Report del Consiglio Grande e Generale del 2 giugno – seduta pomeriggio

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La sintesi degli interventi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

Il dibattito nella seduta mattutina del Consiglio Grande e Generale ruota attorno al progetto di legge di iniziativa popolare per l’internalizzazione di Poste Spa nella pubblica amministrazione. “Il costo dei dipendenti – spiega il Segretario di Stato Federico Pedini Amati – è quello che impatta maggiormente sul bilancio di Poste. E’ vero che i dipendenti sono passati da 126 a 104, però questo non ha determinato le mancate perdite che ci portiamo dietro negli anni. Quello che serve è rilanciare l’attività di Poste e quindi il fatturato”. Quindi il Segretario mette sul tavolo alcune ipotesi per il futuro di Poste. Ad esempio “aumento del fatturato mediante l’implementazione di servizi” come quelli legati all’e-commerce o la lettura dei contatori. “Poi c’è l’ipotesi dell’accorpamento di Poste con l’Ufficio Filatelico” a cui si aggiunge quella di “riorganizzazione degli uffici periferici”. Per William Casali (Pdcs) occorre puntare sul settore “dell’e-commerce, che è cresciuto enormemente e per il quale si stanno definendo scenari interessanti”. Emanuele Santi (Rete) apre alla possibilità “di dare ai postini l’appalto per fare la telelettura. Questo porterebbe a un ricavo di quasi 300mila euro”. “Se cerchiamo di collegarci con un ente come Poste italiano o con un vettore privato – creando non dico un monopolio ma dei canali privilegiati – allora forse riusciremmo ad avere la possibilità di contenere i costi” è il commento di Gian Nicola Berti (Npr). Gian Matteo Zeppa (Rete) manda però un avvertimento. “La pubblica amministrazione non può essere l’agnello sacrificale, piuttosto sono i manager a dover iniziare a rendere conto, come avviene nel privato. Partire dall’assunto che il problema sia il costo del personale mi dà un po’ fastidio”. Per Giuseppe Maria Morganti (Libera) “il servizio postale” non può più continuare ad essere scisso da quello “Filatelico”. Andrea Zafferani (Rf) chiede di “coinvolgere e responsabilizzare” il management”. Prima però “mi aspetterei di ricevere questi piani industriali, questi business plan, e da qui riuscire a fare le valutazioni politiche”. Spazio quindi alle repliche del Segretario di Stato Pedini Amati. “Non ho fatto un rilievo critico sui dipendenti ma ho solo fornito un dato – precisa -. Non facciamo passare all’esterno questo messaggio”. Ricorda che la sua porta “è sempre aperta per tutti”. “Al Cda – aggiunge – dobbiamo dare un orientamento, non sei orientamenti. Altrimenti rimaniamo in questo limbo amletico dove non si decide mai nulla”. Inoltre “sfatiamo il mito sul direttore di Poste: guadagna ne più né meno di un dirigente pubblico, anzi ci sono dirigenti pubblici che guadagnano di più”.

Al Comma 18 vi è il Progetto di legge “Modifiche normative per il coordinamento della Legge 20 novembre 2018 n.147 “Regolamentazione delle Unioni Civili”, proposto da Libera. “Confido – dice Guerrino Zanotti (Libera) – che questo importante tassello nell’ordinamento sammarinese raccolga il sostegno dell’Aula e possa vedere concluso il proprio iter. Libera crede in una sempre più efficace affermazione dei diritti civili prestando attenzione a tutte le istanze che presentino motivi di discriminazione”. Il Segretario di Stato Elena Tonnini fornisce alcuni dati sul tema. “Nel 2019 sono state celebrate in Repubblica 36 unioni civili, di cui 13 tra persone dello stesso sesso. Nel 2020 sono state 6, 1 tra persone dello stesso sesso”. Diversi i punti di vista delle varie forze politiche sul progetto di legge anche all’interno della stessa maggioranza. Pasquale Valentini (Pdcs) ritiene che “sarà utile fermarsi a guardare e riflettere”. “Pari dignità non significa la non distinzione: la legge tratta della stabilità. E’ con la stabilità che nascondo diritti e doveri”. “Non si può mettere sullo stesso piano due realtà diverse. La famiglia naturale è costituita da un uomo e da una donna” aggiunge Aida Maria Adele (Pdcs). “Sentire polemiche su questo è imbarazzante, soprattuto nei riguardi di quelle persone che hanno sofferto” ribatte Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete). “Io sono profondamente offeso da un paio di interventi in quest’Aula perché rappresento persone che vengono abbandonate dalla famiglia tradizionale – tuona Paolo Rondelli (Rete) -. Anche lo scorso anno ho dovuto soccorrere un ragazzo sammarinese ridotto in coma a furia di calci in testa per il suo orientamento sessuale. Lo Stato può regolamentare alcuni di questi aspetti”.

