Mini foreste urbane ispirate al metodo giapponese Miyawaki stanno spuntando in tutta Europa per favorire la biodiversità
Nel corso degli ultimi anni, usando i metodi del botanico più famoso del Giappone, Akira Miyawaki, stanno nascendo un po’ in tutta Europa minuscole ma fitte foreste come parte di un movimento volto a ripristinare la biodiversità e combattere la crisi climatica.
Vi avevamo già parlato del metodo di Miyawaki che prevede di sfruttare piccoli spazi urbani per realizzare mini foreste, produttive e utili per salvaguardare la biodiversità, proprio come fanno le grande aree selvagge del mondo. In questo caso però si utilizzano piccole aree situate nei cortili delle scuole, lungo le strade o persino in giardini privati.
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L’idea del botanico giapponese è sostanzialmente quella di riempire in maniera molto fitta le zone prescelte con piante autoctone in modo da creare un piccolo ecosistema funzionale in grado di ripristinare il suolo, proteggere risorse come l’acqua e la qualità dell’aria e agire come un “hotspot” di biodiversità.
I sostenitori del metodo Miyawaki affermano che le foreste in miniatura crescono 10 volte più velocemente, diventano 30 volte più fitte e hanno un livello di biodiversità 100 volte maggiore rispetto a quelle piantate con metodi più convenzionali.
Akira Miyawaki era il botanico che nel 1970 osservò che gli alberi intorno ai santuari shintoisti e buddisti del Giappone tendevano a essere specie autoctone, ben adattate al suolo e al clima delle isole giapponesi. In seguito ha scoperto che solo lo 0,06% delle foreste giapponesi contemporanee erano davvero foreste indigene, mentre tutto il resto era popolato da specie di alberi non nativi o era stato piantato con modi innaturali.
Grazie alle sue osservazioni e ai suoi studi, ha aperto la strada a un sistema utile a ripristinare le foreste indigene su terreni degradati o deforestati, ideando il cosiddetto metodo Miyawaki. Usando questa formula, ha creato oltre 1.700 foreste in tutta l’Asia, il 96,7% delle quali si è sviluppato in un ecosistema resistente entro dieci anni.
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Tutte le foreste naturali sono formate da più strati di vegetazione ovvero esistono alberi ad alto fusto, di medie e piccole dimensioni, arbusti ed erbe. E’ sostanzialmente questo quello che si deve ricreare.
Gli scienziati affermano che tali ecosistemi sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici, stimando che le foreste naturali possono immagazzinare 40 volte più carbonio delle piantagioni di singole specie.
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Il metodo Miyawaki in Europa
Crescendo oltre 10 volte più velocemente e possedendo un maggiore potenziale di biodiversità rispetto ad altri tipi di foreste, il metodo Miyawaki è stato preso a modello da organizzazioni come Urban Forests in Francia e Belgio e dall’iniziativa Tiny Forest in Olanda, con l’intento di agire contro i cambiamenti climatici nel loro piccolo all’interno delle aree urbane nazionali.
Il 2 marzo Urban Forests ha completato una foresta Miyawaki di 22 specie, 1.200 alberi a Tolosa, in Francia, piantati su 400 metri quadrati.
“Le piantagioni sono realizzate in modo molto denso, al fine di favorire la cooperazione tra le specie – ha spiegato ad Actu Tolosa Audrey, uno dei volontari delle foreste urbane – Cattura più CO2 e gli alberi crescono fino a dieci volte più velocemente rispetto a una foresta convenzionale”.
È solo uno dei tanti progetti di Urban Forests e il quinto che quest’anno è stato completato senza scopo di lucro. In totale le loro foreste Miyawaki in Belgio e Francia sono costituite da 21.000 alberi su 7000 metri quadrati.
La prima foresta di questo genere in Francia è stata piantata nel marzo 2018 accanto a una trafficata strada a quattro corsie ai margini di Parigi. Il folto boschetto era destinato a ridurre il rumore e filtrare l’aria per chi abitava nelle vicinanze.
Per quanto riguarda l’Olanda, invece, la Tiny Forest Initiative è iniziata nel 2015 nella città di Zaandam per opera dell’Institute for Nature Education and Sustainability (IVN) che ha creato 100 foreste Miyawaki in tutto il paese e ne ha già pianificate altre 30 nei primi tre mesi del 2020.
Nel 2017, gli ecologi dell’Università di Wageningen in Olanda hanno esaminato le mini-foreste appena piantate e hanno concluso che minuscole foreste:
“aumentano la biodiversità rispetto alla foresta vicina. Sia il numero di gruppi di specie che il numero di individui sono generalmente più elevati rispetto alle foreste di riferimento”
Come ha spiegato al The Guardian Fabrice Ottburg, una delle autrici dello studio di Wageningen:
“Ciò è dovuto principalmente alla giovane età delle foreste e alla canopia vegetale meno spessa. Questo permette alla luce del sole di raggiungere direttamente le piante in fiore che attraggono gli impollinatori. (…)forniscono una maggiore varietà di cibo e riparo per una maggiore diversità di animali come insetti, lumache, farfalle, anfibi, insetti, cavallette””.
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“È una grande cosa – ha dichiarato il ricercatore naturalista Eric Dinerstein in una pubblicazione scientifica dello scorso anno – Questo potrebbe essere, per le aree suburbane e urbane, un altro aspetto utile a creare corridoi faunistici attraverso nastri contigui di mini-foresta”
Fonti di riferimento: The Guardian / Actu Tolosa
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