Nelle Marche si potranno cacciare, in deroga, storni, piccioni e tortore ‘per mitigare danni all’agricoltura’
Nelle Marche si potrà sparare a storni, piccioni e tortore dal collare. A stabilirlo è la Regione che ha deliberato il prelievo in deroga delle tre specie in questione, dando come motivazione quella di ‘mitigare i danni di queste specie all’agricoltura’.
Così, oltre al carniere massimo giornaliero ci sarà anche un massimo annuale. Si legge nelle deliberazione della giunta:
“Si autorizza, per prevenire gravi danni alle coltivazioni agricole il prelievo in deroga dello Storno (Sturnus vulgaris) solo con il sistema dell’appostamento, senza l’utilizzo dei richiami vivi, entro il raggio di 100 m da vigneti, oliveti e frutteti con frutti pendenti, nei quali siano in atto sistemi dissuasivi e sempre nel raggio di 100 m dai nuclei vegetazionali produttivi sparsi, nei giorni di apertura anticipata della caccia previsti dal calendario venatorio 2020/21 e nel periodo compreso tra la terza domenica di settembre e il 06 dicembre 2020”.
E ancora: “di autorizzare il prelievo in deroga dello Storno nei territori comunali che almeno in uno degli ultimi tre anni (2017, 2018 e 2019) sono stati interessati da danni alle coltivazioni agricole non inferiori a € 100,00/anno”. Segue poi la lista dei comuni interessati.
Stesse disposizioni e motivazioni anche per le due specie in questione ovvero piccioni e tortore dal collare. Mentre esultano i cacciatori marchigiani, arrivano le proteste degli ambientalisti contro l’attività venatoria. Già qualche mese fa, proprio per le Marche avevano puntato il dito anche sugli effetti collaterali della caccia, ovvero l’emissione di ingenti quantità di piombo che secondo i calcoli di associazione Amici Animali Osimo, Enpa, Lac, Lav, Lipu, Lupus in Fabula e Wwf Marche, sarebbero di sessanta tonnellate all’anno.
“Nelle tabelle pubblicate nel Piano Faunistico Venatorio, la Regione Marche dichiara 93.282 esemplari abbattuti nel 2016 e 78.033 nel 2017. Ma da documenti della stessa Regione Marche trasmessi nel 2018 all’Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, sappiamo che nel 2016 sono stati abbattuti 114.108 esemplari di Storno, mentre nel 2017 gli abbattimenti furono 87.621, numeri quindi di gran lunga superiori di almeno il 15%”, scrivevano in una nota congiunta le associazioni.
“Senza contare tutti gli abbattimenti non annotati che spariscono dal conteggio, come i capi abbattuti o mortalmente feriti e mai ritrovati ad esempio nella caccia ai colombacci, dove i capi non recuperati sono moltissimi”.
Il timore adesso è che con questa nuova apertura ci sia un impatto ancora più problematico sia dal punto di vista animalista, che della gestione della salute pubblica.
Fonte: Regione Marche/Piano Faunistico Venatorio/Caccia Passione
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