Comma 17 – Progetto di legge di iniziativa popolare “Internalizzazione di Poste S.p.A. nella Pubblica Amministrazione” (presentato dal Signor Marco Ugolini ed altri) (I lettura)

Segretario di Stato Federico Pedini Amati: All’interno della maggioranza e del Governo ancora non si è presa in considerazione l’ipotesi di tornare indietro oppure l’ipotesi di farla rimanere un’azienda privatistica. C’è una relazione che rappresenta in qualche modo delle ipotesi con i pro e i contro. Una cosa la devo dire. Cosa impatta nel bilancio di Poste? Il costo dei dipendenti. E’ vero che sono passati da 126 a 104. Però questo non ha determinato le mancate perdite che ci portiamo dietro negli anni. Quello che serve è rilanciare l’attività di Poste e quindi il fatturato. Sono diminuite le spedizioni cartacee delle buste in favore delle email. Questa Segreteria mette sul tavolo ipotesi di lavoro. Prima ipotesi: aumento del fatturato mediante l’implementazione di servizi. E’ bene sapere che Poste era nata anche per i servizi finanziari. Poi c’è l’ipotesi dell’accorpamento di Poste con l’Ufficio Filatelico. Ipotesi di riorganizzazione delle unità perifieriche. Ipotesi di partnership con privati.

Giovanni Zonzini (Rete): E’ lo stato ogni anno a ripianare il disavanzo di questa Spa. Secondo noi una strada da non percorrere è quella dei licenziamenti all’interno di Poste. Inoltre il loro licenziamento da Poste potrebbe determinare il loro reingresso in un altro apparato della Pubblica amministrazione. Per lo Stato sarebbe un gioco a somma zero. Secondo noi sarebbe controproducente andare ad aggiungere un altro operatore all’interno del nostro sistema bancario. Interessante la possibilità di far fornire a Poste alcuni servizi del servizio pubblico allargato come la lettura dei contatori. Anzichè esternalizzare lo Stato si affidi ad un ente come questo diminuirebbe le spese. Si potrebbe riportare Poste a una situazione quantomeno di pareggio di bilancio con un molto più ridotto esborso da parte dello Stato. Ci trova favorevoli in linea di massima l’ipotesi di una riorganizzazione del servizio delle unità operative perifiche. Ci lascia perplessi l’ipotesi di partnership con privati.

Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Il progetto di legge abrogativo è sicuramente interessante. Al di là di quella che sarà la decisione finale è stato sottolineato che quello è un ente che in questo momento non sta funzionando. Troppi anni che è in disavanzo. Si può pensare di fare entrare nel partneriato Poste Italiane. Questo consentirebbe di effettuare pagamenti che oggi possono essere fatti solo in Italia. Sarebbe una leva forte per accedere ad accordi con partner internazionali. Poi bisogna valutare la possibilità di esternalizzare servizi. Bisogna valutare nella bilancia costi e benefici. Trovare una formula di golden share dove lo Stato mantenga delle prerogative.

