Pietro, il bambino che il tribunale di Vercelli non ascolterà
- Silvia Mari
- 21/04/2020
- Donne
- s.mari@agenziadire.com
SPECIALE MAMME CORAGGIO | Il ‘calvario’ tra denunce di abusi e casa famiglia Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print Previous Next
ROMA – ‘Ho il caso urgente, molto grave, di un bambino da salvare‘. A parlare dall’altra parte del telefono e’ Antonella Penati, la mamma di Federico Barakat, il bambino ucciso dal padre nel 2009 durante un incontro protetto, che con l’ associazione ‘Federico nel cuore onlus‘ di casi e storie come quella di Pietro (ndr, nome di fantasia) ne segue molti.
LA STORIA DI PIETRO
‘Ha 9 anni Pietro. In questo momento vive con la mamma Donatella (nome di fantasia, ndr), il marito della mamma e la sorellina’. Pietro non sara’ ascoltato da alcun giudice, lo ha stabilito il Tribunale di Vercelli, con un decreto del 15 aprile, dopo la richiesta di audizione presentata dall’avvocata Concetta Sannino, che, intervistata da DireDonne, ha ripercorso il ‘calvario’ tra denunce di abusi e casa famiglia di questo bambino. Pietro ha vissuto infatti dieci lunghissimi mesi in casa famiglia, da settembre 2017 a maggio 2018, con servizio diurno. Inizia da qui il racconto dell’avvocata, che da sempre si occupa di ‘famiglia e maltrattamenti’, e’ legale dell’associazione Federico nel cuore onlus ed e’ ‘nel direttivo della Casa delle donne di Treviglio’ e ha assunto il mandato sul caso, dopo l’udienza di gennaio ‘alla quale il legale precedente della signora non si e’ nemmeno presentato. Il 12 maggio 2018 la mamma veniva a conoscenza che Pietro era stato picchiato dal papa’ e dalle educatrici, mentre era in comunita’ diurna a Casa Ginevra, struttura successivamente chiusa dalla Procura per indagini su abusi che venivano perpetrati sui minori- ha ricordato l’avvocata- Successivamente gli incontri protetti venivano effettuati in un’altra struttura ‘Villa Cingoli’ e qui il 25 gennaio 2019, l’8 febbraio e il 3 marzo Pietro- ha riferito Sannino- veniva picchiato dal papa’ nei primi due episodi, e dall’educatrice, nell’ultimo episodio. Lo stato di Pietro successivo a quanto sopra era evidente: perdita rilevante di peso e depressione’.
Non ci sono state piu’ per lui feste di compleanno con gli amichetti, ne’ l’amato karate, ne’ l’amico del cuore con cui giocare, e alla fine bullizzato nella sua stessa scuola, perche’ era ‘quello della casa famiglia’.
Pietro ha sempre avuto paura di suo padre, ‘dalla tenerissima eta’ di due anni dopo i pernottamenti che l’allora legale della mamma diceva di non interrompere manifestava- come si legge nel fascicolo del suo caso- febbri, emesi notturna, enuresi e psoriasi del cuoio capelluto’. Il bambino raccontera’ crescendo- come riportato sempre nel fascicolo che lo riguarda- di maltrattamenti, ma nessun giudice decidera’ mai di ascoltarlo, fino ad arrivare all’ultimo rigetto, velocissimo nonostante l’emergenza Covid abbia rallentato tutto, e ben due Ctu inchioderanno la madre all’accusa di Pas con le perifrasi della ‘mamma iperprotettiva, simbiotica, malevola’; accusa dalla quale peraltro in Tribunale, a seguito della denuncia del papa’ del bambino, verra’ poi pienamente assolta nel dicembre 2019′.
‘Ora Donatella e il padre di Pietro– ha spiegato Sannino- hanno un affido condiviso stabilito con un provvedimento del 23 gennaio scorso. Il Tribunale ha incaricato i servizi sociali, operanti in un comune distante circa 50 km da quello di residenza di Pietro, di riattivare i diritti di visita tra il bambino ed il papa’ in luogo neutro, identificato in una comunita’ per disabili, non adeguato ad accogliere chi disabile non e’ come Pietro’. Da subito l’avvocata, quando prende in mano i documenti del caso, ‘a dicembre 2019′, ha chiaro che Donatella e’ finita, e con lei suo figlio, nel ginepraio delle consulenze, nel corto circuito tra penale e civile, sepolta nelle archiviazioni delle sue querele e che in tutto questo, suo figlio ‘e’ sempre piu’ disperato e spaventato’ come ha raccontato sua madre, perche’, come aveva gia’ detto alle due Ctu a soli 6 e 7 anni: ‘I veri papa’ non picchiano i bambini’.
