La vendetta del Covid: tanti assenti, a Montecitorio manca il numero legale

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L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

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ROMA – Il ministro della Salute, Roberto Speranza, era venuto alla Camera dei Deputati per chiedere il via libera al prolungamento dello stato di emergenza anti covid fino al prossimo 31 gennaio. Ma giunti al momento del voto è mancato il numero legale per approvare la decisione proprio per colpa del virus. Infatti ben 31 deputati della maggioranza erano assenti perché o risultati positivi al tampone o in quarantena nelle rispettive abitazioni. L’opposizione del centrodestra ha preso la palla al volo ed uscendo dall’aula ha fatto registrare lo stallo. Corsa affannosa, dopo un’ora nuova votazione con tutti quelli che è stato possibile recuperare ma alla fine ne sono mancati ancora 8 per raggiungere il numero legale. Se ne riparlerà domani. Per il centrodestra quanto accaduto è il segnale che c’è una divisione dentro la maggioranza di Governo e ha chiesto al presidente del Consiglio di venire in aula. Per le forze di maggioranza, al contrario, al massimo c’è stata sciatteria e un mancato controllo, non c’è nessun problema perché visti i risultati vittoriosi della tornata elettorale adesso l’alleanza è rafforzata. Resta la brutta figura, proprio nel momento in cui si doveva decidere su una misura importante che riguarderà la vita e la quotidianità di tutti i cittadini.
Altro tema caldo della giornata, la ricerca nel centrosinistra del candidato alla carica di Sindaco di Roma. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, più volte è intervenuto per sollecitare i Dem dopo la ricandidatura a titolo personale della sindaca uscente Virginia Raggi. Vero che David Sassoli, ora presidente del Parlamento europeo, ha più volte detto no, ma tra i Dem qualcuno spera ancora in un suo ripensamento. “Sarebbe la scelta vincente – spiega una fonte autorevole del Pd- ben visto anche dal mondo della Chiesa, potrebbe benissimo gestire la Capitale per il Giubileo del 2025. Al momento- continua il Dem- sono in corsa candidati troppo deboli, poco conosciuti dai cittadini. Così rischiamo che fatte le primarie tra i sette nani alla fine ci ritroveremo sicuramente contro anche Carlo Calenda, con il serio rischio di dividere l’elettorato di centrosinistra e di mandare la Raggi, anche se prenderà un misero bottino, comunque al ballottaggio con il centrodestra. E per noi a quel punto saranno guai seri”. Altra strategia, che corre sotto traccia, è di rinsaldare l’alleanza tra Pd e M5S, blindando un candidato Dem al Comune di Roma e costruire una candidatura comune targata M5S per la presidenza della Regione Lazio.

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