Recovery Fund, a Bruxelles si decide: tutto pronto per il ‘D-Day’ dell’Unione Europea
- Redazione
- 16/07/2020
- Europa
- redazioneweb@agenziadire.com
Spunta l'ipotesi di un taglio di 100 miliardi alla proposta franco-tedesca per ammorbidire la posizione dei 'paesi frugali' Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – Sta arrivando quello che David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha definito il “D-Day” dell’Unione Europea. Domani e sabato a Bruxelles ci sara’ infatti il Consiglio europeo con tutti i primi ministri e i capi di governo europei che si riuniranno di persona (per la prima volta dallo scoppio della pandemia) per discutere di Next Generation Eu, il Recovery fund studiato della Commissione europea.
Si tratta di un pacchetto che si ispira alla proposta franco-tedesca, con un’entita’ di 750 miliardi di euro e una proporzione tra trasferimenti a fondo perduto (500 miliardi) e prestiti (250 miliardi). L’obiettivo che sta dietro a Next Generation Eu non e’ solo aiutare i Paesi a uscire dalla crisi del coronavirus, ma anche ripianificare il futuro, che dovra’ essere piu’ tecnologico, verde e sostenibile.
Le istituzioni europee, nella figura dei loro presidenti, si sono gia’ sbilanciate in favore del Recovery Fund, incoraggiando gli Stati membri a trovare un accordo durante il vertice al via domani. Al tavolo ci saranno, pero’, due fazioni: da una parte gli Stati del sud, guidati da Italia, Francia e Spagna; dall’altra quelli del nord, cosiddetti “frugali”, in cui figurano Paesi Bassi, Svezia, Austria e Danimarca. Nelle ultime settimane, i Paesi frugali hanno criticato il Recovery Fund, in particolare i trasferimenti a fondo perduto, e hanno chiesto un ridimensionamento degli aiuti che l’Europa intende stanziare per l’emergenza coronavirus.
Per questo e’ partito un lavoro diplomatico per convincere questi Stati ad abbandonare le loro posizioni, non solo per il bene dei Paesi piu’ in difficolta’, ma per il bene e il futuro di tutta l’Unione Europea. La serie di incontri che il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha fatto in giro per l’Europa con i suoi omologhi avrebbe avuto proprio questo scopo: convincere tutti a proseguire uniti verso una stessa direzione.
La volonta’ di Conte e’ chiudere in fretta e senza compromessi al ribasso, perche’ sul piatto – il premier ne e’ convinto – c’e’ il destino dell’Italia.
In tutto cio’, fondamentale sara’ il ruolo di Angela Merkel, con la sua Germania da inizio luglio detiene la presidenza di turno del Consiglio europeo. La cancelliera dovra’ sfruttare la sua influenza per far si’ che si riesca a trovare un accordo che possa davvero aiutare l’Europa a ripartire.
“Vogliamo una svolta per l’Europa e cio’ ha anche ispirato la proposta franco-tedesca sul Recovery Fund” ha spiegato Merkel al Parlamento europeo. “Su questa base, stiamo discutendo al Consiglio europeo e non abbiamo tempo da perdere: spero che entro l’estate si arrivi a un accordo, anche se necessitera’ di compromessi”.
Compromessi che serviranno, come detto, con i Paesi frugali, che pretendono rigide condizioni per allentare la presa. Lo conferma una recente dichiarazione di Mark Rutte, primo ministro dei Paesi Bassi, che ha gelato le aspettative su un possibile accordo: “Il dietro le quinte dei negoziati – ha detto Rutte al Parlamento olandese – non mi fa sperare sulla speranza di trovare un’intesa nel fine settimana“.
Difficilmente, quindi, Next Generation Eu sara’ approvato nella forma e nei modi nei quali e’ stato proposto. In questo senso, si parla di un possibile taglio di almeno 100 miliardi ai trasferimenti a fondo perduto, che scenderebbero cosi’ da 500 a 400, portando il valore complessivo del piano da 750 a 650 miliardi di euro. Questa e’ una delle ipotesi che si fanno largo a poche ore dall’inizio di un vertice che potrebbe essere il piu’ importante della storia dell’Unione europea.
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