Perché una volta imparato ad andare in bicicletta, non si scorda più!
Una volta che abbiamo imparato ad andare in bicicletta, non lo dimentichiamo più. Non si tratta di un luogo comunque, ma di una realtà che ogni giorno possiamo verificare e la cui ragione risiede nelle funzionalità del nostro cervello e cervelletto.
Tra le tante importanti funzioni del nostro cervello vi è anche quella di automatizzare determinate procedure decidendo invece di dimenticarne altre. Tra le prime, come avete sicuramente potuto notare nella vostra vita, c’è la capacità di andare in bicicletta che una volta acquisita non si perde, anche se non si pedala per molto tempo, addirittura per anni.
Ciò che probabilmente è stato appreso durante l’infanzia viene riattivato ogni volta che ce n’è bisogno. Andare in bicicletta, insomma, è un apprendimento che rimane intoccabile, preciso e automatico, un po’ come la capacità di nuotare, allacciare le scarpe o guidare.
Ma per quale ragione, questa e altre competenze rimangono impresse per la vita in un angolo del nostro cervello. Quale meccanismo orchestra questo tipo di abilità?
Ognuno di noi nel corso della propria vita cancella una quantità enorme di immagini, conversazioni, dati, conoscenze ma andare in bicicletta è una competenza che non si perde. Per aiutarci a capire come mai, ci vengono in aiuto le spiegazioni del neuropsicologo Boris Suchan, medico del Dipartimento di Neuroscienze cognitive dell’Università Ruhr di Bochum, in Germania, secondo cui il nostro cervello stabilisce ogni esperienza in due modi molto specifici.
La memoria è organizzata in due modalità: memoria a breve termine e memoria a lungo termine. All’interno di quest’ultima, possiamo anche trovare altre due tipologie:
Memoria dichiarativa: si riferisce a quel tipo di memoria che ci consente di ritornare alla coscienza e volontariamente a fatti, dati o esperienze del passato. Ricordiamo, ad esempio, chi ci ha dato il primo bacio o come finisce il nostro libro preferito.
Memoria procedurale: tutte le capacità motorie ed esecutive che acquisiamo ad un certo punto della nostra vita sono integrate in questa seconda tipologia. Pertanto, capacità come scrivere, suonare uno strumento, nuotare, guidare o andare in bicicletta sono un esempio di questo sistema cerebrale di procedure automatizzate (a differenza della memoria dichiarativa).
I gangli della base, strutture responsabili dell’elaborazione della memoria non dichiarativa, sono abbastanza protetti nel centro del cervello, al di sotto della corteccia cerebrale. Nonostante questo, non è ben chiaro il motivo per cui i contenuti della memoria procedurale non siano facilmente dimenticati come avviene invece per quelli della memoria dichiarativa. Secondo alcuni studi, nelle zone in cui opera la memoria dichiarativa vi è un numero minore di nuovi neuroni in età adulta e, senza neurogenesi, è meno probabile che questi contenuti siano cancellati.
© Life Sciences Database / Wikipedia Commons
Il cervelletto è in realtà il vero responsabile della nostra capacità di andare in bicicletta. E’ grazie a lui che sappiamo anche come scrivere, usare cellulari, computer , guidare, nuotare, suonare uno strumento o goderci i nostri giochi o sport preferiti.
Il cervelletto è responsabile del controllo di importanti funzioni motorie, come la coordinazione o l’equilibrio. I neuroni Purkinje presenti nel cervelletto sono quelli che, tra le altre cose, favoriscono la memoria motoria e muscolare che facilita il movimento automatico della pedalata senza doverlo ricordare volontariamente.
Le neuroscienze stanno anche dimostrando la rilevanza del cervelletto in ogni tipo di attività sportiva e in qualsiasi compito che coinvolge un tipo di apprendimento che alla fine diventa automatico.
Quindi, in conclusione, non dimentichiamo mai come si va in bicicletta in quanto il cervello ha stabilito che ci sono una serie di attività che dobbiamo conoscere in modo permanente per facilitare il nostro adattamento all’ambiente. Se dovessimo ogni volta imparare nuovamente a guidare, correre o fare altre attività motorie comuni, perderemmo un sacco di tempo. Con l’aiuto delle funzionalità del cervelletto possiamo avere una serie di competenze stabili e sempre utili.
Fonte: Scientific American
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