Per Conte un ‘Punt e Mes’, in Europa si gioca il futuro del governo

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L'editoriale del direttore Nico Perrone per Direoggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Un punto di dolce e mezzo di amaro, si legge nella presentazione del vermut italiano nato nel 1870. E calza a pennello per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che il 23 aprile si riunirà con gli altri premier europei per discutere – e approvare – i provvedimenti per fronteggiare l’epidemia del coronavirus e il crollo dell’economia.

Partita difficile, bisognerà vedere se finirà col punto di dolce a favore dell’Italia e il mezzo di amaro per tutti quei paesi del Nord che stanno facendo di tutto per bloccare i cosiddetti eurobond.

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Molto si incentrerà sul Mes, il cosiddetto fondo salva stati, che M5S insieme a Lega e Fratelli d’Italia non vogliono assolutamente attivare. E non fa niente che sono 35-37 miliardi di euro destinati alla riorganizzazione della nostra sanità, senza vincoli e da restituire con comodo.

La battaglia, come spiega una fonte del Movimento, «è d’identità, per noi è impossibile accettare il Mes, il Governo in questa partita è a rischio».

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Intanto oggi mezzo amaro per il leader della Lega, Matteo Salvini. Ha chiesto che il presidente del Consiglio venisse in Parlamento per l’informativa sul prossimo Consiglio dei ministri europei, e il voto sulla stessa. Conte, anche se non era obbligato a farlo perché il Consiglio dei ministri si riunirà informalmente, il 21 aprile parlerà alla Camera e al Senato. Ma non ci sarà un voto, e questo ha mandato su tutte le furie Salvini che ha parlato di attacco alla democrazia.

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L’opposizione fa il suo mestiere, attacca e cerca di sfruttare la debolezza della maggioranza. E proprio sul Mes, nella maggioranza, ci sono delle incrinature. Nel Pd si giudica una follia rinunciare a quelle risorse, con le quali si potrebbe riorganizzare tutta la nostra sanità, a partire dal Sud, e bloccare una volta per tutte le migrazioni dei malati alle strutture del Nord.

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L’irritazione è forte, ma molti scommettono che alla fine il Mes, magari con un altro nome, verrà portato a casa. Per il presidente del Consiglio sarà un passaggio cruciale, lì davvero si giocherà la sorte del Governo.

Per quanto riguarda le analisi che circolano sulla situazione socio-politica del nostro Paese, realizzate per banche e aziende, gli scenari sono allarmanti. In particolare in pochi scommettono sull’arrivo delle risorse in tempi rapidi, che alla fine ci vorranno mesi. E a quel punto sarà troppo tardi per moltissime aziende e milioni di lavoratori che si ritroveranno disoccupati. In quel caso facile prevedere, nel Paese si verrebbero a creare, soprattutto al Sud, situazioni da allarme rosso, che l’attuale governo, secondo gli analisti, non riuscirebbe a fronteggiare. In una di queste analisi si parla di possibile ‘rottura sociopolitica’ tra maggio e luglio.

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