La lista dei rifiuti più inquinanti che stiamo scaricando sulle spiagge del Mediterraneo (e sì, ora ci sono anche le mascherine)

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Oggi si celebra il World Oceans Day, ma la triste verità è che fra non molto nelle acque dei nostri mari ci saranno più rifiuti che pesci. Ciò che non smaltiamo correttamente finisce per avere un impatto devastante sugli ecosistemi oceanici. Una delle aree del mondo che paga il prezzo più alto provocato dall’inquinamento è il Mar Mediterraneo.

Le spiagge che si affacciano su questo mare sono piene zeppe di rifiuti: se oggetti come bottiglie e sacchetti di plastica non rappresentano ormai una novità, le new entries sono le mascherine, che negli ultimi anni vengono trovate praticamente ovunque. I rifiuti abbandonati in mare e sui litorali stanno causando una vera e propria epidemia silenziosa che sta portando a danni irreversibili per l’ambiente.

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Ma quali sono gli oggetti rinvenuti più spesso sulle spiagge mediterranee? A svelarcelo sono i risultati della maxi campagna Clean Up The Med, coordinata da Legambiente Onlus. Nel fine settimana del 13-15 maggio, oltre 600 volontari, dagli 8 ai 70 anni, hanno partecipato alle attività di pulizia sui litorali di ben 17 Paesi del Mediterraneo: Italia, Albania, Algeria, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Libano, Libia, Malta Marocco, Portogallo, Spagna Tunisia, e Turchia.

Nel corso di un solo week end è stato raccolto oltre un quintale di rifiuti (1.176 kg per l’esattezza) grazie all’iniziativa finanziata da Eni CBC Med, con 2,2 milioni di euro. Ben 200 i sacchi che sono stati riempiti di immondizia.

Il 65% dei rifiuti raccolti è costituito da plastica

Com’era prevedibile, la maggior parte (ovvero il 65%) dei rifiuti “pescati” dalle spiagge dei vari Paesi è realizzata in plastica. Tra gli oggetti più rinvenuti vi sono:

  • bottiglie e bottigliette,
  • cicche di sigaretta
  • tappi
  • bicchieri di plastica
  • frammenti eterogenei di plastica

Non solo plastica. Su oltre il 45% dei litorali sono stati trovati dispositivi di protezione individuali, smaltiti scorrettamente, fra cui:

  • guanti
  • mascherine

Questi ultimi abbondano principalmente nelle spiagge di Paesi come la Grecia, l’Italia, l’Algeria, la Croazia, il Libano, e la Spagna.

I chilometri di spiaggia ripuliti mostrano come il problema dell’incuria e del cattivo smaltimento accomuni tutta l’area mediterranea: alle plastiche monouso, ritrovate in grandi quantitativi sulle coste battute, sebbene messe al bando dalla direttiva europea SUP (Single Use Plastics), con bastoncini cotonati, cannucce e agitatori per cocktail, contenitori per alimenti per il consumo immediato e l’asporto, – spiega Legambiente – si aggiungono reti da pesca, cicche di sigaretta, legno e vetro.

L’impegno del progetto COMMON per tutelare il Mediterraneo proseguirà fino a settembre con la terza edizione della campagna BEach CLEAN, che coinvolge gli stabilimenti balneari ad alto afflusso turistico.

Ogni struttura aderente affiggerà un decalogo di buone pratiche per informare i turisti su come ridurre il marine litter attraverso poche e buone abitudini e parteciperà a un’indagine finalizzata a conoscere e analizzare le condizioni di salute delle spiagge di loro competenza. – chiarisce Legambiente – Inoltre, per il 2022, COMMON ha inviato alle cento strutture coinvolte in Italia, Libano e Tunisia, posaceneri portatili di carta, con l’obiettivo di favorire l’adozione di comportamenti corretti da parte dei fumatori, sensibilizzando al fenomeno dell’inquinamento da filtri di sigarette e al loro corretto smaltimento.

Il nostro augurio è che possa esserci al più presto un’inversione di tendenza almeno sulle coste del nostro Paese grazie all’approvazione della Legge Salvamare, che consentirà ai pescatori di portare a terra la plastica recuperata con le reti invece di rigettarla in acqua (azione che prima costituiva reato di trasporto illecito di rifiuti). Ma la vera vittoria sarebbe l’abolizione totale della plastica usa e getta…

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Fonte: Legambiente

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