“Open Roads”, il cinema italiano ancora “ai comandi” per l’America

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Tempo di Lettura: 4 minuti NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Da 23 anni, “Open Roads: New Italian Cinema”, la rassegna organizzata a New York tra maggio e giugno dal Lincoln Center con Cinecittà, apre le sconfinate strade delle sale cinematografiche americane ai film italiani. Lo fa non solo con i registi affermati, ma anche con i giovani cineasti esordienti […]

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NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Da 23 anni, “Open Roads: New Italian Cinema”, la rassegna organizzata a New York tra maggio e giugno dal Lincoln Center con Cinecittà, apre le sconfinate strade delle sale cinematografiche americane ai film italiani. Lo fa non solo con i registi affermati, ma anche con i giovani cineasti esordienti del nostro cinema prima di diventare famosi (come capitò ad un certo Sorrentino…). Giovedì, puntuale come ogni anno, si è aperta la rassegna di quest’anno che porta in totale 13 film, di cui 7 registi erano a New York per presentare le ore opere nella celebre sala del Walter Reade Theater del Lincoln Center, guidato per il cinema italiano da Dan Sullivan.
Quest’anno la rassegna portata a New York da Cinecittà guidata da Nicola Maccanico, è stata aperta con “Comandante” di Edoardo De Angelis, film applauditissimo in una sala sold out. Il regista napoletano ha anche ricevuto un’ovazione quando, poche ore dopo che un tribunale di Manhattan aveva condannato l’ex presidente Donald Trump, ha detto che era “il giorno giusto” per presentare qui il suo film, con protagonista uno splendido Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, comandante di un sommergibile italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film di De Angelis sarà distribuito negli Stati Uniti con il titolo di “War Machine” e sarà nelle sale da luglio. Per il regista napoletano si tratta della seconda volta, già nel 2017 aprì la rassegna con “Indivisibili”.
Alla rassegna di 13 film, a New York sono presenti anche i registi Ginevra Elkann con “Te l’avevo detto”; Enrico Maria Artale con “El Paraiso”; Tommaso Santambrogio con “Gli Oceani sono i veri continenti”; Laura Luchetti con “La bella estate”; Alain Parroni con “Una sterminata domenica”; Piero Messina con “Another End”. Per la rassegna sono stati scelti anche il film campione di incassi “C’è ancora Domani” di Paola Cortellesi; “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti; “Mi fanno male i capelli” di Roberto Torre; “Enea” di Pietro Castellitto; “Adagio” di Stefano Sollima e “Lubo” di Giorgio Diritti. “La storia di quell’uomo è la storia di tutti gli uomini” ha risposto De Angelis all’Italpress su quello che spera il pubblico americano colga dal suo film: “e quindi mi piacerebbe che passasse questa sensazione, questo sentimento universale che riguarda l’importanza per ogni uomo di salvare l’altro uomo inerme”. E se avesse l’occasione di poter fare un film negli USA, quale soggetto sceglierebbe De Angelis? “In questo momento negli Stati Uniti il soggetto più importante mi sembra quello della responsabilità. Mi piacerebbe fare un film sulla responsabilità. Un racconto che attraverso l’esplorazione di questo tema giunga poi alla definizione di una nuova identità”. “L’Italia è una terra dove si racchiude tutto il bene e il male del mondo” ha risposto De Angelis alla domanda se l’Italia resti ancora una forte fonte di ispirazione per i suoi cineasti: “E’ una terra dove gli elementi della natura si esprimono attraverso una forza primordiale. Raccontare storie legate a questa terra, mi sembra più una necessità che una scelta”. “Noi scegliamo i film in un modo condiviso. Perchè Open Roads, come tutte le rassegne che organizziamo in giro per il mondo del cinema italiano, ha l’obiettivo di funzionare nel territorio dove avviene il festival. Quindi Open Roads deve funzionare con il pubblico americano. Il ruolo decisivo nella selezione dei film è di Dan Sullivan, che è il responsabile dei film per il Lincoln Center” spiega all’Italpress Nicola Maccanico, CEO di Cinecittà, sulle modalità per la selezione dei film per la rassegna.”Sono 23 anni che noi consideriamo come parametro del successo di questa iniziativa il numero di film che trovano un distributore nel territorio americano. Noi facciamo ‘Open Roads’ per diffonderlo nel cinema americano e farlo arrivare al suo pubblico” ha proseguito Maccanico, che poi aggiunge: “Sopra il 40% pensiamo che Open Roads ha servito il cinema italiano. Sotto quella cifra non siamo contenti”.
“Il cinema di New York City ha avuto sempre una relazione speciale con il cinema italiano. Anche in periodi della storia delle rassegne tenute a New York dove molto poco del cinema internazionale veniva importato negli Stati Uniti, da noi il cinema italiano ha trovato sempre spazio. Quindi per me Open Roads mantiene quella tradizione di assicurare che New York sia sempre una casa per i nuovi film italiani” dice all’Italpress il selezionatore dei film della rassegna del Lincoln Center, Dan Sullivan, che poi conferma di aver visto un cambiamento nel cinema italiano: “Penso di sì, ci sia stato ma è difficile descriverlo. Ora siamo nel 2024, qualche anno è passato dalla pandemia di Covid e quello che causò nelle produzioni cinematografiche. Ci stiamo allontanando da quel periodo. Stiamo assistendo ad un risorgimento in molti cinema nazionali, e l’Italia era stata particolarmente colpita dalla pandemia. Penso che l’industria cinematografica italiana si sia ‘vaccinatà per tornare in giro nel mondo. Conseguentemente, molti film che abbiamo scelto sono anche co-produzioni, con qualche film girato fuori dall’Italia, ma nonostante ciò sono distintamente italiani sotto ogni punto di vista”.
I sette registi presenti a New York sabato hanno partecipato alla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, diretta dal Professore Stefano Albertini, ad un dibattito sullo stato di salute del cinema italiano. L’istituzione della NYU è fin dalla prima edizione di “Open Roads” tra i principali sponsor della manifestazione, come lo è l’Istituto Italiano di Cultura di New York, attualmente diretto dal Professore Fabio Finotti, che ha anche ospitato un pranzo celebrativo della manifestazione al ristorante “The Leopard at des Artistes” sulla West Side di Manhattan. Il festival, come ogni anno, ha goduto dell’organizzazione sugli eventi cinematografici a New York dell’azienda Pr Sally Fischer.

foto: xo9/Italpress

(ITALPRESS).

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