Ristoratori Toscana: “Condanna a morte per il settore, il 4 novembre in piazza”

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La protesta dei ristoratori toscani. E a Firenze i locali chiedono a Nardella di aprire la Ztl nell'orario di pranzo

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FIRENZE – Il Dpcm del governo “condanna a morte per il nostro settore”. Pasquale Naccari, presidente del gruppo Ristoratori Toscani, utilizza parole nette per stroncare la misure anti covid intraprese dal governo: la chiusura delle attività dopo le 18. Le nuove norme, prosegue, colpiscono “duramente le nostre aziende, anziché prendere provvedimenti e rendere più efficienti strutture e servizi, come trasporto pubblico e sanità”.

Una bocciatura su tutta la linea, visto che “lasciare la possibilità di rimanere aperti a pranzo è inutile“, perché “la maggior parte degli enti pubblici e delle aziende hanno organizzato i propri dipendenti con lo smart working” e “tanti ristoranti hanno deciso addirittura di chiudere in questa fascia oraria visto il calo brusco di clienti”.

Naccari, poi, è scettico anche sul piano di aiuti economici promessi dal premier Giuseppe Conte: “Siamo stanchi delle tante parole, ci aspettiamo fatti questa volta. A differenza di quanto sottolineato dal presidente del Consiglio” ieri, “a noi di aiuti ce ne sono arrivati ben pochi. Abbiamo avuto solo un credito di imposta sul pagamento del canone di affitto del 60%: il restante 40 lo abbiamo dovuto tirare fuori di tasca nostra. Per quanto riguarda il fondo perduto: siamo stati chiusi per tre mesi e abbiamo avuto un ristoro solo per il mese di aprile. I sostegni per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, invece, non sono mai arrivati”. Per questo “il 4 novembre scenderemo in strada e arriveremo a piedi a Roma”, come annunciato sabato. “Questa volta devono ascoltarci”.

“ORA APRIRE ZTL FIRENZE A PRANZO”, LA RICHIESTA A NARDELLA

Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, apra la ztl dalle 12 alle 14, così “da permettere a quei pochi ristoranti che rimarranno aperti di poter lavorare”. Lo chiede Pasquale Naccari, presidente del gruppo Ristoratori Toscani, rivolgendo un appello al primo cittadino e al Comune.

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