«Siamo custodi di un’idea: competizioni dove tutti possano sognare, rispetto per storia, tradizione, persone. Il calcio ha bisogno di Atalanta, Celtic, Dinamo Zagabria. La gente ha bisogno di poter sognare. I grandi club non è detto che lo siano anche in futuro o che lo siano stati in passato, lo sport è imprevedibile».

Nelle parole con cui il presidente della Uefa Aleksander Ceferin demoliva l'idea della Superlega, c'era anche l'elogio a chi ha saputo ritagliarsi uno spazio importante in Europa, facendo a spallate con il Golia di turno per imporre la propria idea e il proprio modello virtuoso.

L'Atalanta, esempio di sostenibilità

L'Atalanta è l'esempio di modello sportivo e finanziario per eccellenza, punto di riferimento per spiegare come coniugare un'attenta gestione dei conti con i risultati sportivi. Il concetto di sostenibilità applicata al calcio, splendida eccezione in un mondo dominato dai debiti. Per capire quanto bene il presidente Percassi e i suoi dirigenti siano riusciti a fare in queste ultime stagioni basta dare un'occhiata ai numeri dell'ultimo bilancio: al 31 dicembre 2020 l'Atalanta ha fatto registrare ricavi per 242 milioni di euro, ben 54 in più rispetto ai già lusinghieri 188 milioni del 2019. Si tratta del quarto club per fatturato in Italia, dietro a Juventus (573 milioni), Inter (372 milioni) e Napoli (274 milioni), ma davanti al Milan (192 milioni).

Per la quinta volta consecutiva l'Atalanta ha chiuso il bilancio in utile di ben 51,7 milioni di euro, il doppio degli oltre 26 milioni del 2019.

L'allenatore dell'Atalanta Gian Piero Gasperini, 63 anni

Calcio Serie A: Atalanta, Gian Piero Gasperini

L'allenatore dell'Atalanta Gian Piero Gasperini, 63 anni

Jonathan Moscrop / IPA

Kulusevski, l'operazione perfetta

Quella di Dejan Kulusevski è un'operazione a cavallo tra il calcio e la finanza che andrebbe inserita nei libri di economia aziendale. L'esempio più clamoroso della bontà del lavoro dell'Atalanta: acquistato a 16 anni dallo sconosciuto club svedese del Brommapojkarna per 100 mila euro dopo averlo visto all'opera in un torneo estivo, Kulusevski è prima cresciuto nel settore giovanile nerazzurro fino al debutto in prima squadra, poi è andato in prestito al Parma, infine è stato venduto alla Juventus per 44 milioni di euro (35 come parte fissa e 9 sotto forma di bonus). Calcolare quanto è stato il guadagno netto per l'Atalanta è fin troppo facile…

Dejan Kulusevski, passato dall'Atalanta alla Juventus per 44 milioni di euro

Calcio Serie A: Juventus, Dejan Kulusevski

Dejan Kulusevski, passato dall'Atalanta alla Juventus per 44 milioni di euro

Riccardo Giordano / IPA

Atalanta regina delle plusvalenze

Se quello di Kulusevski resta l'esempio per eccellenza, negli anni passati a Bergamo hanno messo a segno tante altre ricchissime cessioni che hanno garantito plusvalenze importanti (si calcola che dal gennaio del 2017 ci siano state 17 partenze per un totale di 321,9 milioni di entrate): da Kessié (pagato 300 mila euro e venduto al Milan per 32 milioni) a Cristante (pagato 5 milioni dal Benfica e ceduto alla Roma per 30), da Petagna (preso dal Milan a un milione e rivenduto alla Spal per 15) a Castagne (scovato nel Genk pagandolo 6,5 milioni e rivenduto al Leicester per 24) fino a Mancini (acquistato per 300 mila euro e rivenduto per 23 milioni alla Roma). Per non parlare dei ragazzi cresciuti sui campi di Zingonia nel settore giovanile atalantino che hanno portato plusvalenze secche per milioni di euro: Gagliardini (all'Inter per 28 milioni), Conti (al Milan per 24 milioni), Caldara (alla Juventus per 19 milioni), Bastoni (all’Inter per 31 milioni). 

L'ultima cessione milionaria è stata quella del giovanissimo Amad Diallo, classe 2002: dopo aver esordito in prima squadra a poco più di 17 anni, a gennaio ha fatto le valigie per andare a giocare nel Manchester United, che per averlo con sé ha investito 25 milioni di euro (più altri 15 di bonus a fine stagione). L'Atalanta lo aveva pescato seguendo un torneo natalizio in cui il giovane ivoriano era impegnato con la squadra del paesino emiliano di Bibbiano. 

Amad Diallo, classe 2002, all'esordio in Champions League con la maglia dell'Atalanta

Champions League: Atalanta-Midtjylland, Amad Diallo

Amad Diallo, classe 2002, all'esordio in Champions League con la maglia dell'Atalanta

Jonathan Moscrop / IPA

Un trend in crescita

Se non ci saranno particolari sorprese, l'Atalanta centrerà la terza qualificazione consecutiva alla Champions League, e tanto basta per considerarla una realtà e non più una sorpresa. Giocare la Champions significa portare nelle casse altro denaro (la partecipazione all'edizione 2019-20 è fruttata 57,6 milioni, quella di quest'anno almeno 40 milioni, cui andrà aggiunta la quota di market pool stabilita a fine competizione), attirare nuovi sponsor, incrementare i guadagni nel marketing e, si spera, poter contare anche sugli incassi da botteghino nelle gare che la prossima stagione la Dea giocherà in casa.  Nel suo nuovo e bellissimo stadio appena ristrutturato, acquistato per 8,6 milioni nel 2017.

Perché per essere grandi non serve la Superlega.

25 novembre 2020: l'Atalanta festeggia la vittoria per 2-0 ad Anfield contro il Liverpool

Champions League, Anfield: Liverpool-Atalanta

25 novembre 2020: l'Atalanta festeggia la vittoria per 2-0 ad Anfield contro il Liverpool

Martin Rickett / IPA

LEGGI ANCHE: 

La Super League perde i pezzi e naufraga: è già la fine della Superlega

Super League, la vicenda della Superlega ha svelato al mondo il grande problema del calcio

Il Manchester City di Guardiola è la squadra più costosa della storia del calcio

Valore squadre serie A: l’Inter ha la rosa più ricca