La portavoce delle ong italiane contro Di Maio: “No al ricatto dei fondi per fermare i migranti”
- Alessandra Fabbretti
- 03/08/2020
- Cooperazione
- a.fabbretti@agenziadire.com
Silvia Stilli (Aoi): "L'Italia tradisce le promesse, ora serve sviluppo" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – “La decisione del ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio di bloccare i fondi alla Tunisia fintanto che Tunisi non fermerà le partenze dei migranti, è una scelta preoccupante, incomprensibile e incoerente rispetto agli impegni assunti dalle nostre istituzioni in questi anni. La Tunisia è un Paese strategico per l’Italia, ma ora attraversa una crisi economica profonda, con un tasso di disoccupazione giovanile al 35 per cento e un Pil a -4,3 per cento. Una situazione peggiorata dall’epidemia di Covid-19. C’è bisogno di un piano strategico condiviso, non di ricatti e strumentalizzazioni”. Lo ha dichiarato all’agenzia Dire Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi).
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Giorni fa, alla luce dei numerosi sbarchi sulle coste italiane di gommoni partiti dalla Tunisia, il titolare della Farnesina ha chiesto al Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo del ministero di “sospendere lo stanziamento da 6,5 milioni di euro alla Tunisia, in attesa di un piano integrato più ampio proposto dalla viceministra Del Re e di un risvolto nella collaborazione che abbiamo chiesto alle autorità tunisine in materia migratoria”. Per Stilli “minacciare di chiudere i rubinetti ai fondi allo sviluppo non può essere una risposta ai problemi che costringono la gente a partire. Al contrario, è un’arma di ricatto che fa emergere che la priorità della cooperazione italiana è la presunta sicurezza delle nostre coste, e non la costruzione di una sicurezza globale che miri a risolvere il sottosviluppo”.
Sfide che, come osserva la responsabile Aoi, negli anni diversi governi italiani si sono impegnati con Tunisi a risolvere: “all’indomani dell’attacco terroristico al museo del Bardo, nel 2015- ricorda Stilli- si promise di intervenire sul grave debito tunisino attraverso un piano strategico che affrontasse non solo le questioni economiche, ma anche sociali. Ma noi ong purtroppo abbiamo assistito a un graduale rallentamento“. La portavoce osserva che mentre spetta alle organizzazioni non governative portare avanti progetti sul piano educativo, sanitario e sull’epowerment delle donne e dei giovani, il nostro governo avrebbe concentrato i propri sforzi “sulle trivellazioni e l’industria estrattiva, rispondendo alle necessità energetiche dell’Italia”, con buona pace “delle promesse di investimenti sulle rinnovabili o la tutela dell’ambiente, che contribuirebbero a rilanciare anche il turismo, tanto importante per l’economia tunisina”. La soluzione, conclude Stilli, “è avviare un dialogo con Tunisi per un piano strategico condiviso. E’ questa la proposta su cui Aoi lavorerà, coinvolgendo i partner tunisini e il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale”. D’altronde, “i 6,5 milioni di euro bloccati sono una miseria: serve un piano più ampio per creare occupazione, che risponda anche ai profondi danni provocati dal coronavirus”.
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