Letizia Battaglia, carmera ardente al Palazzo delle Aquile, la figlia: “Lucida e attiva fino alla fine”

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Dalle 12 di oggi, giovedì 14 aprile, sarà allestita, nell’atrio di Palazzo delle Aquile, a Palermo, la camera ardente di Letizia Battaglia, la fotoreporter siciliana morta ieri sera all’età di 87 anni. Lo ha deciso il sindaco Leoluca Orlando, di concerto con i familiari della fotoreporter ed ex assessore comunale. L’ingresso del pubblico sarà disciplinato secondo le direttive in materia sanitaria legate al Covid-19.

Nell’atrio del palazzo è stata collocata una gigantografia della foto in cui compare il celebre scatto della bambina con il pallone, che risale al 1980.

Il racconto della figlia Patrizia Stagnitta

La figlia, Patrizia Stagnitta, ha raccontato che la madre “è stata lucida e attiva fino alla fine”. “Mia madre – ha detto – non si fermava mai. Malgrado le sofferenze della malattia e le difficoltà di movimento continuava ad avere tanti contatti, a partecipare a incontri anche all’estero e ad affrontare perfino lunghi viaggi. Proprio la settimana scorsa era andata a Orvieto per partecipare a un workshop. La grande voglia di vivere non le era mai passata”.

Negli ultimi tempi, Letizia Battaglia costretta a usare la sedia a rotelle. “Ma questo non le impediva di prendere un aereo e rispondere alle tante chiamate e ai tanti inviti che continuava a ricevere”.

Fino a ieri mattina Letizia Battaglia era lucida e presente. Poi c’à stato un improvviso peggioramento delle condizioni. “È accaduto tutto all’improvviso tanto che non ci ha dato il tempo di capire che se ne stava andando”.

Il ricordo di don Ciotti

“L’immagine parla. E quando eè immagine autentica – colta da un occhio affamato di conoscenza e aperto allo stupore – lo fa in maniera inequivocabile, con un linguaggio diretto che traduce l’emozione in domanda e la domanda in azione. Per questo dobbiamo essere profondamente grati a Letizia Battaglia. Le sue fotografie non si sono limitate a ‘documentare’ fatti: hanno espresso il loro lato oscuro, urticante. A volte l’orrore, penso ovviamente alle foto dei delitti di mafia, altre volte le mute speranze di volti segnati dall’impegno e dal desiderio di vita”.

Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera e gruppo Abele. “Senza Letizia e le sue fotografie che hanno impedito di volgere altrove lo sguardo, la storia di Palermo, della Sicilia, ma anche del nostro Paese sarebbero più povere e incomplete – ha aggiunto  – Il modo migliore di ricordarla è allora procedere ancora più determinati in quel cammino che ci allontana per sempre dai fatti di morte e sempre più ci avvicina a quelli di vita. Nel segno di una persona generosa e mai conforme, che ha ‘allargato l’obiettivo’ all’impegno sociale e politico incontrando persone e realtà in ogni parte d’Italia, testimone di quell’inesausta sete di verita’ che rende la vita umana degna d’essere vissuta. Ciao Letizia”.

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