Sai che in un borgo del Molise, piccolo e quasi sconosciuto, c’è il più grande festival italiano di street art?

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CVTA’ Street Fest torna a ridisegnare il borgo antico di Civitacampomarano, nel cuore del Molise, e lo fa attraverso l’arte di strada. Da giovedì 23 a domenica 26 giugno il piccolo borgo in provincia di Campobasso torna a ospitare il più grande festival italiano di street art.

Borgo inteso come comunità, fulcro di arte, di creatività e di cultura, e traino ai processi sociali, economici e culturali e il posto dove tornare o restare. Sono questi i temi che accompagneranno la settima edizione di Cvtà Street Fest, con sette artisti internazionali oltre a un programma di eventi tra musica dal vivo, dj set e live set, proiezioni di cinema nel Castello Angioino, tra tradizioni locali e cucina casereccia.

Ideato e diretto da Alice Pasquini, Cvtà Street Fest in questi anni ha avuto un enorme successo e ha fatto del piccolo borgo molisano un museo a cielo aperto libero e gratuito, entrato nelle mete internazionali degli amanti dell’arte urbana, di turisti e viaggiatori.

Gli artisti del Cvtà Street Fest 2022 sono: Cinta Vidal, Daku e Icy and Sot, Akut, Ememem e Keya Tama.

Cinta Vidal, artista spagnola conosciuta in tutto il mondo per le sue illustrazioni e murales, in cui inserisce visioni molteplici e ribaltate che, moltiplicando i punti di vista, sembrano rispondere all’esigenza percettiva di ciascun riguardante e rispettare la diversità di ognuno; i fratelli iraniani Icy e Sot, di base a New York, con le loro opere provocatorie realizzate con fil di ferro ci porteranno a riflettere su temi attuali come immigrazione e frontiere, su quanto avviene in Italia e nel mondo, e inevitabilmente a ricordare l’esodo di tanti molisani, oggi come in passato, costretti dalla ricerca di lavoro a lasciare i propri luoghi d’origine.

L’indiano Daku, che realizza opere testuali tramite reticolati in ferro in cui inserisce il testo, leggibile solo grazie all’intervento del sole che genera l’ombra proiettata delle parole, sembra riflettere – con i suoi moniti essenziali – sulla mutevolezza e brevità del tempo; il francese Ememem si inserisce lì dove fissiamo lo sguardo, così assorti da non riuscire neanche ad alzare la testa, con i suoi coloratissimi tappeti musivi che si sovrappongono come layer al tessuto urbano, e vanno a colmare e restaurare lacune formate dalle spaccature di una strada o di un marciapiede, rigenerando la città; Akut, dalla Germania irrompe con il suo fotorealismo underground e infine Keya Tama, sudafricano di base a Los Angeles, definisce il suo lavoro neominimalismo perché attraverso contrasti formali riesce a unire vecchio e nuovo con un’iconografia personale.

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Fonte: CVTà Fest

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