Lasciati senza acqua e senza possibilità di raggiungere i pozzi: così i Navajo rischiano di scomparire per sempre
Non c’è acqua e bisogna fare parecchi chilometri per trovarla, il che rende complicato eseguire anche il miglior metodo di prevenzione del coronavirus: il lavaggio frequente delle mani. Una comunità sempre più sotto attacco, quella dei Navajo che rischia di essere spazzata via dal virus.
Ne avevamo già parlato, con oltre 4mila casi, la Navajo Nation ha superato per numeri di contagi sia New York che il New Jersey. Ci sono stati dei picchi incredibili e per i nativi americani stanziati nell’Arizona settentrionale e in parte dei territori dello Utah e del Nuovo Messico che non hanno né difese immunitarie sufficienti, né strutture ospedaliere in grado di fronteggiare l’emergenza Covid-19.
Ma non solo, c’è un problema idrico che in questo particolare momento, pesa come un macigno. La Navajo Nation occupa quasi 30mila miglia quadrate, un territorio bellissimo, ma sterile di risorse. Così, mentre i funzionari esortano a lavarsi spesso le mani e curare l’igiene personale, qui l’acqua è un lusso: in oltre un terzo delle case, i rubinetti sono a secco. Bisogna percorrere chilometri su chilometri per arrivare a una fonte e poi trasportare l’acqua con i secchi. Il che è diventato impossibile con il lockdown.
Secondo un sondaggio fatto dalla DigDeep insieme alla US Water Alliance, sono due milioni le persone che soffrono per la mancanza di acqua, in alcune case non ci sono neanche gli impianti idraulici.
“Davvero terrificante ed è un problema che va a peggiorare, invece di essere risolto”, spiega George McGraw, fondatore di DigDeep.
I Navajo, ovvero i nativi americani non hanno difese immunitarie sufficienti e sono molto vulnerabili. La settantatréenne Hattie Avery è una di loro e vive in una zona dove c’è una forte espansione di carbone.
“A volte l’acqua scorre, ma è marrone, quindi sai che non è sicura. Mi spezza davvero il cuore pensare che siamo così trascurati, visto che siamo cittadini fedeli e rispettosi della legge”.
Le comunità indigene durante questa pandemia sono state, infatti, completamente abbandonate. “Non contiamo abbastanza, ci hanno da tempo dimenticato”, dice ancora.
L’acqua è un diritto e nel paese più ricco del mondo, non dovrebbe essere negata. “Non dovrei essere cacciata da un posto che amato tutta la mia vita”, ha detto Avery. “So che non c’è molto qui, non abbiamo nulla da offrire, ma è casa”.
La sua storia non è un caso isolato, anche la famiglia di Tori Satow, che vive a Keystone con la figlia di due anni, Iris Rose, vive lo stesso dramma. Proprio il mese scorso sono rimasti senza acqua corrente per più di una settimana.
“L’estate scorsa ho dovuto riempire i secchi, scaldarli e metterli nella vasca da bagno, non posso permettere che mia figlia stia senza una doccia”, spiega Satow. La sua fonte d’acqua più affidabile è quella di una miniera abbandonata, ma la situazione è così terribile che spesso si finisce per recuperare acqua non sicura.
Al West Virginia’s State Capitol, i politici locali, come il delegato Ed Evans, sanno che l’acqua è un problema. Ma sembra esserci poca volontà politica per risolverlo. “Dovremmo scrivere leggi che garantiscano la disponibilità di denaro per implementare i sistemi idrici in tutta la Virginia occidentale”, dice Evans.
Questo permetterebbe di evitare di fare affidamento su acqua immagazzinata in serbatoi sotterranei, risultati positivi a sostanze chimiche pericolose. Una Navajo, Mayra Carrillo prende la sua acqua da quei pozzi contaminati.
“Meritiamo di vivere così? Siamo considerati spazzatura. Noi meritiamo l’acqua pulita, non siamo invisibili”.
Fonte: CBS News
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