Le donne? Lavorano gratis tre ore al giorno
- Annalisa Ramundo
- 20/05/2020
- Donne, Lavoro
- a.ramundo@agenziadire.com
L'associazione Fuori Quota: "Bisogna ripartire dalla valutazione dell'impatto di genere" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – La crisi da Covid-19 colpisce più duramente le donne. Per questo Fuori Quota, associazione di oltre 200 donne influenti che hanno l’obiettivo di promuovere l’empowerment e la leadership femminile per raggiungere la parità di genere, pone l’accento sull’urgenza di introdurre la valutazione di impatto di genere ex ante ed ex post, cogliendo l’occasione di utilizzarlo come strumento di monitoraggio degli effetti delle misure di intervento messe in campo dal Governo in questa crisi, per poi renderlo strutturale.
In questa direzione va l’impegno delle senatrici Donatella Conzatti e Valeria Fedeli, a partire dalla mozione di maggioranza su parità di genere e sostegno alle lavoratrici approvata la scorsa settimana a Palazzo Madama, e della deputata Cristina Rossello, che stamattina hanno partecipato al webinar promosso sul tema da Fuori Quota con la presidente, Maurizia Iachino, la vicepresidente Alessia Mosca e il direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta.
Se le lavoratrici sono in prima linea nella gestione della crisi sanitaria, con “il 50% dei medici, i 2/3 della forza lavoro nel settore sanitario e circa l’80-90% di quella impiegata nell’assistenza alla persona, in particolare agli anziani”, sottolinea Scarpetta, è anche vero che sono proprio le donne a svolgere “una parte significativa del lavoro non retribuito”.
Si calcola che le donne dei Paesi Ocse svolgano ogni giorno “due ore di lavoro non retribuito, che in Italia salgono a tre”, fa sapere il direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse, che ricorda pure come l’occupazione femminile si concentri nei settori più colpiti dalla crisi economica, come commercio al dettaglio, turismo e ristorazione. Da tenere in considerazione, poi, anche l’aumento della violenza domestica.
Per monitorare l’impatto sulla popolazione femminile delle misure di sostegno al reddito e al lavoro messe in campo nei Paesi Ocse, occorre elaborare una valutazione dell’impatto di genere “in maniera sistematica, in una fase di definizione delle misure di intervento”, seguita da una valutazione ex post. Fondamentale, per Scarpetta, la raccolta dati “da fare in modo che le analisi siano scomposte per sesso” e che “la legislazione e la regolamentazione riflettano la differenziazione di genere”, evitando “che sia un qualcosa di formale”. A fare scuola nel mondo sono Canada e Islanda, che hanno fatto di questo strumento “uno dei pilastri fondamentali per la politica economica a tutti i livelli”.
“Se non ora quando noi riusciamo a cambiare i paradigmi per la ripresa”, interviene la senatrice Fedeli, che insiste sulla necessità di trasformare la mozione approvata a Palazzo Madama in “atto politico” e di istituire “adesso l’Osservatorio per la valutazione di impatto di genere ex ante e ex post alla Presidenza del Consiglio”, rendendolo “strutturale. Ho anche avanzato la richiesta di incontrare l’Ufficio impatto del Senato- aggiunge- per chiedere che si doti di strumenti di valutazione dell’impatto di genere ex ante delle leggi. Non può succedere che restiamo appese con una mozione votata e nulla che si realizza di quella mozione”.
Fondamentale, in questo senso, per Conzatti è il coinvolgimento degli uomini, che al momento della discussione della mozione “non ha fatto registrare una compartecipazione”, oltre alla creazione di una Commissione permanente su diritti delle donne e parità di genere “che se ne occupi costantemente e sia cinghia di trasmissione con il ministero e il dipartimento delle Pari Opportunità e con gli altri ministeri per colmare il gap che sta frenando l’Italia”.
Con la valutazione dell’impatto di genere “si può correggere una legge che nel percorso può creare effetti gravi per le diseguaglianze“, sottolinea la deputata Rossello, che ricorda i dati di uno studio condotto dall’Osservatorio di Progetto Donne e futuro secondo cui le donne italiane più colpite dalla crisi che stiamo vivendo “sono del Sud, hanno sotto i 35 anni, contratti determinati, part time o lavorano in nero”. A partire da questi elementi si possono “mettere a sistema dei correttivi”.
Sul tema Fuori Quota annuncia l’organizzazione di ulteriori webinar “con l’impegno che ognuna di noi porti un uomo”, conclude la presidente Iachino.
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