William Casali (Pdcs): Grazie all’emergenza Covid il settore dell’e-commerce è cresciuto ulteriormente e si stanno definendo degli scenari interessanti. Poste San Marino gode di un vantaggio competitivo che dà la possibilità di sostituire le dichiarazioni doganali con quelle postali. Il beneficio è riscontrabile con un minor costo in capo al cliente. Credo sia sbagliato cercare di muoversi sul mercato affrontando i più disparati settori senza avere una chiara coscienza. Vanno tenuti in considerazione due elementi. Vorrei dire che Poste San Marino Spa rimane ancora legata mani e piedi allo Stato. Il management deriva ancora dalla pubblica amministrazione. Il processo di privatizzazione non si è ancora completato. Il percorso non è stato concluso quindi bisogna ragionare se sia giusto completarlo.

Iro Belluzzi (Npr): C’è la possibilità di far tornare in auge alcuni servizi gestiti dalle Poste. Ad esempio quelli legati all’emissione di titoli di debito pubblico. Interessante la possibilità di gestire il cambio della moneta elettronica. Sono scenari che porterebbero logicamente a una maggiore profittevolezza della società per azioni stessa. Un’azione che sicuramente porterebbe nuovi introiti. Ci deve portare a riflettere su alcuni obiettivi non raggiunti dalla società per azioni Poste. Le valutazioni le fa la politica.

Emanuele Santi (Rete): Dati alla mano abbiamo potuto considerare che è un ente che non sta funzionando. Non c’è un controllo sugli obiettivi e i costi di gestione sono aumentati. I servizi finanziari non sono partiti ma probabilmente non c’erano neanche le competenze per portare avanti questo tipo di ragionamento. Credo che tra le ipotesi elencate dal Segretario ce ne siano alcune interessanti. Necessario mettere un argine alla continua perdita di questo ente. Interessante la possibilità di dare ai postini l’appalto per fare la telelettura. Questo porterebbe a un ricavo di quasi 300mila euro.

Gian Nicola Berti (Npr): E’ un problema che abbiamo già affrontato in passato quando da pubbliche abbiamo trasformato le Poste in private. Ora che sono private non funzionano comunque. La politica non ha avuto la capacità di fare analisi concrete. La domanda che dobbiamo porci non è solo quella costi/benefici. Il problema diverso è come rendere servizi eventualmente competitivi e magari ricavare dei margini economici in favore dello Stato. Il mercato delle consegne è tra i più grandi e in espansione in questo momento Le nostre Poste sono fuori da questo mercato. Dobbiamo farci delle domande sul concetto di utilità o efficienza. Perché non possiamo inserirci in questo mercato dell’e-commerce? Quello che possiamo fare è creare sinergie. Se cerchiamo di collegarci con un ente come Poste italiano o con un vettore privato – creando non dico un monopolio ma dei canali privilegiati – allora forse riusciremmo ad avere la possibilità di contenere i costi.

Gian Matteo Zeppa (Rete): A mio modo di vedere si perde di vista il problema, iniziato alcuni anni fa, quando si volle dare una struttura manageriale e trasformare Poste in una spa. Ad ogni bilancio di fine anno c’è sempre stato l’obbligo da parte dello Stato di intervenire per risanare le perdite. L’ente non ha mai avuto degli introiti come invece era stato promesso. Partire dall’assunto che il problema sia il costo del personale mi dà un po’ fastidio. I dipendenti attraverso il progetto di legge dicono che in questa maniera non funziona. Dicono che non è un problema di costo del personale ma di scelte politiche sbagliate. L’incipit iniziale per quella trasformazione in ente fu quello. Sono stati fatti errori madornali ma non si può far ricadere sempre tutto sulle spalle del personale. Se c’è un manager, deve rispondere. Perché non è possibile pensare ad un hub nazionale delle Poste dove tutti i ricavi entrano nell’Ecc. Camera? La pubblica amministrazione non può essere l’agnello sacrificale, piuttosto sono i manager a dover iniziare a rendere conto come avviene nel privato. In questo Paese non ha mai risposto nessuno per le scelte sbagliate. Ci sono alcune valutazioni che secondo me vanno bene. La telelettura, riorganizzazioni sedi periferiche, ufficio filatelico all’interno delle poste. Il progetto di legge è un grido di aiuto da parte di chi lavora lì dentro.

