La torta di mele è “razzista”: il politically correct arriva anche in cucina

Condividi
Tempo di Lettura: 2 minuti

La torta di mele è razzista e il politically correct colpisce ancora. Anzi, a dirla tutta è meglio parlare di cancel culture, un fenomeno che ha già colpito film, libri e serie televisive.

E che adesso arriva in cucina, anzi in pasticceria. La protagonista stavolta è la torta di mele, il dolce preferito dalle nonne e che mai ci saremmo aspettati che finisse al centro di tutta questa polemica.

La torta di mele è razzista: l’analisi del critico gastronomico

Raj Patel ha scritto un articolo in cui ha illustrato tutti i motivi per cui la semplicissima torta di mele sia in realtà un dolce razzista.

Se vi sembrava di averle già viste e sentite tutte tenetevi pronti a ricredervi! Raj Patel è un critico gastronomico e un giornalista che scrive per la rubrica gastronomica del The Guardian.

Il critico attacca la torta di mele accusandola di non essere per nulla americana come vuole apparire. Anzi, il tipo dolce, a volerla dire tutta, sarebbe il simbolo di una storia per cui gli americani non dovrebbero andare fieri.

Le mele, ad esempio, non sono mica nate in America. Il critico afferma infatti che l’ingrediente principale della celebre torta, sia nato inizialmente in Asia Centrale.

E che sia poi arrivato in America con i coloni spagnoli. Per non parlare poi dello zucchero, un altro ingrediente per nulla americano.

Ma arrivato sul suolo statunitense nel 1751 grazie ai gesuiti. Un passaggio, questo, legato al traffico degli schiavi francesi.

Con la conclusione del suo articolo, il giornalista se la rifà anche con il classico panno a quadri rossi che solitamente copre la torta che si raffredda sul davanzale.

Quando Cristoforo Colombo sbarcò nel 1492 in America, i nativi americani indossavano già il cotone. Il cui commercio ha schiavizzato milioni di africani e di indigeni del Nord America.

E a proposito di polemiche: Arrivano le Crocs a spillo, una nuova idea di Balenciaga

L’articolo La torta di mele è “razzista”: il politically correct arriva anche in cucina proviene da Filosofia Spicciola.

Loading

Lascia un commento