Quando arte e natura si incontrano e si fondono tra passato e presente, non può che nascere qualcosa di unico e spettacolare. Lo dimostra la più grande opera di Land art in Italia che porta la firma di Alberto Burri, artista e genio indiscusso del XX secolo. 80 mila metri quadri di cemento bianco e stradine che si intersecano per raccontare, attraverso una cartina geografica artistica, la storia di una città scomparsa.
Il Grande Cretto, questo il nome dell’opera di Burri, si trova nel cuore della Sicilia, esattamente nel luogo dove un tempo sorgeva la città di Gibellina, distrutta da un terribile terremoto. Andiamo alla scoperta dell’anima antica e moderna di Gibellina, proclamata Capitale italiana dell’arte contemporanea per il 2026.
Gibellina Vecchia e Gibellina Nuova: la storia
Quella che appartiene a questo borgo siciliano è un’incredibile storia di resilienza. C’è stata una Gibellina Vecchia appartenente ad un passato non troppo lontano, ora scomparsa, ed una Gibellina Nuova che è ritornata a vivere.
Risale all’Alto Medioevo, quello che fu il borgo antico di Gibellina. Ma la sua storia fatta di tradizioni, lavori agricoli umili e campagne è stata interrotta bruscamente dal terremoto del Belìce del 1968, un evento sismico che nella fredda notte tra il 14 e il 15 gennaio colpì duramente la Valle del Belìce, la vasta area della Sicilia occidentale tra le provincie di Trapani, Agrigento e Palermo.
L’antico borgo, raso al suolo dalla furia del sisma, venne abbandonato per costruire, a circa 11 chilometri di distanza, il centro abitato di Gibellina Nuova, che conta poco più di 3.600 abitanti.
Fu in occasione della sua ricostruzione che, negli anni ‘80, l’ex sindaco Ludovico Corrao decise di chiamare nel borgo diversi architetti e artisti di fama mondiale, per avvicinare all’uomo questo territorio splendido e allo stesso tempo sfortunato. Tra coloro che parteciparono al progetto, si sono viste personalità come Pietro Consagra, Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Mimmo Paladino ed Alberto Burri. Ed è proprio quest’ultimo che ha dato vita a quella che oggi è considerata la più grande opera di land art d’Italia: il Cretto di Burri.
Il Cretto di Burri: l’opera d’arte contemporanea
Il territorio che apparteneva alla città scomparsa di Gibellina Vecchia è stato ricreato sensibilmente attraverso un distesa di cemento bianco: il Cretto di Burri, o Grande Cretto. Attraversando Trapani con la macchina, è impossibile non notare quella collina completamente invasa da un labirinto squadrato di cemento bianco con viuzze spoglie che lo attraversano, in contrasto con i colori vividi della natura circostante. Si tratta in realtà di una delle più importanti e celebri manifestazioni di land art italiana, la corrente artistica contemporanea che vede l’intervento diretto dell’uomo, o meglio di un artista, su un territorio naturale.
Tra gli artisti che risposero alla chiamata per la ricostruzione del borgo ci fu anche Alberto Burri, che però, dopo essersi accorto che ormai il nuovo insediamento era quasi ultimato, decise di fare qualcosa per la memoria del paese distrutto. Scelse quindi di partire dalle macerie del luogo che non esisteva più per realizzare un maestoso e grandissimo cretto bianco, così da preservare per sempre, grazie al cemento, la memoria di Gibellina.
Burri, già noto per i suoi incredibili Cretti (termine che significa proprio “crepa, spaccatura”) realizzati per i musei di Capodimonte e Los Angeles, scelse di realizzarne uno anche qui, ma questa volta su scala ambientale. Prese così forma un rettangolo di circa 270 per 310 metri, che ricopre un’area di 80 mla metri quadri, composto da 122 blocchi di cemento (realizzato con le macerie del borgo distrutto) alti 1,60 metri.
I vicoli bianchi che oggi caratterizzano il cretto siciliano, e che si possono percorrere, ricalcano le strade del centro storico del paese prima del terremoto, come se fossero delle profonde ferite del terreno che nessuno può più dimenticare. L’obiettivo era quello di restituire, proprio attraverso l’arte, la memoria di un’identità dal grandissimo valore culturale e sociale.
I lavori di realizzazione dell’opera di Land art furono interrotti nel 1989 per poi essere ripresi nel maggio del 2015, terminando l’opera voluta dall’artista che scomparve nel 1995.
Cosa vedere a Gibellina Nuova
Non c’è soltanto il Cretto di Burri da ammirare in questo territorio. Anche la cittadina di Gibellina Nuova è un museo d’arte contemporanea a cielo aperto. I numerosi artisti che hanno contribuito alla costruzione del nuovo centro hanno installato diverse opere d’arte e di architettura sperimentale, che ne fanno una meta culturale di rilevanza nazionale e internazionale, tanto che il 31 ottobre 2024 Gibellina è stata proclamata Capitale dell’Arte contemporanea 2026.
Camminare per il centro abitato nuovo è quindi un’esperienza immersiva nella storia e nella cultura di questo territorio, passando dal museo alla nuova chiesa, dalle piazze alle installazioni artistiche.
