Poveretto chi non vede le stelle senza una botta in testa

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L'editoriale del direttore Nico Perrone per DireOggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Lo pensava il grande Stanislaw Jerzy Lec e sembra calzare a pennello per Vito Crimi, capo politico reggente dei 5 Stelle, appunto. Perche’ tocchera’ proprio a lui trovare le mille spiegazioni per giustificare la ‘botta’ che prendera’ il Movimento alle prossime regionali del 20 e 21 settembre.

Ancora oggi Crimi ha tenuto a precisare, sottolineare, chiarire, che in Puglia il M5S non appoggera’ Michele Emiliano, presidente Dem uscente, sostenuto dalla bellezza di 14 liste, che coprono dalla destra alla sinistra. “Emiliano e’ avanti, ben piazzato – dice un Dem dei piani alti- mentre i ‘grillini’ a livello territoriale non si sa nemmeno se esistono piu'”.

Tolta la Liguria, dove alla fine l’alleanza tra Pd e M5S e’ stata trovata, nelle altre regioni “adesso sara’ lotta dura. Noi ci abbiamo provato fino all’ultimo – spiega un Dem di governo – questi proprio non ci arrivano, non sanno nemmeno loro chi e’ che decide. Troveranno pane per i loro denti, siamo certi che anche il loro elettorato come gia’ successo in Emilia-Romagna non seguira’ queste indicazioni, che alla fine favoriscono soltanto la destra”.

Insomma, insistono piu’ voci Dem, “noi dopo la vittoria in Europa sui 209 miliardi siamo piu’ forti, il vento e’ cambiato anche a livello territoriale. Nelle Marche, dove fino a qualche giorno fa era avanti il candidato nostalgico della marcia su Roma adesso siamo alla pari. Positivi anche i segnali dalla Liguria e Campania, mentre in Toscana, a livello di sondaggi, stiamo scontando il flop di Italia Viva di Matteo Renzi che nella sua regione sta al 2%. Comunque adesso siamo piu’ fiduciosi, possiamo portare a casa anche un 5 a 1″. Il Veneto non mollera’ Luca Zaia.

Sul fronte nazionale, invece, e’ in pieno svolgimento il duro confronto tra il presidente del Consiglio e tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Lega, Fdi e Forza Italia hanno dettato l’agenda delle cose che vogliono subito altrimenti non voteranno lo scostamento di bilancio, provvedimento necessario e urgente per finanziare i Comuni, imprese e cassa integrazione. Il Pd, da parte sua, ha messo un paletto sulla durata dello stato di emergenza. Doveva arrivare fino alla fine dell’anno, si fermera’ al 31 ottobre e solo dopo che il premier Conte sara’ passato in Parlamento per l’autorizzazione.

Da parte sua Capitan Salvini, sul tema dell’emergenza anti virus, sta organizzando un mega incontro per la prossima settimana con tutti quelli che si stanno sgolando a dire che il coronavirus ora si e’ ammosciato, quindi viva la liberta’. Chissa’ se alla fine dell’incontro, Salvini e tutti i suoi interlocutori quasi negazionisti avranno pure il coraggio di abbracciarsi e baciarsi…

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