Leopoldo II di Belgio, l’Hitler belga che ha ridotto milioni di africani in schiavitù, mutilandoli e abusandoli

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Ancora qualche mese prima di sapere cosa ne sarà delle statue del re belga Leopoldo II a Bruxelles, sul trono dal dicembre 1865 al dicembre 1909. Il movimento Black Live Matters e le proteste del 2020 hanno acceso i riflettori sul passato coloniale durante il regno di questo monarca.

Le statue che lo ritraggono sono state tirate giù o coperte di vernice rossa per via del terrore e delle crudeltà perpetrate in terra africana. Un sentimento di orrore talmente forte da far nascere una commissione di esperti per la decolonizzazione degli spazi pubblici a Bruxelles, voluta dal Sottosegretario di Stato per il Patrimonio e l’Urbanistica, Pascal Smet.

Un re avido

Il sovrano belga covava mire espansionistiche tanto da cercare terre da colonizzare un po’ ovunque, dall’Argentina alle Filippine prima di posare gli occhi sul Congo. Nel 1876 patrocinò la Conferenza di geografia di Bruxelles, per lo studio dell’Africa orientale, e l’anno dopo fondò l’Associazione internazionale africana.

Invitò una sua vecchia conoscenza, il giornalista americano Henry Morton Stanley, in una spedizione verso il basso Congo. Qui fondò Léopoldville, istituì degli avamposti e stipulò con metodi poco ortodossi dei contratti con i residenti che, in realtà, cedettero le loro terre a un re straniero che mai mise piede in Africa.

Una terra da depredare

Vennero delimitati i confini artificiali di un territorio riconosciuto nel 1895 come lo “Stato indipendente del Congo”, in occasione della Conferenza di Berlino quando al Belgio venne “affidato” il Congo sotto l’egemonia di Re Leopoldo.

Iniziò un periodo di grandi ricchezze per la corona belga e per l’apparato di imprenditori, mercanti e evangelisti che arrivarono in quella terra lontana. Parliamo di sfruttamento intensivo di materie come caucciù, caffè, minerali e anche dell’uccisione di 220.000 elefanti per prenderne le zanne d’avorio. Il tutto perpetrato con violenza inaudita.

Un re colpevole di genocidio

I congolesi divennero schiavi nella loro terra: vivevano reclusi in villaggi dai quali non potevano uscire, controllati a vista dalle milizie. Erano obbligati a lavorare anche 16 ore al giorno e pagare dazi altissimi per l’uso, ad esempio, delle spezie.

Donne e bambini erano usati come “armi” affinché la produzione non calasse: se questo avveniva i lavoratori venivano mutilati negli arti, le donne abusate, i bambini rapiti e istradati alla vita militare. Per non parlare delle infezioni e delle malattie introdotte dai colonizzatori che contribuirono a decimare la popolazione.

Foto di bimbi congolesi mutilati

Immagine di pubblico dominio

Gli studiosi parlano anche di genocidio: è stato calcolato il costo delle vite per quella mira espansionistica in 10 milioni di congolesi morti di stenti, per violenze o di lavoro. Anche per questo Re Leopoldo viene spesso definito come un antesignano di Hitler.

La comunità internazionale

In una società di inizio ‘900 in cui le mire imperialistiche erano perseguite da molti Paesi, quanto avveniva in Congo era cosa nota tra le cancellerie internazionali. Alcuni scrittori iniziarono però a denunciare la brutalità belga. Come il professore belga Félicien Cattier:

Leopoldo II […] Ha disposto lui l’organizzazione della giustizia, dell’esercito e del regime industriale e commerciale. Potrebbe affermare, con maggiore autenticità di Luigi XIV, “Lo stato sono io”.

Mark Twain nel Soliloquio di re Leopoldo del 1905 scrisse:

se il sangue innocente sparso in Congo fosse messo in secchi, e i secchi collocati l’uno accanto all’altro, la fila si estenderebbe per duemila miglia.

E ancora Arthur Conan Doyle, papà di Sherlock Holmes, nel libro Il crimine del Congo del 1909:

In Inghilterra siamo in molti a considerare il crimine commesso in Congo da re Leopoldo […] come il più grande mai conosciuto.

Decolonizzazione di Bruxelles

Il passato resta e va studiato affinché non si ripeta. Di certo occorre trovare un equilibrio tra la sensibilità e ciò che, purtroppo, non si può cancellare e che ha lasciato tracce indelebili.

Il report di 256 pagine stilato del gruppo di lavoro voluto da Smet ha elaborato delle raccomandazioni per la “decolonizzare” dello spazio pubblico di Bruxelles con l’istituzione di giornate commemorative per le vittime della colonizzazione e l’apertura di un museo sul passato coloniale.

Per quanto riguarda le statue di Leopoldo II, e altre legate a quel periodo, sono state proposte due soluzioni: fonderle per realizzarne di nuove dedicate a quanti morirono durante il regno del monarca tra il 1885 e il 1908; oppure creare un parco dove ospitare monumenti e statue del passato coloniale belga compressa quella di Leopoldo II.

La decisione arriverà nel settembre 2022.

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Fonti: Treccani/Brussel for people

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