La povertà mestruale è più diffusa di quanto credi, parlare di mestruazioni è il primo passo per combatterla
C’è qualcosa che non tutti conoscono, che ha il sapore metallico del sangue, quello che ogni mese scorre senza considerare chi sei, cosa hai, da dove provieni. Quel sangue scorre e ogni volta per te è una dannazione, perché spesso ti viene addosso come uno stigma, un tabù che stride con i tuoi bisogni, un farsi i conti in tasca a recriminare il tuo status ancora una volta.
Perché quello è, lo status che condanna a non avere, la posizione socio economica che ti mette su un piano piuttosto che su un altro. Due binari distinti, anche quando il tuo sangue è uguale a quello di altr* e le mestruazioni sono la cosa più comune e normale di questo mondo.
Mestruale, da mestruazioni, e povertà, quello status che condanna a non avere. Una punizione, pare, la povertà mestruale che esiste ma si fa finta di niente. Perché è pessima la vita di chi quel niente davvero non ce l’ha, di chi accede a malapena agli acquisti essenziali.
La povertà mestruale è proprio questa e parlarne magari libera da ogni preconcetto.
Perché, sia chiaro, la povertà mestruale non è solo roba da Terzo Mondo (che se pure fosse, il problema dovremmo crearcelo lo stesso), ma anche dei Paesi più “agiati”, quelli in cui lo scarto è dietro l’angolo e la superficialità infinita.
La “period poverty” c’è anche qui, anche tra noi, ed è quella umiliante difficoltà economica di comprare tutto ciò che di “igienico” sia utile alle proprie mestruazioni perché quasi sempre troppo caro. È quella difficoltà anche ad accedere a bagni privati, di prendersi cura di sé, di avere anche già solo salviette e asciugamani. Di lavarsi.
È un dramma silente che ha grandi numeri e nessuno lo sa: se nell’Africa subsahariana, una ragazza su 10 si vede obbligata a saltare la scuola nei giorni delle mestruazioni perché non ha assorbenti o perché non ci sono bagni privati (con il rischio di abbandonare del tutto la possibilità di avere un’istruzione), negli Stati Uniti 1 donna su 4 fatica finanziariamente a decidere tra l’acquisto di prodotti mestruali e pasti.
Un problema trasversale, dunque, che non guarda da dove provieni. Se sei pover*, le mestruazioni sono un problema. Come risolverlo?
Cosa fare per ridurre la povertà mestruale
Se si tratta di scegliere tra elettricità, snack per bambini o assorbenti igienici… Anche quelle 2 sterline, alla fine del mese, sono importanti. Come fai a dire a qualcuno che non hai 2 sterline per i tamponi? Come lo verbalizzi?, raccontava Kerry Wright al The Guardian nel 2017.
Proprio questo è il punto. Secondo il Plan International UK del 2016, su 100 ragazze tra i 14 e i 21 anni, il 15% ha dichiarato di non riuscire ad acquistare gli assorbenti, il 14% ha ammesso di averli chiesti alle amiche perché troppo cari, 1 su 10 di far ricorso ad “assorbenti fai da te” e una su cinque ha preferito prodotti sanitari di scarsa qualità, ma più economici. Il 48%, inoltre, ha rivelato di imbarazzarsi per le proprie mestruazioni, così come il 71% di vergognarsi di comprare prodotti igienici.
Un mix esplosivi di situazioni, quindi, sui quali bisogna agire.
La tampon tax
Volendo considerare solo l’Italia, dal 1° gennaio l’Iva sugli assorbenti femminili (considerati da sempre beni di lusso) è passata dal 22% al 10% in seguito ai provvedimenti previsti nella Legge di Bilancio 2022. Nonostante petizioni ed emendamenti, l’unica piccola conquista è stata poi ottenere l’Iva al 5% su assorbenti compostabili e biodegradabili. Incentiva certo l’acquisto di prodotti con impatto minore sull’ambiente, ma – visto che si tratta si tratta prodotti costosi – possiamo anche affermare che si tratta di un buco nell’acqua.
Intanto non bisogna demordere ed esistono petizioni per ridurre o eliminare le tasse sui prodotti mestruali. La Scozia è stato per esempio il primo Paese europeo a rimuovere questo tipo di tassazione:
Educazione e diffusione
Ci vogliono sensibilizzazione ed educazione in modo da eliminare qualsiasi straccio di tabù. Sono i tabù e lo stigma connessi al ciclo mestruale a rendere vittime delle mestruazioni. Facciamo in modo che se ne discuti sempre di più e chiediamo trattamenti più equi e rispettosi della dignità individuale, anche unendoci a gruppi o facendo donazioni a enti di beneficenza dedicati alla lotta contro la povertà del ciclo.
A tutto ciò va necessariamente aggiunto il bisogno di diffondere detergenti, asciugamani e assorbenti in tutte le strutture in cui ve ne è bisogno, a partite dalle scuole fino ad arrivare ai bagni pubblici, passando per i luoghi di lavoro. Senza dimenticare che nelle aree più povere della Terra tutto ciò è amplificato.
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