Raggiunto l’accordo sui braccianti stranieri, inclusi anche colf e badanti
- Redazione
- 13/05/2020
- Lavoro
- redazioneweb@agenziadire.com
Viene regolarizzato chi ha un permesso di soggiorno scaduto Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – Dopo lunghe trattative è stato trovato un accordo che prevede la regolarizzazione dei migranti che lavorano nell’agricoltura. Non solo. La misura si estende anche a colf e badanti.
“Viene regolarizzato chi ha un permesso di soggiorno scaduto, quindi milioni di badanti che vivono nelle nostre famiglie, e i lavoratori agricoli che hanno lavorato in agricoltura- ha spiegato il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova-. Queste persone possono chiedere, senza un datore di lavoro che li accompagni, un permesso di soggiorno temporaneo e quando esibiscono un rapporto di lavoro passato in agricoltura, possono ricevere un permesso di lavoro per 6 mesi”.
“Ha vinto la dignità degli uomini e delle donne, di persone che vivono in una situazione di grande difficoltà e che potranno adesso chiedere tutele nel proprio lavoro. Un paese civile e democratico aveva il dovere di farlo”, il commento di Bellanova.
CRIMI CANTA VITTORIA: “VOLEVANO SANATORIA PER TORNACONTO ELETTORALE”
Il capo reggente dei Cinque Stelle Vito Crimi canta vittoria al termine della trattativa in maggioranza sulla regolarizzazione dei migranti. “Accordo soddisfacente. Il provvedimento, modificato e migliorato rispetto alla sua precedente versione, mette al centro il lavoro regolare e la tutela dei lavoratori italiani e stranieri, accogliendo dunque le nostre esplicite richieste. Non ci sarà inoltre alcuno sconto, alcun “condono” penale o amministrativo, per chi ha sfruttato lavoratori stranieri. Lo sfruttamento del lavoro irregolare non è solo un reato particolarmente odioso, ma i soggetti che lo praticano agiscono in regime di concorrenza sleale, in barba a tanti imprenditori onesti”, dice il leader pentastellato.
E aggiunge: “Quello che abbiamo avuto all’interno della maggioranza è stato un confronto lungo e serrato, al termine del quale siamo riusciti a determinare alcuni vincoli fondamentali. Due, in particolare: non ci sarà alcuna sanatoria indiscriminata e nessuno rimarrà impunito per reati odiosi come quelli dello sfruttamento e del caporalato. Per raggiungere questi obiettivi, abbiamo dovuto affrontare un percorso non facile. La bozza iniziale del decreto prevedeva addirittura di “premiare” chi avesse dichiarato di aver avuto lavoratori in nero, concedendo persino sgravi fiscali ai datori di lavoro. Era di fatto un colpo di spugna su un principio sacrosanto, quello della legalità. Non potevamo accettarlo. Alla fine, non solo siamo riusciti a limitare i danni e ad apportare correttivi sostanziali, ma abbiamo anche ottenuto un grande risultato: oltre a non prevedere alcuna sospensione o relativa estinzione per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione, sfruttamento del lavoro e caporalato, nel provvedimento è stato inserito anche il raddoppio delle pene e delle sanzioni per chi viene scoperto con lavoratori in nero”.
Crimi traccia un bilancio della norma. E accusa esplicitamente gli alleati di aver voluto una sanatoria a fini elettorali. “Così come auspicava il MoVimento 5 Stelle- dice- il perno del decreto è rappresentato dalla regolarità del contratto di lavoro. Potranno dunque richiedere il permesso i cittadini stranieri che avevano già un permesso di soggiorno e che dimostreranno di aver lavorato in modo regolare nei settori dell’agricoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico. E dal momento in cui effettueranno la richiesta, potranno lavorare esclusivamente nei medesimi settori. Si tratta, in sostanza, di persone che hanno già lavorato recentemente in Italia e continuerebbero a esercitare le stesse mansioni già svolte in precedenza”.
“Si chiude così – conclude il reggente del M5s- una vicenda che tanti hanno cercato di sfruttare per il proprio tornaconto elettorale. Qualcuno ci ha accusati di non volere il bene del nostro Paese, altri di non voler supportare le nostre aziende agricole, altri ancora di non avere umanità (addirittura!). Ma per noi è sempre stato l’elemento più umano, il lavoratore, ad essere al centro della questione. Il lavoratore, che da anni si vede calpestare diritti e dignità, sia esso italiano o straniero. Siamo arrivati in Parlamento per tutelarli, quei diritti, non per continuare a calpestarli. Siamo qui per combattere chi usa il lavoro come strumento di ricatto. Siamo qui per risolvere i problemi del Paese e per cambiare in meglio la comunità in cui viviamo. Non è facile, ma stiamo dando il massimo per riuscirci”.
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