Onde d’urto focali efficaci per curare le patologie ortopediche

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Tempo di Lettura: 3 minutiROMA (ITALPRESS) – Le onde d’urto focali sono state introdotte in medicina alla fine degli anni ’80 per frantumare i calcoli renali, operazione utile per favorirne l’espulsione naturale. Da decenni, sono impiegate in modo crescente anche per la cura, con azione biologica e non distruttiva, di molte patologie di tendini, ossa, muscoli e non solo. […]

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ROMA (ITALPRESS) – Le onde d’urto focali sono state introdotte in medicina alla fine degli anni ’80 per frantumare i calcoli renali, operazione utile per favorirne l’espulsione naturale. Da decenni, sono impiegate in modo crescente anche per la cura, con azione biologica e non distruttiva, di molte patologie di tendini, ossa, muscoli e non solo. E’ una metodica sicura, non invasiva e pressochè priva di effetti collaterali. Le onde d’urto focali sono impulsi sonori di breve durata che producono nei tessuti dei micro stress meccanici concentrati su un’area ben precisa, il bersaglio, e in profondità. Si distinguono dalle onde radiali poichè queste ultime hanno una diversa forma d’onda, la cui energia tende appunto a diffondersi radialmente, cioè a disperdersi in superficie. Questi i temi trattati da Cristina D’Agostino, referente del centro terapia e ricerca sulle onde d’urto di Humanitas e presidente della società internazionale Terapia onde d’urto, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “Le applicazioni delle onde d’urto focali sono veramente tante, abbiamo mutuato la tecnologia dalla litotrissia renale dove era stata inizialmente utilizzata per rompere i calcoli renali – ha esordito – In ambito muscolo-scheletrico, ortopedico e riabilitativo, le onde d’urto focali vengono utilizzate per tutta una serie di tendinopatie calcifiche e non calcifiche e per tutta una serie di patologie dell’osso come le fratture che non guariscono. Sicuramente è un aiuto agli ortopedici ed è un trattamento conservativo ben tollerato dal paziente se seguiamo le raccomandazioni della buona pratica clinica e se utilizziamo macchine ad hoc certificate”.
Scendendo nei dettagli della terapia con le onde d’urto focali, D’Agostino ha ricordato come si tratti di “un meccanismo di tipo biologico, non di rottura. In ambito muscoloscheletrico, noi non rompiamo nè spacchiamo niente, lo stimolo meccanico è recepito dalle cellule ed evoca azioni biologiche benefiche – ha spiegato – Un manipolo viene impugnato dall’operatore, che, previo controllo ecografico, fa un targeting e individua il bersaglio, lì poi applica il trattamento. Per i trattamenti di ordinaria amministrazione si usa il piccolo manipolo appunto a mano, in alternativa si usa la macchina grande in caso di trattamenti più complessi”.
Tra i trattamenti principali con le onde d’urto focali quello alla cuffia dei rotatori: “E’ uno dei trattamenti per eccellenza che possiamo fare, è una patologia dei tendini, dove può esserci o no la calcificazione. Le onde d’urto devono sempre essere inserite in un programma riabilitativo, di fatto si agisce sulla tendinopatia, la modulazione dell’infiammazione innesca tutta una serie di processi riparativi, si fa un’azione benefica – ha aggiunto D’Agostino – Si fa generalmente un ciclo di tre sedute con cadenza settimanale non rigida, appena finita la seduta si modula il trattamento in funzione del paziente, dello stadio della tendinopatia e del tipo di quest’ultima, inoltre a ogni seduta bisognerà avere un feedback della settimana del paziente. Chi si sottopone a questo trattamento ha una sensazione di pizzicore, perchè si parla delle onde focali – ha sottolineato – Non parliamo delle onde radiali che hanno più un’azione di contatto martellante diretto e che possono essere utilizzate in alcune tendinopatie, ma sono maggiormente tollerate sul piano muscolare”.
“La prima applicazione risale al 1991, quando due ortopedici bulgari produssero il primo lavoro scientifico – ha raccontato – L’azione è diretta di stimolo sulle cellule dell’osso che vengono spinte a produrre osso, è una medicina rigenerativa. Oggi diciamo che le onde d’urto hanno passato la fase pionieristica e sono approdate nell’ambito della medicina rigenerativa, come in caso di ferite che non si chiudono”. E con le onde d’urto è possibile anche intervenire, in un certo qual modo, sul miglioramento e su benefici legati all’aspetto fisico: “La rigenerazione coinvolge i tessuti connettivi a 360 gradi. Con le onde d’urto possiamo stimolare un’azione di rimodellamento e drenaggio dei liquidi. Non facciamo dimagrire o possiamo eliminare il grasso, ma per esempio può dare un aiuto in caso di cellulite. L’aspetto rigenerativo è quello che sta facendo scalpore in tutto il mondo al di là dei trattamenti ortopedici – ha concluso – Adesso c’è la possibilità di rigenerare il miocardio ischemico e di fare delle applicazioni sui traumi spinali”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

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