La mamma Giada Giunti: “L’udienza del 16 luglio potrebbe ridarmi mio figlio”

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Sull'udienza del 16 luglio, mamma Giada ha nuovamente scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che ha già risposto ad una interrogazione parlamentare Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Giada Giunti, mamma coraggio e vicepresidente dell’associazione ‘Verità Altre’, attraverso una nota stampa che è anche un appello alle istituzioni, ricorda che, “in occasione dell’udienza del 16 luglio in Corte d’Appello, suo figlio potrebbe fare ritorno da lei, un momento che potrebbe riportare la giustizia al vero valore del rispetto delle norme nazionali ed internazionali. Un momento che può dare termine alle ingiustizie e maltrattamenti che suo figlio subisce in particolare dal 2013”.

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Ed eccola la storia di questa mamma coraggio, di cui la redazione DireDonne si è occupata diverse volte: “Un ex marito violento– come scrive Giada Giunti nel comunicato- che ha chiesto la casa famiglia per il proprio figlio pur di allontanarlo da lei, ex moglie, che lo ha lasciato. Un ex marito diagnosticato anche dalle Ctu nominate dai giudici violento e con disturbi della personalità, pericoloso per il figlio. Una mamma accusata di aver abbandonato al circolo sportivo il figlio, ma poi di essere simbiotica”.

Sull’udienza del 16 luglio, mamma Giada ha nuovamente scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che ha già risposto ad una interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Veronica Giannone: “La volontà del minore (di tornare dalla sua mamma, ndr)- ha scritto- sembrerebbe essere stata completamente trascurata”. Prosegue il comunicato: “La volontà del minore di fare ritorno dalla sua mamma è chiara, ed è già stata dimostrata con probanti prove anche video ed audio depositate in Corte d’Appello. Come pure le prove delle violenze e violenza assistita riferite anche al Ctu: ‘E’ un pazzo – dice il figlio di Giada Giunti come si vede in alcuni filmati e negli audio – ha picchiato mammina davanti a me, l’ha sputata in faccia, l’ha soffocata, ho paura di lui‘”.

Giada Giunti, in qualità di vicepresidente dell’associazione ‘Verità Altre‘ nonchè mamma protagonista di questo caso ha ricordato: “Sono state depositate in Appello nuove relazioni di Alessandro Meluzzi e della dottoressa Paola Notargiovanni (reparto di Psichiatria) con cui affermano: ‘Il minore ha espresso in più sedi la volontà di stare con la mamma. E’ improcrastinabile modificare le attuali condizioni dell’ affido; oggettivamente ostacolato non solo dall‘ex marito, che sotto minaccia il ricatto ha interferito nel rapporto madre- figlio. Disturbi- prosegue ancora-che potrebbero essere ancora più gravi in presenza di una figura paterna percepita come inadeguata e/o pericolosa, come dimostrano le volontà degenerate del padre e i suoi sconsiderati gesti a scapito del figlio per colpire una figura femminile odiata, quale la moglie’. Se questa situazione dovesse stabilizzarsi e dovesse cronicizzarsi, allontanando ulteriormente la figura materna-proseguono gli specialisti- ci troveremo di fronte al paradosso di una menomazione affettiva che, non avendo alcuna vera e propria ragione di protezione del minore nei confronti di elementi disturbanti, rappresenterebbe un gravissimo vulnus per la sua vita e non soltanto impedirebbe un suo armonioso complessivo sviluppo personologico e psichico”.

Ricorda infine la nota: “La Commissione famminicidio e violenze al Senato sta conducendo un’ analisi di tutta la documentazione in atti del caso. Mamma Giada- autrice di questo appello- si augura che venga rispetta la legge, come pure rispettato quanto è stato di recente dichiarato dalle Istituzioni, in occasione della presentazione del ‘Protocollo di Napoli’, lanciato dall’agenzia Dire”.

Ecco alcuni esempi. “La ministra Elena Bonetti e il gip Paola di Nicola hanno detto: ‘E’ sufficiente che il figlio/a percepisca attraverso la madre che ha subito violenza ed è egli stesso/a vittima di violenza’; come pure la senatrice e presidente della Commissione sul femmincidio, Valeria Valente che ha sottolineato come ‘rispetto alla mancata valutazione della violenza domestica nell’ambito dei processi di affido dei minori nei casi di separazione si parli di una forma di vittimizzazione secondaria. Quando c’è violenza all’interno di una relazione di coppia tutto va letto in un determinato modo, le scelte di giudici e avvocati devono andare in una certa direzione, si deve applicare la Convenzione di Istanbul; anche la violenza assistita subita dai minori nei casi di maltrattamento delle madri è una violenza diretta, che va perseguita e punita e il maltrattante va allontanato da donna e minori. Nessuno mi convincerà mai che un uomo violento nei confronti di una madre possa essere un buon padre'”.

“Ho inviato- scrive infine Giada Giunti- una lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella per una risposta sul suo drammatico caso, al Csm, al ministro Bonafede, con cui chiedo il rispetto delle norme vigenti, atteso che lo Stato ha il compito e dovere di tutelare vittime di violenze, onde evitare ulteriori femminicidi e figlicidi. Questa volta- conclude- ho fiducia nella giustizia”.

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