Medici senza frontiere corre in aiuto dei Navajo, abbandonati dal Governo in balia del Covid19

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Medici senza frontiere a sostegno della Nazione Navajo Presente in molte zone del mondo funestate da conflitti internazionali, MSF è sbarcata per la prima volta anche negli Usa in aiuto delle popolazioni indigene, seriamente a rischio a causa del coronavirus e quasi dimenticate dal Governo centrale.

Una squadra formata da 9 persone è stata inviata presso la Nazione Navajo per prestare cure mediche alle popolazioni indigene, duramente colpite dal Covid-19. Il team è composto da 2 medici, 3 infermiere e ostetriche, uno specialista in servizi igienico-sanitari, due logisti e un promotore sanitario specializzato nell’educazione alla salute della comunità.

Jean Stowell, a capo del team di MSF che si occupa dell’emergenza coronavirus negli Usa, ha spiegato a CBS News che la situazione dei Navajo

“ha un particolare profilo di rischio. Situazionalmente, le comunità di nativi americani hanno un rischio molto più elevato di complicazioni da COVID-19 e anche di diffusione nella comunità perché non hanno accesso alla varietà di elementi che rendono possibile l’autoisolamento. Non puoi aspettarti che le persone si isolino se devono spostarsi 100 miglia per procurarsi cibo e acqua”.

Ad oggi la Navajo Nation ospita circa 170.000 persone. Si tratta di una riserva indigena situata a cavallo degli Stati dell’Arizona, Nuovo Messico e Utah, nel sud-ovest degli Stati Uniti. Qui attualmente sono stati registrati 3.204 casi di coronavirus e 102 vittime, il numero più elevato rispetto a qualsiasi altro stato d’America in relazione alla popolazione. All’inizio di maggio, la regione ha mostrato un tasso di mortalità per coronavirus più elevato rispetto a quello degli altri stati. Il timore è che il Covid-19 possa letteralmente spazzare via la popolazione.

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A causa della carenza di personale infermieristico e medico specializzato, gli ammalati più critici devono essere trasportati in aereo negli ospedali. Inoltre, i Navajo hanno un alto tasso di diabete e ipertensione. Ciò li rende ancora più a rischio.

Alcune tribù hanno adottato misure drastiche, chiudendo i loro confini e adottando rigorose misure di autoisolamento per mantenere il virus al di fuori delle loro comunità. Ma non basta. Il fatto che la Navajo Nation sia un vero e proprio “deserto alimentare” dipendente dal governo degli Stati Uniti, ha aggravato la situazione. Inoltre, si stima che un residente su 3 non abbia accesso all’acqua corrente. E il tutto nell’indifferenza delle istituzioni che non inviano loro neanche il materiale sanitario necessario.

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Il team di Medici senza frontiere ha attualmente in programma di rimanere nella nazione Navajo fino alla fine di giugno, ma l’incarico potrebbe essere prorogato se servirà assistenza anche più a lungo.

Gli anziani della Navajo Nation sono le persone più a rischio a causa della loro età e la loro cura è fondamentale perché essi hanno il compito di tramandare e preservare la lingua e la cultura della tribù.

“Ho paura per le nostre lingue, la nostra cultura, la nostra gente”, ha detto la dott.ssa Michelle Tom, in un documentario andato in onda su CBS News. “So che sta accadendo in tutto il mondo. Lo capisco. Il mio tempo è limitato su questa Terra ma il nostro linguaggio e le nostre culture possono continuare a vivere per sempre, finché ci sono Persone navajo. È questo quello che mi spaventa di più”.

La speranza è che la pandemia possa essere contenuta anche nella Riserva Navajo e che il ricco patrimonio culturale e umano possa essere tutelato dalla minaccia coronavirus.

Attualmente è in corso una raccolta fondi su Gofundme.com a questo indirizzo per sostenere i nativi americani.

Fonti di riferimento: Nndoh.navajo, NewMexico.org, Cbsnews

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