Ormai abbiamo oltre il 40% delle probabilità di superare il limite di 1,5 gradi (anche fermando le emissioni oggi stesso)

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La crisi climatica galoppa ed è sempre più complesso riuscire a contrastarla. Gli sforzi messi in atto per attenuare il riscaldamento globale sono ancora troppo esigui e purtroppo il punto di non ritorno è sempre più vicino. Con lo storico Accordo di Parigi del 2015, i vari Paesi del mondo si sono impegnati a contenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2°C, puntando a 1,5°C per evitare la catastrofe climatica. Ma più passa il tempo e più il traguardo appare utopistico.

Il nuovo allarme arriva da uno studio condotto dall’Università di Washington, che sottolinea quanto influiscano le emissioni passate sull’attuale livello di riscaldamento globale. E il problema non è soltanto l’anidride carbonica, ma anche altri gas serra come il metano, ossido di azoto, ma anche la fuliggine e lo zolfo.

Riscaldamento globale: le previsioni drammatiche per i prossimi decenni

La ricerca, pubblicata su Nature Climate Change, parla chiaro: abbiamo il 42% delle possibilità di superare entro il 2019, anche solo in via temporanea la soglia critica pari a 1,5 °C, anche se tagliassimo adesso tutte le emissioni di gas serra. Percentuale che sale al 66%, sempre entro il 2029. Nei 30 anni successi la situazione sarebbe ormai drammatica.

“Se gli esseri umani dovessero continuare con le emissioni moderate, entro il 2057 ci sono due terzi di possibilità che il Pianeta superi almeno temporaneamente il riscaldamento di 2 gradi Celsius” spiega il team di scienziati.

Per fare queste previsioni gli esperti della Università di Washington hanno utilizzato un modello climatico in modo da studiare cosa accadrebbe alla temperatura terrestre se tutte le emissioni dovessero interrompersi all’improvviso, prendendo in considerazione ogni anno nel periodo compreso tra il 2021 al 2080.

grafico riscaldamento globale

@University of Washingtion

Come spiega lo studio, l’inquinamento da particolato riflette la luce solare. Queste particelle si depositano dall’atmosfera molto più rapidamente dei gas serra che intrappolano il calore. L’arresto simultaneo di tutte le emissioni umane produce quindi un aumento temporaneo di circa 0,2 gradi Celsius che inizia bruscamente nel momento in cui queste si fermano e può durare dai da 10 ai 20 anni.

Questa ricerca chiarisce che il riscaldamento temporaneo non può essere evitato, ed è importante se si pensa ai componenti del sistema climatico che rispondono rapidamente ai cambiamenti della temperatura globale, inclusi il ghiaccio marino artico, eventi estremi come le ondate di calore o inondazioni e molti ecosistemi – ha commentato Kyle Armor, professore associato di scienze atmosferiche e oceanografia della Università di Washington – Il nostro studio ha rilevato che in tutti i casi, le emissioni del passato ci faranno raggiungere i picchi di temperature temperature massime da cinque a 10 anni prima di sperimentarle.

Purtroppo, non abbiamo molte vie d’uscita. Stiamo avanzando verso il baratro, ma possiamo almeno provare a ritardare gli effetti nefasti della crisi climatica, adottando stili di vita più rispettosi dell’ambiente e investendo nelle energie rinnovabili. Quanti altri studi dobbiamo ancora attendere per iniziare ad agire concretamente?

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Fonti: Nature Climate Change/University of Washingtion

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