L’Italia s’è Rutte, e il commercialista della Lega indagato tenta la fuga in Brasile

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L'editoriale del direttore Nico Perrone per DireOggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Dopo la partita contro Benetton per Autostrade, finita uno a zero per il Governo, il presidente del Consiglio si prepara ad un altro scontro, quello con i quattro Paesi europei che stanno bloccando le risorse che servono all’Italia per rimettere in piedi il sistema socio-economico collassato per il coronavirus. Nel fine settimana è previsto il vertice europeo con gli altri leader di Governo e lì Conte dovrà vedersela con il capo banda: Mark Rutte, primo ministro olandese.

È lui il vero problema dell’Italia – spiega un big del M5S che segue la vicenda da Bruxelles- il fatto è che Rutte è già in campagna elettorale; il suo avversario ha visto crescere i consensi sputando veleno contro l’Italia… e così Rutte per recuperare ha cominciato pure lui ad attaccarci. Non penso che sarà questa la riunione decisiva, bisognerà aspettare la prossima a fine luglio, cercando intanto qualcosa da dare all’Olanda”.

Sul versante nazionale, la notizia clamorosa è la tentata fuga in Brasile di uno dei commercialisti vicini alla Lega, fermato dalla Guardia di Finanza, già indagati per una compravendita ‘gonfiata’ di un immobile della Regione Lombardia. “Si vede che era l’anello debole della catena, ha perso la testa e tentato di scappare– dice un esponente della Lega Lombardia- qui tutti stanno zitti, ma sta arrivando una tempesta giudiziaria, già la prossima settimana ci aspettiamo molti avvisi e indagati per la gestione dell’epidemia”.

Per quanto riguarda la politica nazionale siamo alle solite: oggi si doveva discutere la riforma della legge elettorale, riunione slittata alla prossima settimana. Al centro la battaglia di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che prima ha firmato l’accordo su un sistema proporzionale con sbarramento al 5% e poi se lo è rimangiato quando ha visto i sondaggi che lo inchiodano tra il 2 e il 3%.

“Renzi cercherà tutte le sponde possibili per abbassare lo sbarramento, magari al 3% – dice un Dem che segue la partita- il Pd resta fermo sul 5% sapendo che può contare su tutte le altre forze politiche, che sono sopra la soglia e che hanno interesse a spazzare via altri competitor”. Alla fine, vedrete, l’accordo arriverà sullo sbarramento al 4%.

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