Pif: «Falcone e Borsellino volevano cambiare la realtà, non dobbiamo raccontare una storia triste»

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In occasione del trentennale delle Stragi del ’92, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli agenti delle loro scorte, sono in programma diversi eventi a Palermo. Interverranno diversi esponenti delle istituzioni, del mondo del giornalismo e dello spettacolo. Ci sarà anche Pif, da sempre impegnato nella diffusione della cultura della legalità.

Pif: «Per la mia generazione tutto è cambiato con le Stragi»

Ricordando gli anni delle Stragi di Capaci e via D’Amelio, che scossero profondamente la città di Palermo, Pierfrancesco Diliberto ha detto a Repubblica: «Fossi nato in un’altra città, il ’92 sarebbe stato l’anno della fine della scuola e lo avrei ricordato come una liberazione perché ero un disastro. Ma sono nato a Palermo e per la mia generazione quelle stragi sono state il momento in cui tutto è cambiato».

Domenica 22 maggio Pif sarà sul palco del Foro Italico di Palermo, per un evento organizzato da Repubblica, in collaborazione con la Fondazione Falcone. «Per me, le stragi sono state il momento in cui ho deciso che strada dovessi prendere nella vita», racconta il regista.

«Ho il ricordo vivido del funerale di Giovanni Falcone, la sensazione di essere tutti uniti nella medesima rabbia verso quella classe politica che lo aveva condannato e poi si presentava in chiesa», aggiunge.

«Non dobbiamo raccontare una storia triste»

Secondo Pif, però, bisogna fare in modo che ciò che è accaduto venga raccontato offrendo la giusta chiave di lettura a chi non c’era in quegli anni: «Dobbiamo trovare un nuovo linguaggio per far capire a chi non ha vissuto quegli eventi che la mafia c’è ed è un problema».

«Non dobbiamo raccontare tutto come una storia triste. Falcone e Borsellino erano persone che volevano cambiare la realtà, non si rassegnavano a regole ed equilibri predefiniti. È un approccio utile non solo nella lotta alla mafia», spiega Pif, che conclude: «A modo loro, Falcone e Borsellino erano straordinariamente punk perché in maniera borghese si ribellavano allo status quo. Ed è questa la dimensione da recuperare».

 

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