Per la prima volta sono stati scoperti focolai di lebbra tra gli scimpanzé selvatici (in via d’estinzione)
Un team di ricercatori ha documentato i primi casi di lebbra tra gli scimpanzé selvatici che vivono in Africa occidentale. La malattia potrebbe rappresentare una grave minaccia per la specie, già a rischio estinzione
La lebbra, una delle malattie infettive più antiche mai conosciute, è stata riscontrata per la prima volta tra gli scimpanzé selvatici. A fare la scoperta, riportata in uno studio pubblicato sulla rivista Nature, un team di scienziati che ha rilevato dei casi in due diversi gruppi di primati che vivono in Costa d’Avorio e Guinea-Bissau. Le scimmie che hanno contratto la malattia sono portatrici di due ceppi della malattia rari tra gli esseri umani.
Al momento le origini delle infezioni non sono chiare, ma il team di ricerca – guidato dall’Università di Exeter e dal Robert Koch Institute – ha spiegato che i risultati mostrano che la lebbra sta circolando tra gli animali selvatici più di quanto si sospettasse in precedenza, probabilmente anche a causa dei contatti più frequenti con l’uomo.
Gli esseri umani, infatti, sono considerati l’ospite principale per i batteri Mycobacterium leprae, che causano la lebbra, ma non è raro che a contrarre la malattia siano anche altri mammiferi come l’armadillo e lo scoiattolo rosso.
Questa è la prima conferma della lebbra che riguarda animali che vivono in Africa – spiega Kimberley Hockings, professoressa presso il Centro per l’ecologia e la conservazione del Penryn Campus di Exeter (in Cornovaglia) e autrice principale della ricerca. – È incredibile che si trovi anche nel nostro parente più prossimo in vita, lo scimpanzé, soprattutto considerando quanto siano ben studiati gli scimpanzé in natura. Abbiamo notato per la prima volta possibili sintomi di lebbra in una popolazione di scimpanzé in Guinea-Bissau. I sintomi sembravano essere sorprendentemente simili a quelli manifestati dagli esseri umani con lebbra in stadio avanzato, comprese le lesioni e la mano ad artiglio.
Leggi anche: La resistenza agli antibiotici sta mettendo a rischio anche gli scimpanzé
I dettagli della ricerca
Gli studiosi hanno monitorato le due popolazioni di scimpanzé selvatici utilizzando delle foto-trappole, ovvero macchine fotografiche che si attivano solo al passaggio dell’animale senza disturbarli. Analizzando le immagini, si sono accorti che circa il 5% della popolazione presa a campione (241 esemplari) aveva perso peli e mostrava ipopigmentazione del viso, placche e noduli su varie parti del corpo come arti, genitali e viso.
Per avere la conferma i ricercatori hanno poi analizzato le loro feci, dove è stato trovato il batterio Mycobacterium leprae.
Sebbene lo studio sia il primo a segnalare la lebbra negli scimpanzé selvatici, in passato sono stati registrati diversi casi di lebbra negli scimpanzé che vivono in cattività.
“Questo studio apre un nuovo passo verso la comprensione della trasmissione della malattia nei paesi endemici e ulteriori indagini potrebbero far luce sulla dinamica della trasmissione tra fonti umane, animali e ambientali” Charlotte Avanzi, ricercatrice della Colorado State University.
Gli effetti a lungo termine della lebbra sugli scimpanzé sono ancora sconosciuti
Per quanto riguarda gli esseri umani, al giorno d’oggi la lebbra rappresenta una malattia facilmente diagnosticabile e curabile, anche se nel caso in cui dovesse essere trascurata può causare progressivamente danni gravi e permanenti.
Tuttavia, l’impatto che può avere questa patologia infettiva sugli scimpanzé è difficile da prevedere.
“Gli scimpanzé occidentali sono in grave pericolo di estinzione, quindi anche la perdita di alcuni individui potrebbe essere significativa” mette in guardia la professoressa Hockings.
Per osservare gli effetti a lungo termine della malattia su questa specie il monitoraggio è quindi fondamentale.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonti: Nature/University of Exter
Leggi anche:
- Allo zoo di Atlanta 13 gorilla sono risultati positivi al Covid-19 (probabilmente contagiati da un custode)
- Vaiolo delle scimmie: tra disinformazione e allarmismo, la questione è più complicata di quanto sembri