Otto colpi per zittire la “nemica dei narcos” Maria Elena Ferral: la giornalista è stata uccisa in Messico

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Alla reporter, finita nel mirino della criminalità messicana per aver raccontato la corruzione nella polizia, era stata tolta la scorta Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

Uccisa in Messico la giornalista Maria Elena Ferral from Agenzia DIRE on Vimeo.

ROMA – In Messico è stata uccisa con otto colpi d’arma da fuoco la giornalista Maria Elena Ferral, nella città di Papantla, nello stato di Veracruz. Stando agli inquirenti, la donna lunedì scorso è stata avvicinata in pieno giorno da due uomini armati col viso coperto in sella ad una moto, uno dei quali ha fatto fuoco. La cronista, subito trasportata in ospedale, è deceduta alcune ore dopo.

NARCOTRAFFICO E CORRUZIONE

Lo stato di Veracruz è noto per le violenze delle bande legate ai narcotraffici che non risparmiano i cittadini. Oltre agli scontri tra bande, in cui capita che restino coinvolti dei civili, i criminali eliminano anche attivisti, leader delle comunità, politici o – come in questo caso – giornalisti che con il loro lavoro cercano di denunciare abusi e illeciti.

Come Ferral, che per la testata locale di Papantla, El Diario de Xalapa, e attraverso il sito web da lei fondato, Quinto Poder de Veracruz, pubblicava inchieste sulle attività criminali e la corruzione tra malaffare e agenti di polizia.

I motivi dell’omicidio restano per ora incerti e non ci sono indagati. Tuttavia, la stampa locale evidenzia che la reporter era stata minacciata di morte nel 2016 e aveva ricevuto una scorta, poi revocata poco tempo dopo.

100 CRONISTI UCCISI DAL 2006 (10 NEL 2019 E 1 NEL 2020)

Come avverte l’ong Reporter senza frontiere, il Messico è un Paese rischioso per i cronisti: nel 2019 ne sono stati assassinati dieci, ben cento dal 2006, quando il Paese ha iniziato una dura lotta per estirpare i narcos. Quello di Ferral è il primo omicidio che si registra nel 2020.

Ieri a Papantla, alcuni cronisti hanno manifestato per chiedere allo Stato di accordare maggiori tutele al mondo dei media, e per chiedere che sulla morte della collega sia fatta luce. La reporter nel 2005 aveva ricevuto il Premio Nacional de Periodismo, il riconoscimento che ogni anno viene attribuito a quei giornalisti che si distinguono per l’impegno e il senso civico con cui conducono il proprio lavoro.

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