Giuseppe Maria Morganti (Libera): Unione dei servizi postali con quelli filatelici. Nel 1945 abbiamo fatto l’errore di separare il francobollo dalla sua funzione di servizio. Il francobollo deve essere necessariamente collegato ai servizi postali. Il nostro francobollo è uno degli elementi centrali con cui si esprime la nostra sovranità nel mondo. Un elemento centrale imprescindibile. Dobbiamo assolutamente fare in modo che ci sia un aggancio tra questi due elementi di sovranità. Credo si possa sviluppare un ragionamento molto ma molto interessante. Anche perché questo Governo inaugurerà a breve il Museo Numismatico e Filatelico.

Daniela Giannoni (Rete): L’errore è stato fatto tempo fa dalla politica stessa. Oggi le Poste hanno una forma ibrida che non ha dato ai manager gli strumenti per fare delle scelte e ai dipendenti non ha dato le giuste tutele. Ben vengano le ipotesi del Segretario Pedini. Mi sentirei di escludere la possibilità di aprire i servizi bancari. Eviterei di inserire un operatore in più. Interessante la lettura dei contatori. Potenziare le consegne dei pacchi.

Maria Luisa Berti (Npr): Non penso vada stigmatizzato il fatto che l’ente Poste rimanga con una forma privatistica. Il problema forse è l’attività organizzativa e manageriale su cui l’istituto deve essere potenziato e vanno dati gli strumenti finanziari per fare in modo che l’ente lavori nel modo migliore. Condivido in pieno l’approccio che ha suggerito il Segretario di Stato. Avremo la possibilità di discutere la ratio nell’ambito della Commissione. Cerchiamo di dare la veste migliore affinché le Poste possano svolgere il servizio in una logica di profitto e di garantire un servizio all’utenza.

Andrea Zafferani (Rf): Non so quali fossero le stime entrate che il Governo di allora fece a proposito dell’ambito finanziario. Le valutazioni devono essere fatte ancora di più attentamente sulla base di eventuali alternative da trovare che consentano di aumentare i ricavi e ridurre i costi. In tutte queste considerazioni la dinamica privata che vantaggi può dare rispetto a quella pubblica? Sono temi che solo in parte dal mio punto di vista attengono al ruolo della Segreteria di Stato e invece attengono molto a chi deve gestire la società che deve dare i piani di sviluppo. Nessuno pensa che il piano industriale di Cassa di Risparmio lo deve fare la Segreteria. Il management deve essere responsabilizzato e coinvolto in questo. Alla luce di queste valutazioni anche noi potremmo avere degli elementi per capire se il gioco vale la candela e la società può avere dei piani di sviluppo ed eventualmente studiare delle alternative. Mi aspetterei di ricevere questi piani industriali, questi business plan, e da qui riuscire a fare le valutazioni politiche sulle scelte più giuste da compiere. Fatico ad esprimermi perché ci mancano delle basi su cui impostare il ragionamento.

Denise Bronzetti (Npr): Mi sono sempre detta contraria alla privatizzazione di Poste Spa e sopratutto mi sono sempre detta contraria all’erogazione di servizi finanziari: non si capiva perché bisognasse aggiungere un ulteriore servizio bancario all’interno della Repubblica. Non è vero fino a prova contraria che quello che è erogato dal pubblico non funziona. Non si può partire solo e unicamente dal costo personale. Semmai dovremmo iniziare a considerare quella che è la mission, il piano industriale che ancora non c’è oppure è molto carente e come il managemenet affronta questa ristrutturazione e una eventuale riorganizzazione dei servizi erogati.

Guerrino Zanotti (Libera): Fare un passo indietro per il solo fatto che magari non si sono visti i risultati che ci si doveva aspettare dalla gestione di un servizio come le Poste non è la soluzione del tema. Non lo sarebbe nemmeno la privatizzazione di Poste Spa. Non possiamo nemmeno lasciarci trascinare dall’emotività. L’analisi deve partire dal fatto che Posta Spa registra una perdita annualmente che non segue quello che era il piano industriale. Prima della trasformazione in Spa l’ufficio postale era comunque una posta negativa del bilancio dello Stato. Ciò non metteva in evidenza la perdita di esercizio. Gli asset su cui Poste dovrà fondare il proprio sviluppo sono l’e-commerce, la possibilità di inserire nel mercato di consegna e spedizione di pacchi, utilizzando modalità più snelle e veloci.

