Morata “Alla Juve grande gruppo. Pressione? Penso a lavorare”
TORINO (ITALPRESS) – “Siamo tutti sotto pressione, io forse di più perchè sono in prestito. Ma quando sei padrone del tuo destino, l’unica cosa che puoi fare è lavorare”. Alvaro Morata prova a lasciarsi scivolare addosso le critiche dell’ultimo periodo. Appena due gol in campionato, l’ultimo il 19 settembre contro il Milan, l’attaccante spagnolo sa di godere ancora della fiducia di Allegri, che lo ha difeso più volte pubblicamente, e in un’intervista a “El Pais” prova a spiegare il suo rendimento delle ultime settimane. “Sono stato quasi un mese fuori e per la fretta di tornare non sono stato bene fisicamente. Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non avevo la lucidità necessaria per segnare. Nelle ultime partite ho giocato a sinistra, quasi da esterno. Ma l’importante è giocare e fare quello che mi chiede il mister. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e fare più gol ma prima dell’infortunio stavo bene e ho fatto fatica a recuperare”. Dei suoi gol ha bisogno anche la Juve, settima e a -14 da Milan e Napoli. “In campionato non stiamo vivendo un bel momento ma c’è un grande gruppo. E’ molto difficile risalire fino ai primi posti ma in passato ci siamo riusciti. Dobbiamo essere oggettivi, dimenticarci delle cose che non si possono fare e cercare innanzitutto di tornare in zona Champions, e da lì guardare avanti”. Morata è poi tornato su quanto vissuto in estate, quando è diventato il capro espiatorio della nazionale spagnola a Euro2020, fino a ricevere anche minacce di morte. “Se non fosse stato per il mister e i miei compagni, l’avrei vissuta anche peggio. Penso sempre al fatto che se avessimo battuto l’Italia, col nostro gioco avremmo avuto molte possibilità di superare anche l’Inghilterra. Ma ci siamo guadagnati il rispetto di avversari e tifosi. I fischi? Non fanno mai piacere. Nessuno è perfetto, non siamo macchine e so quello che ci si aspetta da me – prosegue il 29enne attaccante – Ci sono cose in cui dobbiamo fare dei passi avanti, come nell’odio che certe volte si mostra. Ho visto genitori, che erano assieme ai figli, con le facce arrabbiate ed è quello che trasmettono ai bambini. Ma credo che qualcosa stia cambiando, che la gente si stia rendendo conto che ci sono dei limiti. In campo mi possono insultarmi, sputarmi, ma non quando sono fuori a passeggiare con mia moglie o i miei figli. Ci sono stati momenti in cui non avevo voglia nemmeno di alzarmi dal letto. Ho detto spesso che ho passato molti momenti brutti e con un’altra mentalità magari sarei potuto essere un giocatore migliore ma ho anche grande forza di volontà per uscire dai momenti bui, altrimenti non avrei avuto la carriera che ho avuto”.
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