Minori, a Roma focus group contro la violenza istituzionale
- Annalisa Ramundo
- 25/07/2020
- Donne
- a.ramundo@agenziadire.com
Numerosi gli esperti e le professioniste che da tutta Italia hanno risposto alla chiamata dell'associazione no profit Penta Mariano Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – “Le collocazioni e gli affidi di minori ingiusti, il falso nelle Consulenze tecniche d’ufficio (Ctu) e l’omissione di alcuni fatti in queste consulenze. Sono solo alcune delle conseguenze di un sistema che non funziona. Noi cercheremo di capire perche’ non funziona, di conoscere per cambiare, di cambiare per migliorare”. Questo l’obiettivo del focus di ricerca collegiale ‘per nuove alternative di cambiamento’ organizzato oggi pomeriggio alla Casa Internazionale delle Donne, a Roma, sul tema della violenza istituzionale, per Rosaria Battaglia, presidente di Penta Mariano, associazione culturale no profit nata nel 2013 vicino Como e attiva da anni nel contrasto alla violenza sulle donne.
Numerosi gli esperti e le professioniste che da tutta Italia hanno risposto alla chiamata di Penta Mariano a “mettersi insieme”, pronti a dire la loro su un tema che sta attraversando le vite di decine di genitori italiani, soprattutto delle madri, finite nel gorgo di lunghissimi procedimenti giudiziari spesso con l’accusa di essere ‘alienanti’ e separate dai loro bambini, affidati a case famiglie o contesi da ex partner violenti.
Al tavolo, oltre alla presidente dell’associazione Rosaria Battaglia, e al moderatore, Max Massimi, sono presenti: Antonio Castellani, avvocato specializzato in diritto di famiglia civile e penale; il giornalista Marco Gregoretti; Antonella Labianca, Francesco Miraglia e Silvia Pini, avvocati patrocinanti in Cassazione. E ancora, a dialogare nel focus group anche: Mara Modica Amore, avvocata penalista del foro di Milano; Vincenza Palmieri, presidente Inpef e Stati Generali sulla Tutela dei Minori; Enrico Papi, pedagogista e dottore in Scienze dell’educazione. Hanno portato la propria testimonianza di madri o nonne: Ginevra Amerighi, Maria Cristina Basile, Bianca Maria Cantarella, Laura Chionni, Giada Giunti, Mariangela Piras, Nunzia Sabia e Luana Valle.
“Non siamo interessati ad analizzare le conseguenze di questo sistema, ci interessa individuarne le cause, andare alla fonte- sottolinea ancora Battaglia- L’idea e’ quella di cercare insieme sentieri non percorsi”. Uno fra tutti, quello della prevenzione: “Quando vado nelle scuole e racconto alcune storie attraverso le testimonianze delle persone che le hanno vissute, mi rendo conto del fatto che i ragazzi non ne sanno nulla di questo tema”. Ed e’ li’, nelle scuole, che secondo Rosaria Battaglia “queste donne devono portare la propria testimonianza“, in modo tale che “l’opinione pubblica apra veramente gli occhi”.
Tutti i metodi adottati finora, “flash mob, denunce agli assistenti sociali, presidi a Montecitorio”, non hanno dato “i risultati sperati, il sistema non si riesce a scardinare“. Per questo occorre “raccogliere le energie e passare all’azione, facendo qualcosa di diverso”. E il focus group, in questo senso, vuole segnare la strada, creando un incubatore di idee contro la violenza istituzionale.
AVV. LABIANCA: SERVE ALBO PER CTU SPECIALIZZATI, FORMAZIONE SIA PROVATA
“Per quanto riguarda la mia esperienza credo che il problema principale sia quello delle Ctu. Quando sono troppo superficiali ci troviamo di fronte a situazioni di allontanamento dei bambini. Occorre creare un albo di professionisti specializzati a cui il giudice possa attingere, non un’iscrizione fatta solo con una laurea in psicologia, ma accertare le competenze, le specializzazioni, quelle sul campo”. Cosi’ l’avvocata patrocinante in Cassazione, Antonella Labianca, del foro di Bari, intervenendo nell’ambito del focus group ‘La violenza istituzionale. Conoscere per cambiare, cambiare per migliorare‘.
“È strano che ci siano tanti casi in cui le mamme vengono identificate sempre allo stesso modo, come simbiotiche, e’ strano anche che consulenti di parte dicano cose completamente diverse dalle consulenti del tribunale- continua l’avvocata- Molte volte l’ascolto del minore viene bypassato”. Per la legale “si deve partire dalla formazione” ed “e’ importante che nell’albo dei consulenti tecnici vengano inseriti soggetti che possano mostrare documentalmente la proprie capacita’, non solo attraverso una pubblicazione o un’ospitata televisiva. A Bari c’erano delle situazioni davvero terribili- conclude Labianca- Hanno scoperto un business di bambini allontanati con scuse assurde dalle famiglie, semplicemente per portare soldi a vari istituti”.
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