La storia vera dietro «The Serpent» su Netflix, ecco chi è Charles Sobhraj
The Serpent, la serie tv crime di Netflix disponibile sulla piattaforma da venerdì 2 aprile, ruota attorno alla vita di Charles Sobhraj, presunto serial killer di giovani idealisti occidentali. Una vita, la sua, già in passato finita sotto i riflettori dell'attenzione mediatica, anche al cinema: tuttavia Sobhraj, nel corso delle lunghe e complesse vicende giudiziarie, non è stato condannato con una sentenza per omicidio – se non colposo, seppure sia stato inseguito da sospetti e mandati di arresto per decenni.
La trasposizione Netflix
Il plot di The Serpent ha voluto ricostruire i fatti, riportando sotto la luce dei riflettori vicende occorse negli anni Settanta quando a Charles Sobhraj era stato appiccicato l'appellativo di «bikini killer» – dall'abbigliamento di qualcuna delle sue presunte vittime – o, appunto, The Serpent, legato alla capacità di eludere l'arresto ed evadere, nonché al modus operandi di adescare e drogare per derubarli saccopelisti e “hippy” occidentali che allora cominciavano ad affollare le rotte dell'Asia meridionale. Sobhraj era solito adescare gli occidentali lungo la cosiddetta «rotta hippy» (hippy trail) tra Thailandia, India, Nepal, in compagnia della canadese Marie-Andrée Leclerc. Gli investigatori e l'Interpol sospettavano che avesse lasciato dietro di sé una scia di sangue, ragione per la quale la serie Netflix racconta i numerosi tentativi di assicurarlo alla giustizia.
L'inizio di una storia criminale
Hatchand Bhaonani Gurumukh Charles Sobhraj è nato il 6 aprile 1944 a Saigon, in Vietnam, che era all'epoca sotto il controllo coloniale francese (e vi rimarrà come tutti sanno fino al 1954). Il padre era un sarto indiano di base a Saigon, la mamma una commessa vietnamita. I genitori divorziarono presto e il piccolo Sobhraj fu adottato dal nuovo compagno della madre, un tenente dell'esercito francese di stanza in Vietnam, di qui la sua nazionalità francese. In seguito agli incarichi del militare, Sobhraj si spostava con la famiglia dall'Indocina coloniale a Parigi e sulla sua fedina penale fu iscritta nel 1963 una condanna per furto con scasso che lo portò nel carcere di Poissy.
Fu probabilmente il carcere che lo indirizzò ai furti, uno dei quali gli portò una nuova condanna. Sobhraj lasciò la Francia nel '70 per evitare l'arresto. Nello stesso anno arrivò a Mumbai in compagnia della fidanzata di allora, una parigina di buona famiglia. In India pare riprese la vita di espedienti e truffe, ma finì di nuovo in custodia con l'accusa di tentata rapina. Ancora fughe per sfuggire alle maglie della giustizia e arresti. Si muove usando passaporti falsi tra l'India settentrionale, l'Afghanistan, il Nepal. È in sostanza un latitante capace di attraversare ogni frontiera. Lo arrestano ad Atene, ma riesce ancora a fuggire. Torna in Estremo Oriente. Usa documenti falsi, abbindola turisti sprovveduti, allaccia una nuova relazione con una turista occidentale fra i molti in cerca di esotismo e fughe, la canadese Marie-Andrée Leclerc. Gli investigatori sospettano abbia commesso il primo omicidio nel '75, la vittima è un'altra occidentale: la vittima del presunto omicidio in questione è un'americana di Seattle trovata annegata nel golfo di Thailandia. Dopo aver trovato un'altra donna morta in costume da bagno, saranno proprio gli investigatori a lanciare il soprannome The Bikini Killer.
Le vicende giudiziarie internazionali
Sobhraj si muove in continuazione, arruola giovani donne occidentali in vari traffici, usa passaporti falsi: dare un'identità al Bikini Killer risulta difficile per gli investigatori – compreso un diplomatico olandese, che cerca la verità sulla fine di due suoi giovani connazionali. Viene arrestato nel '76 a Nuova Delhi dopo che un gruppo di studenti francesi, che lo credevano una guida turistica, ritengono abbia voluto drogarli per derubarli e lo consegnano alla polizia. Due ragazze occidentali sue complici parlano e viene incriminato con l'accusa dell'omicidio di Jean-Luc Solomon, un francese morto dopo esser stato drogato per stordirlo.
Viene condannato, così come la Leclerc, che una volta rilasciata tornerà nel natio Canada continuando a proclamarsi innocente. Tra il '77 e il 1984 Sobhraj rilascia in prigione anche interviste. Al decimo anno di detenzione, organizza un'evasione, la polizia indiana lo ricattura poco dopo a Mumbai. Gli danno altri 10 anni da scontare in India, ma in questo modo non viene estradato in Thailandia dove è ancora pendente una condanna. In India ha scontato 21 anni per furto e omicidio colposo, mentre due sentenze per omicidio vengono meno in appello. Nel 1997, decadute tutte le richieste di estradizione, Sobhray torna in Francia e si stabilisce a Parigi. Nel 2003 un nuovo colpo di scena: visto a Katmandu, è arrestato dalla polizia nepalese che riapre un caso di duplice omicidio di due giovani occidentali risalente al 1975, una giovane americana e il suo compagno canadese. Presunto omicida in un delitto di trenta anni prima, viene condannato nel 2004 all'ergastolo; si appella, sostiene che nemmeno si trovava in Nepal al tempo dei delitti di cui è stato accusato. Un'istanza per il suo caso viene sottoposta anche alla Corte europea per i diritti umani. In Nepal lo strascico giudiziario proseguirà negli anni fino alla Corte Suprema.
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