Per l’anniversario del terremoto L’Aquila chiama l’Italia: “Accendete luci in balcone, saremo tutti meno soli”

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Per ricordare le 309 vittime del devastante terremoto non potrà svolgersi la tradizionale fiaccolata a causa delle misure anti Coronavirus Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – A causa della proroga delle misure restrittive per arginare il contagio da Coronavirus non potrà svolgersi, all’Aquila, la tradizionale fiaccolata per commemorare le 309 vittime che persero la vita durante il terremoto del 2009, nella notte tra il 5 e il 6 aprile. L’idea è quella di ricordarle con un rito collettivo, accendendo luci in balcone. E l‘invito è a farlo in tutta Italia.

“Nella notte tra il 5 aprile e il 6 aprile la città dell’Aquila ricorderà l’undicesimo anniversario del sisma del 2009 e renderà omaggio alle 309 vittime che persero la vita in quella drammatica notte- scrive il Comune del capoluogo abruzzese-. Come undici anni fa, fatalmente, ricorrono gli stessi giorni della settimana: il 5 aprile sarà domenica delle Palme e il 6 lunedì. Quest’anno, a causa delle restrizioni previste a tutela della salute pubblica e per prevenire il diffondersi del contagio da Covid – 19, la commemorazione non avverrà secondo le modalità consuete. In particolare non potrà svolgersi la fiaccolata in ricordo delle vittime. La dolorosa coincidenza con l’emergenza sanitaria in corso che ricorda agli aquilani e agli abitanti del Cratere lo sconvolgimento umano e sociale del terremoto delle 3,32 del 6 aprile, con le sue distruzioni, i silenzi, le perdute vite e le labili zone rosse, ci ha indotto a immaginare una commemorazione ampia, un congiungimento ideale con il resto del Paese che piange quotidianamente per morti in solitudine, come accadde nel 2009. Per questa ragione, il ricordo del sisma dell’Aquilano abbraccerà l’intera Italia. I Comitati dei Familiari delle Vittime e il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, hanno, a questo proposito, composto e sottoscritto un appello che sarà esteso a tutti i connazionali. Nell’appello, allegato al comunicato, si chiede di illuminare le proprie finestre e i propri balconi, con la luce del cellulare o una candela, alla mezzanotte tra il 5 e il 6 aprile”.

In omaggio alla memoria delle vittime, inoltre, “a partire da domenica notte, saranno illuminati i luoghi simbolo del terremoto, in cui persero la vita non solo nostri concittadini ma anche molti giovani che avevano scelto L’Aquila per i propri studi e per la propria formazione: via XX settembre, l’area in cui sorgeva la Casa dello Studente, piazzale Paoli, via Gabriele D’Annunzio, la sede del Convitto in corso Umberto. In piazza Duomo, alle 23,30 sarà accesa una fiaccola simbolica. Dell’accensione si occuperà, per preciso volere dei Comitati, il sindaco dell’Aquila accompagnato dal prefetto, Cinzia Torraco, e da un rappresentante dei Comuni del Cratere. A seguire, sempre in piazza Duomo, il prefetto e i sindaci omaggeranno le lapidi commemorative delle vittime del terremoto nella Cappella della Memoria della Chiesa di S. Maria del Suffragio. In quella sede, rispondendo a una volontà dei Comitati, il sindaco Biondi ricorderà il dolore della nostra terra. A mezzanotte, sempre in chiesa, si terrà a porte chiuse la Santa Messa in suffragio delle vittime del sisma, con la lettura dei nomi dei 309 martiri, presieduta dal Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo Metropolita dell’Aquila. Al termine della Messa suoneranno le campane della Chiesa di S. Maria del Suffragio, edificio sacro eretto a ricordo delle vittime del terremoto del 1703. Alle ore 3,32 suoneranno, invece, 309 nuovi rintocchi. Tutti i momenti della commemorazione saranno trasmessi in diretta”.

Inoltre, i familiari delle vittime hanno rivolto un appello all’Abruzzo e al Paese, sottoscritto anche dal sindaco Biondi: “Una luce per non dimenticare”.

“Sarà un anniversario scandito dal silenzio e dall’isolamento quello che si appresta a celebrare L’Aquila, con l’intero Abruzzo, il prossimo 6 aprile- dicono-. Lo impone la situazione difficile e complessa determinata dal coronavirus che vieta ogni forma di assembramento. Il rispetto delle regole – stare a casa – è un obbligo di assoluta e inderogabile civiltà poiché ne va della sicurezza di tutti. Ma possiamo sentirci uniti, nel ricordo, con un semplice gesto: accendendo una candela o un lume alle finestre, ai balconi, nei giardini delle nostre case, la notte tra il 5 e il 6 aprile. In memoria delle 309 vittime di quella terribile notte di 11 anni fa, ma anche di tutte le donne e gli uomini che a causa del contagio hanno perso la vita e se ne sono andati via da soli, senza il conforto di un familiare accanto, senza l’ultima carezza o l’ultimo sguardo di chi li ha amati e senza una cerimonia degli addii. Uno strazio che noi ben conosciamo e che aggiunge dolore al dolore. Chiediamo a tutto il Paese di partecipare a questo rito collettivo: una orazione fatta di luce.
Così almeno quella notte saremo tutti meno soli“.

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