Regionali 2020, nelle Marche la partita è aperta
- Redazione
- 07/08/2020
- Marche
- redazioneweb@agenziadire.com
Sondaggio di Tecnè per l’agenzia Dire, svolto tra il 3 e il 4 agosto Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
BOLOGNA – Con 1.518.400 abitanti le Marche sono una delle regioni che andranno al voto a settembre. La sfida tra i candidati più accreditati ha il sapore di un derby sempre attuale: centrodestra contro centrosinistra.
Secondo il sondaggio Dire-Tecnè a vincere con una forbice di preferenze tra il 43,5 ed il 47,5% dovrebbe essere il centrodestra con il deputato meloniano, Francesco Acquaroli, candidato presidente, che batterebbe quindi il candidato del centrosinistra, Maurizio Mangialardi – presidente di Anci Marche e sindaco di Senigallia- che avrebbe un gradimento del 36-40%. Si fermerebbe invece tra il 12,5-16,5% l’asticella delle preferenze per Gian Mario Mercorelli dell’M5s; gli altri partiti in corsa arriverebbero all’1-3% delle preferenze. Ma le astensioni/gli incerti, il 41% secondo il sondaggio, potrebbero cambiare lo scenario.
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La partita delle regionali riguarda, di riflesso, anche le categorie maggiori (i partiti che siedono in parlamento e il futuro -forse- anche del governo). Nel centrodestra c’è sete di vittoria: nelle Marche c’è la voglia di tornare alla guida della regione, mentre da Roma scalpitano per riappropriarsi delle poltrone che pesano lasciate un anno fa. Il centrosinistra invece cerca di tenere botta e serrare le fila: nelle Marche si rivendica il lavoro fatto negli ultimi cinque anni non facili (iniziando dal terremoto, per finire con l’emergenza Coronavirus) e si candida un politico di spessore conosciuto sul territorio; a Roma la riconferma del centrosinistra alla guida della regione sarebbe un ottimo segnale del lavoro fatto dai Big. In un territorio già azzoppato dal terremoto le variabili in campo però sono molte: il tasso di occupazione nel secondo trimestre 2020 è del 65,8% per la fascia d’età 15-64 anni; i Neet sono il 15,9%; e le famiglie povere sono il 9,5%.
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