Luca Parmitano dopo ‘Beyond’: “Salviamo la Terra, adesso”

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“Una storia mai raccontata è come se non fosse mai avvenuta”: parola di Luca Parmitano, astronauta italiano in forze all’Agenzia spaziale europea (Esa), rientrato sulla Terra lo scorso 6 febbraio dopo aver trascorso 201 giorni in orbita con la missione ‘Beyond’. Una missione da record. Parmitano, classe 1976, siciliano di Paternò, colonnello dell’Aeronautica militare, è stato il primo italiano a diventare comandante sulla Stazione spaziale internazionale e a condurre da leader un’attività extra-veicolare, il primo a lavorare alla riparazione di uno strumento (lo spettrometro Ams 02) non progettato per interventi nello Spazio. Durante la missione Beyond, Parmitano ha viaggiato per 136 milioni di chilometri, compiendo, a bordo della Stazione, 3.216 orbite. Considerando anche la missione di lunga durata dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) ‘Volare’, di cui Parmitano fu protagonista nel 2013, l’astronauta ha trascorso in orbita 367 giorni.

Dell’esperienza nello Spazio Parmitano vuole raccontare tanto, tutto quello che può essere utile a migliorare la vita sulla Terra. Dopo l’atterraggio in Kazakhstan, il trasferimento nel centro Esa di Colonia, in Germania, da cui ha tenuto una conferenza stampa che segna i capisaldi del suo insegnamento ‘extraterrestre’. Tra il pubblico, ad ascoltarlo, anche l’astronauta Samantha Cristoforetti.

“Quello che resterà della Stazione spaziale internazionale è la sensazione che quando abbiamo grandi ideali, grandi obiettivi, è possibile unire la gente. Quando la unisci in un grande sogno, in un grande obiettivo, puoi realizzare grandi cose”, ha detto Parmitano.

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L’obiettivo più prossimo è quello di tutelare la Terra dai cambiamenti climatici, intervenendo sui comportamenti dell’Uomo. Un tema, questo, che sta molto a cuore a Parmitano. Guardare la Terra dalla ‘cupola’ della Stazione spaziale internazionale ha rafforzato le sue convinzioni.

Le nuvole sono il respiro, si muove il respiro delle nuvole con il vento; l’acqua dei fiumi, dei laghi e degli oceani è il sangue. Da 400 chilometri vediamo questi movimenti. Ne vediamo la fragilità. La bellezza della Natura che si ribella nella sua capacità devastante di farci sentire piccoli può far paura. Nei sette mesi in orbita abbiamo assistito ad uragani di intensità mai vista prima- ricorda Parmitano-. Abbiamo visti gli effetti di uragani e allagamenti su Bahamas e Porto Rico, fuochi bruciare nelle foreste amazzoniche, in Africa, in Australia. Ho iniziato a fotografare gli incendi in Australia a settembre, a gennaio se ne continua a a parlare. Un intero continente color rosso, visibile per centinaia di chilometri, forse migliaia. Questa fragilità così evidente ha l’effetto di farci pensare a quale è l’elemento più fragile. La cosa più fragile siamo noi. La vita continuerà ben oltre la capacità dell’uomo di sopravvivere ai danni che sta facendo. La vita continuerà. Ma non è detto che ci sia l’uomo. Se vogliamo fare qualcosa è il momento di agire”.

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Luca Parmitano trascorrerà alcune settimane di ‘riabilitazione’ alla vita sulla Terra a Colonia. Ci vorrà ancora qualche giorno perché possa tornare a sentirsi a suo agio con la gravità, mentre potrebbe servire anche un mese e mezzo prime che possa tornare a camminare e ad allenarsi senza disagi. Nel frattempo il lavoro scientifico continua. Non solo vengono analizzati a Terra i dati degli esperimenti effettuati durante la missione Beyond, ma è il corpo stesso degli astronauti ad essere un esperimento a sua volta, tenuto sotto stretta osservazione.

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