Francesco Mussoni (Pdcs): Il tema è organizzativo. Ci viene chiesto di riportare nell’ambito della Pubblica amministrazione le Poste Spa. Va a toccare le sensibilità politiche e ideologiche. Ci sono due aspetti da evidenziare. Le Poste Spa sono al 100 per cento dello Stato e quindi stiamo parlando di interessi dello Stato. I servizi finanziari vengono usati come grimaldello e specchietto per le allodole per mettere in discussione l’ente. Aggiungere servizi – che non sono stati aggiunti ma potrebbero essere aggiunti – sarebbe lavorare a favore dello Stato. In questo momento – con un debito pubblico che portiamo avanti come Paese -, la necessità di economicizzare i servizi, fare in modo che siano più profittevoli, mi parrebbe che non andare avanti su un percorso di riorganizzare – senza andare a discapito di nessuno ma senza tutelare privilegi – mi parrebbe una battuta di arresto molto significativa sul piano politica. Dobbiamo capire come si colloca nel progetto del Paese. Abbiamo una visione bolscevica, liberale, liberista? Piuttosto che dibattere di ideologie sarebbe meglio un taglio concreto e organizzativo. E’ un progetto che merita un approfondimento e farà fare le dovute analisi.

Segretario di Stato Federico Pedini Amati: Non ho fatto rilievi critici sui dipendenti. Ho dato dei dati. Ho solo detto che il costo più alto è quello dei dipendenti. La mia porta è aperta a tutti. Ho parlato con direttore, Cda e dipendenti. Non diamo il messaggio all’esterno che ho fatto un rilievo critico sui dipendenti. Mi vedo con i sindacati anche domani alle 8.30. L’ho detto in premessa. Non si è ancora deciso nulla perchè c’è una valutazione in atto. L’assestato delle Poste del 2019 è 564mila euro. Il previsionale dell’anno 2020 è 787mila euro. Bisogna guardarli questi numeri che sono inequivocabili. C’è un trend di perdita in crescita. Sono il primo a voler trovare una soluzione, ma non decido da solo. Gli orientamenti devono avere un filone. Io ho fatto delle proposte. L’e-commerce sta aumentando. Anche lì: o interveniamo adesso o se interveniamo tra un anno e mezzo la cosa è superata. Oggi con Poste Spa potremmo far intervenire nel capitale anche un terzo. I ragionamenti sono tutti aperti: nessuno vuole contrastare il lavoro dei dipendenti. Però smettiamola di fare questo gioco politico costante. Al Cda dobbiamo dare un orientamento, non 6 orientamenti. Altrimenti rimaniamo in questo limbo amletico dove non si decide mai nulla. Però non passi questa stortura: ovvero che passi che uno è a favore del Cda piuttosto che dei dipendenti. Sfatiamo il mito sul direttore di Poste: il direttore guadagna ne più né meno di un dirigente pubblico, anzi ci sono dirigenti pubblici che guadagnano di più.

Comma 18 – Progetto di legge “Modifiche normative per il coordinamento della Legge 20 novembre 2018 n.147 “Regolamentazione delle Unioni Civili” (presentato dal Gruppo Consiliare Libera) (I lettura)

