Lo spostamento di un gigantesco iceberg visto dai satelliti: ha percorso più di mille chilometri in tre anni
Un enorme lastra di ghiaccio è alla deriva, dopo essersi staccata dalla piattaforma Larsen C nel 2017. Un colosso che oggi, a distanza di tre anni, ha raggiunto l’Atlantico meridionale a circa 1050 km dalla sua città natale. A monitorarlo sono i satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea.
Era il 12 luglio 2017 quando il colossale iceberg si staccò dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C in Antartide. E’ uno dei più grande iceberg di sempre, con una superficie di circa 5.800 kmq.
Oggi questa montagna di ghiaccio è sotto osservazione anche dallo spazio e ha quasi raggiunto le Isole Orcadi del Sud, a circa 1050 km dalla sua posizione originaria.
Enorme iceberg grande quanto la Liguria si stacca dalla piattaforma Larsen C
Quando l’iceberg A-68 iniziò il suo viaggio, era circa il doppio del Lussemburgo e uno dei più grandi mai registrati. La sua caduta cambiò per sempre il profilo della penisola antartica. Nonostante la sua area, ha uno spessore abbastanza ristretto, pari a circa 200 metri.
Ora in balia delle correnti marine, potrebbe frantumarsi ulteriormente. Negli ultimi tre anni, le missioni satellitari come Copernicus Sentinel-1 dell’Esa hanno sorvegliato l’iceberg mentre si spostava nell’Oceano Antartico. Per i primi due anni, esso è rimasto vicino alla calotta glaciale originaria, ostacolato dal ghiaccio marino.
Iceberg grande quanto la Liguria naviga a gran velocità, si era staccato dall’Antartide
Ma in seguito ha perso vari pezzi di ghiaccio, dando vita ad altri iceberg più piccoli. Proprio in questi giorni, l’Agenzia spaziale europea ha pubblicato una sua immagine nell’Oceano Atlantico meridionale, scattata il 5 luglio scorso dalla missione radar Copernicus Sentinel-1.
L’immagine che vedete in copertina mostra l’iceberg pochi giorni prima del suo terzo “compleanno”.
Qui invece la foto di A-68 scattata a febbraio 2020.
©Esa
Purtroppo quest’imponente lastrone si sta spostando molto velocemente. Nell’ultimo anno, il suo ritmo di deriva è aumentato molto come mostra anche la mappa dell’Esa:
©Esa
Un motivo in più per tenerlo sotto controllo visto che si sta avvicinando sempre di più alle estremità meridionali dell’America e dell’Africa.
Fonti di riferimento: Esa
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