Il Museo d’arte contemporanea
Sono circa 2 mila le opere d’arte custodite dal Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao di Gibellina Nuova. Nato nel 1980 grazie al contributo di numerosi artisti, offre un percorso museale suggestivo, un viaggio nella storia drammatica della cittadina e nella sua rinascita, ma anche un tuffo nell’arte contemporanea italiana e internazionale dal primo Novecento ad oggi.
É possibile visitarlo dal Martedì alla Domenica, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:00 alle 18:00. L’ingresso ha un costo di 8 euro (ridotto a 4 o 2 euro per determinate categorie di utenti).
La chiesa madre
Un dei gioielli dell’architettura da ammirare a Gibellina è la Chiesa Madre. Posta in cima ad una collina, osserva il paese dall’alto dal 1972 con la sua geometria insolita e suggestiva. Progettato da Ludovico Quaroni e Luisa Anversa, l’edificio è composto da moduli e sottomoduli che lasciano spazio, al centro, ad una enorme sfera liscia di cemento.
La piazza del comune e la torre civica
Il municipio è affacciato a piazza XV gennaio 1968, anch’essa un museo a cielo aperto. Il portico che la circonda ospita ceramiche decorate da Carla Accardi, mentre ai bordi spiccano le sculture di metallo bianco chiamate “La città di Tebe” di Pietro Consagra, la scultura in travertino “Città del sole” di Mimmo Rotella e “La torre” di Alessandro Mendini. Un’opera, quest’ultima, dalle forme insolite e quando è in funzione emette quattro volte al giorno un mix di suoni che rievocano le voci e i rumori caratteristici della vita quotidiana della vecchia Gibellina.
Il sistema delle piazze
Sono anche le piazze a fare da protagoniste nel centro abitato di Gibellina. Viene chiamato “sistema delle piazze”, un insieme di aree recintate da strutture laterali progettate da Franco Purini e Laura Thermes. Del sistema delle piazze fanno parte:
- Piazza Rivolta del 26 giugno 1937;
- Piazza Fasci dei Lavoratori;
- Piazza Monti di Gibellina;
- Piazza Autonomia Siciliana;
- Piazza Passo Portella delle Ginestre.
Le Orestiadi di Gibellina
Non è un caso che Gibellina sia stata proclamata capitale dell’Arte contemporanea per il 2026: dal 1981 qui prendono vita ogni anno, in estate, le Orestiadi. si tratta di un festival internazionale con manifestazioni che vanno dalle rappresentazioni teatrali a quelle musicali, dalla pittura alla scultura, al cinema, e che richiama moltissimi artisti, appassionati e viaggiatori curiosi.
Il biglietto per partecipare al Festival Orestiadi ha un costo di 15 euro (ridotto a 10 per determinate categorie).
Museo delle Trame Mediterranee e la Montagna di Sale
In contrada Salinella, a due passi dal centro cittadino, sorge il Museo delle Trame Mediterranee ospitato nel Baglio Di Stefano. Custodisce e reinterpreta la storia culturale del Mediterraneo con pitture, sculture, scritture, arazzi, gioielli e originali capi di abbigliamento del passato.
Ad aggiungere valore al museo è la “Montagna di Sale”, opera di Mimmo Paladino del 1990 in occasione delle Orestiadi: una grande collina in cemento, pietre e vetroresina, ospita trenta cavalli in legno che sembrano affondare, o riemergere, da questo colle bianco. Un richiamo simbolico alla tragedia che gli abitanti dell’antica Gibellina hanno vissuto.
L’ingresso al Museo delle Trame mediterranee costa 6 euro intero, oppure 4 o 2 euro se si rientra nelle categorie che hanno diritto alla riduzione, come studenti, residenti, bambini.
Porta del Belice
Ad accogliere i visitatori di questa cittadina artistica è la Porta del Belice o Stella d’ingresso al Belice, un’istallazione in acciaio inox realizzata da Pietro Consagra. É alta 26 metri ed è posizionata proprio sulla strada che conduce a Gibellina Nuova, ed è davvero suggestiva.
Dove si trova e come arrivare al Cretto di Burri
La cittadina che ospita il Cretto di Burri si trova nel cuore della Sicilia occidentale, in provincia di Trapani. Per raggiungerla è necessario spostarsi in auto. Dista circa 72 chilometri da Palermo e 82 da Trapani, le due grandi città più vicine. In entrambi i casi, una volta giunti al Comune di Santa Ninfa, si prosegue lungo la SS119 fino a raggiungere il Cretto.
Informazioni utili
Per visitare l’opera di land art di Burri, nella vecchia Gibellina, si può lasciare l’auto al Parcheggio Cretto di Burri segnalato.
Passeggiare tra le le “crepe” dell’opera richiede circa un’ora di tempo, ammirando il paesaggio circostante fatto di campi coltivati, prati e alcune rovine dell’antico borgo ancora esistenti su un’altura a poca distanza. Si può poi raggiungere Gibellina Nuova, in cui perdersi tra le vie alla ricerca di opere d’arte, piazze e monumenti.
Nei dintorni, non può mancare una tappa alle città fantasma di Salaparuta e di Poggioreale, anch’esse segnate dallo stesso destino a causa del terremoto del ‘68.