Guerrino Zanotti (Libera): Grazie alla volontà di un gruppo di cittadini il Consiglio ha fatto propria una autentica battaglia di modernità. Vi sono diversi aspetti che riguardano il riconoscimento delle unioni civili in un contesto trasparente. Trascorso un congruo periodo di tempo si riscontrano periodi di forza e debolezza nell’applicazione delle norme. Sono stati evidenziati alcuni limiti applicativi. Lo scopo del progetto è definire precise modifiche al testo normativo oggi presente nell’ordinamento sammarinese per garantire la realizzazione del progetto originario. Si tratta di proporre una diversa stesura dell’articolo 12 allo scopo di garantire l’effettività dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi. Le disposizioni riferite al matrimonio e quelle contenenti il termine coniugi, si applichino anche alle parti dell’unione civile, lasciando inalterata la normativa in materia di adozioni. Confido che questo importante tassello nell’ordinamento sammarinese raccolta il sostegno dell’Aula e possa vedere concluso il proprio iter. Libera crede in una sempre più efficace affermazione dei diritti civili prestando attenzione a tutte le istanze che presentino motivi di discriminazione. Ci sono stati segnalati diversi elementi di inapplicazione o di non riconoscimento di diritti. Ciò significa che non si è raggiunto l’obiettivo degli estensori di quel progetto di legge. Ci sono dei punti fermi sui quali non siamo disponibili a derogare. Si deve dare pari dignità all’Unione Civile rispetto a quanto avviene con il matrimonio. Abbiamo volutamente tralasciato la regolamentazione delle adozioni.

Segretario di Stato Elena Tonnini: Nel 2019 sono state celebrate in Repubblica 36 unioni civili, di cui 13 tra persone dello stesso sesso. Nel 2020 sono state 6, 1 tra persone dello stesso sesso. Apprezzabile che da parte di Libera si ammetta in qualche maniera il fatto di avere in qualche modo snaturato attraverso emendamenti l’obiettivo originale della norma. Ben venga la volontà di porre rimedio. La norma di coordinamento ha una stesura molto vaga che questo progetto non va a risolvere. Si potrebbe intervenire in sede di emendamenti sulla non chiarezza di questo passaggio. Altre parti dell’Aula aveva evidenziato la non chiarezza di quella norma. Sono alcune osservazioni rispetto a questo progetto di legge. E’ normale che su queste tematiche non ci sia una visione univoca dunque sarà importante cercare di approfondire e promuovere un dibattito.

Gloria Arcangeloni (Rete): Ci sono modifiche sostanzialmente tecniche e non di sostanza a seguito di difficoltà riscontrate dagli uffici. E’ l’occasione per introdurre soluzioni di coordinamento delle norme. Vorrei sottolineare un aspetto più ampio. Chi è in quest’Aula non dovrebbe mai scordarsi il ruolo di custode dei diritti. Il nostro ruolo non termina con l’applicazione di un progetto di legge ma dobbiamo monitorarne l’applicazione. Rete sosterrà le modifiche in oggetto senza troppe remore.

Rossano Fabbri (Libera): Il progetto di riforma tende a salvaguardare la parte penalmente rilevante del progetto originario che si è dovuto occupare di tutta una serie di aspetti. Quello penale era uno degli aspetti secondari nel progetto originale pensato non in maniera così specifica. Si chiede semplicemente di implementare la tutela penale alle unioni civili parimenti a quello che è riconosciuto nell’ambito del matrimonio. Questo testo di legge non fa altro che implementare la casistica delle fattispecie penali dove la tutela è necessaria perché insita nella ratio originaria della legge. Stessa casistica usata alcuni anni fa per espandere i diritti legati alla protezione in ambito matrimoniale alle coppie di fatto.

Daniela Giannoni (Rete): Accolgo molto volentieri questo emendamento che lascia fuori tutto ciò che riguarda eventuali adozioni. Concentriamoci sul rendere funzionale un progetto che fa progredire il nostro Paese, ma vediamo di dare pari opportunità alle coppie che decidono di vivere insieme la loro vita, dando loro anche un riconoscimento da parte dello Stato.

Vladimiro Selva (Libera): Come gruppo consigliare abbiamo ritenuto necessario questo progetto di legge per far evolvere la normativa introdotta. A volte fare i primi passi è la cosa più difficile perché si innesca un percorso. Con alcuni correttivi crediamo possa essere più efficace l’applicazione di tale norma.