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“Sulla storia di Pietro supplico un intervento delle Istituzioni. Comprendo l’emergenza Covid in corso, ma qui c’e’ un bambino in pericolo. Il fascicolo che lo riguarda e’ stato inviato tramite Pec al presidente della Repubblica, al ministro della Salute e della Giustizia. Bonafede invii subito gli ispettori al Tribunale di Vercelli, alla procura di Torino, per vedere quello che succede in Piemonte. Se Pietro torna nelle mani del padre maltrattante, condannato in secondo grado, rischia la vita come e’ accaduto a mio figlio Federico”.
E’ l’appello, anzi la supplica, come lei stessa dice, che Antonella Penati, mamma di Federico Barakat e presidente dell’associazione nata alla sua memoria, (www.federiconelcuore.com) rivolge alle Istituzioni e alla stampa, intervistata da DireDonne, sul caso di Pietro e della sua mamma coraggiosa che da anni si batte per proteggere Pietro da maltrattamento e abuso. “Sono tantissime le storie, come quella di Pietro, che arrivano all’associazione ‘Federico nel cuore’. Queste mamme, maggiormente loro, arrivano da noi dopo un lungo percorso di avvocatura e servizi sociali che le ha distrutte insieme ai figli, mal tutelate, o magari senza mai aver affrontato alcun percorso legale per paura di perdere i propri figli. L’associazione e’ un ‘front office’ di ascolto e indica a chi rivolgersi come a centri antiviolenza o a professionisti che possano dare aiuto. Siamo stati i primi in Italia ad affrontare i sostenitori della Pas (alienazione genitoriale), da noi arrivano donne- ha spiegato Antonella Penati alla Dire- che bollate da surreali perizie pro Pas rischiano di perdere i bambini o alle quali glieli hanno gia’ tolti. E sottolineo che, per farli uscire dalla comunita’ ci vogliono tempi lunghissimi che arrecano all’infanzia dei traumi che li segneranno per sempre”.
I due pilastri legali di Antonella Penati sono “l’avvocata Concetta Sannino, che stimo immensamente- ha detto- e Federico Sinicato, legale storico del caso di Federico Barakat nonche’ avvocato che ha vinto il processo sulla strage di Brescia e legale delle vittime di piazza Fontana”.
Pietro, il bambino della nuova puntata dello Speciale Dire ‘mamme coraggio’, “sta pagando il prezzo di una mancata tutela, dell’intromissione di periti che avallano nelle procure la teoria della Pas e di evidenti collegamenti tra avvocati, periti e giudici- ha ribadito Penati- che in modo pregiudizievole, fanno di tutto per consegnare il piccolo Pietro al padre maltrattante e abusante”.
Pietro e’ anche finito in casa famiglia e sappiamo che “l’84% dei bambini che sono in queste prigioni, in eta’ adolescenziale, manifesta comportamenti antisociali ed un elevata propensione al suicidio“. Antonella, che attende ora da Strasburgo giustizia per l’uccisione di suo figlio di 9 anni per mano del padre, dopo che ne aveva segnalato invano la pericolosita’ a servizi sociali e giudici, ha sottolineato la necessita’ di “una legge che preveda la radiazione di quanti sostengono la Pas e l’interruzione immediata di ogni procedimento di affido dei minori in cui questa teoria, direttamente o indirettamente, sia presente. Come dichiarai in Commissione Giustizia del Senato- ha ricordato- in occasione della battaglia contro il ddl 735: ‘E’ una vergogna che nel sistema giuridico italiano si avalli questa teoria spazzatura che cagione gravi forme di ri-vittimizzazione di donne e bambini. Abbiamo pero’, forse, proprio in questa emergenza, l’occasione di riformare i servizi territoriali, la longa manus del sistema, abbiamo bisogno di operatori preparati al servizio e in difesa dell’infanzia. La morte di Federico- ha concluso- allo Stato italiano non ha insegnato nulla, perche’ un padre abusante non puo’ essere un buon genitore. E’ inaccettabile che Pietro venga picchiato in uno spazio neutro e Federico sia stato ucciso in ambito protetto e che siano dimenticati senza che alcuno ne sia responsabile. Lo Stato deve intervenire. Mi auguro che questa pandemia imponga allo Stato italiano, se e’ uno Stato di diritto, una seria riflessione che porti ad azioni volte al rispetto dei valori fondanti della nostra Costituzione, dove i diritti dell’infanzia- ha concluso la mamma di Federico Barakat- siano al centro perche’ i bambini devono essere ascoltati e non deprivati del loro caregiver primario che solitamente e’ la madre”.
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