbe ma aspetta… Tant’è, il padrone di casa, il Pd, ha lasciato fare; poi ecco, lontano dalla festa, Virginio Merola spariglia con l’idea di una grande, grandissima coalizione in cui il Pd mette in soffitta il suo simbolo.

Con un effetto indiretto: se si voleva trovare un modo per far emergere (e scrivere) che il ‘delfino’ di Merola, Matteo Lepore, non sta convincendo il partito, ecco… ci si è riusciti. E il partito stavolta non ha potuto non battere un colpo. Ancor prima di gioire per i più importanti risultati di regionali e comunali (vedi Toscana, Imola e Faenza), i dem hanno chiarito che il simbolo è ‘in campo’.

“Perno”, è la parola con cui, dopo il voto di domenica, si chiarisce che non si prescinde dal ruolo dem nel definire strategie vincenti. E a Bologna i dem vantano pure il 41% delle regionali e il ‘merito’ di aver dato un grosso contributo alla vittoria di Stefano Bonaccini in Regione. Il punto però è: con gli aspiranti sindaci già ‘lanciati’ e le anime del partito divise sul nome, il Pd ha la forza (e la voglia) di far valere, anche e soprattutto pubblicamente, cioè prendendo parola, il suo ruolo?

Non è solo questione di peso politico, è in gioco stavolta la questione stessa sull’utilità e attualità della forma partito rispetto alla politica fatta di accelerazioni individuali. Nella città simbolo della sinistra, il 2021 è l’occasione che ha il Pd (che a Bologna ha ancora la struttura e il peso del partito), nell’epoca del crollo dei partiti, di riprendersi quel ruolo: di stare sulla scena, di guidare le danze, facendosi sentire.

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