L’Unione europea sospende i finanziamenti al progetto del WWF, collegato agli abusi contro i Pigmei Baka
Una disputa che dura ormai da anni, quella tra Survival International e il WWF. Quest’ultimo accusato di sostenere e finanziari ranger che hanno usato ripetutamente e costantemente violenza contro i “Pigmei”. Si parla di percosse, torture, abusi sessuali, arresti arbitrari e persino uccisioni. La vicenda ora ha preso una piega storica: l’Unione europea ha sospeso i suoi finanziamenti alla creazione di un’area protetta nel bacino del Congo.
La decisione è arrivata a seguito di diverse indagini che hanno confermato l’esistenza del persistente schema di abusi. Survival International aveva incontrato il team della Commissione europea incaricata del progetto nel febbraio 2020, denunciando il fatto che non avesse mai avuto il consenso della popolazione locale, e che far avanzare il progetto fosse quindi contrario ai suoi impegni.
“La sospensione del sostegno dell’UE al progetto non ha precedenti ed è una grande vittoria per i Baka, che hanno sempre resistito al programma, e per i sostenitori di Survival, che hanno lottato insieme ai Baka stessi per la cancellazione del progetto”, esulta l’associazione che protegge gli indigeni.
Abitanti locali con un cartello che dice “No al parco”. © Survival
“I Baka vivono in quella terra da tempo immemorabile” ha dichiarato oggi Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival #DecolonizeConservation, per un muovo modello di conservazione. “Non hanno mai accettato di cedere nessuna parte del territorio al progetto WWF, ma per anni sono stati comunque esclusi dall’area e minacciati dall’utilizzarla”.
Per ora nessuna replica da parte del WWF, che nel 2014 aveva definito “strumentali” le accuse:
“Il WWF ha il sospetto che si stiano strumentalizzando gli interessi dei Baka per attaccare il WWF e le organizzazioni partner che stanno lavorando sul territorio per proteggere i Baka in Camerun. Survival International deve concretamente avviare la sua inchiesta e lavorare per ottenere un risultato efficace, cosa che non sta accadendo vista la loro reticenza a condividere le informazioni o collaborare”.
Sono passati ben sei anni. I Baka dichiarano di aver continuato a subire abusi. E ora anche l’Unione Europea ha creduto loro. Nel frattempo si attendono i risultati delle Nazioni Unite, che aveva inviato i suoi commissari per un’indagine formale.
Fonti: Survival International/ WWF
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