Pasquale Valentini (Pdcs): La prima cosa importante è capire perché si deve reintervenire su questa legge. Ci sono cose dette e cose non dette. La prima cosa è affrontare questi argomenti con grande aderenza alla realtà e utilizzando lo strumento della ragione. Noi eravamo concordi sull’esigenza di una regolamentazione per convivenze che non erano convivenze che rientravano nella regolamentazione che noi oggi abbiamo del diritto di famiglia. Noi avevamo detto che sarebbero venute fuore delle ambiguità. La legge tratta della stabilità, non dell’amore tra le persone. Con stabilità nascondo diritti e doveri. Nasce il problema del patrimonio comune e della reciproca assistenza. La scelta che è stata fatta è quella di inventare un nuovo contenitore dentro cui ci stanno dentro tutti. Affianco delle unioni civili quanti matrimoni civili sono continuati? Noi oggi abbiamo due forme di matrimonio civile. Cosa cambia? Qualche facilitazione nella burocrazia, ma nella realtà è la stessa cosa. Dov’è lo snaturamento della situazione? Questo per me è un elemento fondamentale. Se la legge che è stata presentata, come fa nella sua seconda parte, serve per chiarire ulteriormente degli ambiti nei quali non era indicata nella nostra legge dove i contraenti hanno gli stessi diritti e doveri, questo può essere un elemento di chiarimento. Ci sono ambiti in cui c’è una discriminazione oppure una dimenticanza? Se l’intento della legge è questo io credo sarà utile fermarsi a guardare e riflettere. Non dobbiamo mettere insieme pere e mele. Pari dignità non significa la non distinzione. Tra tutte le persone ci sono differenze enormi. Questo progetto di legge se ci aiuta a fare un passo ulteriore in questa chiarezza eliminando aspetti di ambiguità, questo ci può trovare concordi nel fare questo lavoro di pulizia e chiarimento basato sulla realtà.

Aida Maria Adele (Pdcs): Sono due realtà diverse. Non si può prescindere da questo e questo comporta riflessioni. Non si può mettere sullo stesso piano due realtà diverse. La famiglia naturale è costituita da un uomo e da una donna. Il diritto non si occupa di amore, ma di tutto ciò che consegue poi di quello che consegue all’approvazione di una legge. Appoggio pienamente l’intervento del collega Valentini.

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): Quando si parla di coppie omosessuali è chiaro che una differenza esiste nella pratica. Questo però non toglie il corredo di diritti che devono essere assegnati. Non mi interessa un discorso di sentimenti o affetti: non è compito della politica giudicare questo aspetto. Una legge simile dà dei diritti a qualcuno ma non toglie a nessuno. Dando a una fetta della popolazione – che finora a San Marino è stata lasciata indietro – non toglie niente a nessuno. Sentire polemiche su questo è imbarazzante, soprattuto nei riguardi di quelle persone che hanno sofferto. Speravo che questa storia fosse già alle spalle e che si fosse pronti a costruire un dibatitto per andare oltre perché ci sono altre battaglie che riguardano il campo dei diritti. Ringrazio il movimento Libera per aver portato in Aula questo progetto.

Paolo Rondelli (Rete): E’ noto. Io sono di parte perché ero uno dei tre saliti a Palazzo pubblico per depositare il progetto di legge originale. Abbiamo fatto un salto in avanti come Paese e ci siamo potuti presentare come Paese che ha potuto discutere di un tema. Sui temi etici come noto possono esserci posizioni diverse. Ringrazio Libera per aver portato questa modifica perché ci riporta al testo che avevamo depositato nel 2018. Io sono profondamente offeso da un paio di interventi in quest’Aula perché rappresento persone che vengono abbandonate dalla famiglia tradizionale che vengono buttate fuori di casa. Anche lo scorso anno ho dovuto soccorrere un ragazzo sammarinese ridotto in coma a furia di calci in testa per il suo orientamento sessuale. Sentire fare dei paragoni tra orientamento sessuale e disabilità mi fa ribollire il sangue. Nulla ha a che vedere con la regolamentazione. La possibilità di tutte le persone di difendere la propria dignità è alla base della società civile. Siamo una società civile evoluta. Abbiamo detto 42 unioni civili. Ci sono persone che alla parola matrimonio gli viene l’allergia in ogni parte del corpo. L’unione civile ha dato loro una nuova forma e una possibilità che ci ha posto in un’ottica di avanzamento rispetto ad altri ordinamenti. Se anche uscendo da qui abbiamo fatto felice una persona, abbiamo fatto il nostro dovere.

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