Stragi, monsignor Zuppi: “Chi sa parli, non si scappa dal giudizio di Dio”

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Le parole dell'arcivescovo di Bologna nella messa in suffragio per le vittime di Ustica e della strage alla stazione di Bologna Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

BOLOGNA – Chi sa parli, perchè “anche se scappiamo dal giudizio degli uomini, non scappiamo dalla nostra coscienza e soprattutto dal giudizio di Dio“. E’ il duro monito del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, spedito oggi durante l’omelia della messa in suffragio per le vittime di Ustica e della strage alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

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“Non accettiamo come innocui i semi dell’odio e del pregiudizio- afferma Zuppi- le ideologie che annullano la persona, l’uso di parole che diventano armi, la superficialità di cercare a tutti i costi la convenienza senza difendere la verità e il bene comune. Chiediamo ancora che chi sa qualcosa trovi i modi per comunicare tutto ciò che può aiutare la verità, perché anche se scappiamo dal giudizio degli uomini non scappiamo dalla nostra coscienza e soprattutto dal giudizio di Dio”.

Dalla memoria di oggi, “di due tra le ferite più profonde della storia recente del nostro Paese- aggiunge Zuppi- vorrei sorgesse un impegno rinnovato, personale e comunitario, per l’Italia e per l’Europa tutta, in un momento così grave per tutti che richiede ad ognuno rigore e serietà. Preghiamo perché cresca il contrario degli interessi individuali e dei poteri occulti che è il bene comune. Preghiamo perché siano sconfitte le mafie di ogni genere e provenienza, con i loro interessi spaventosi e la terribile capacità corruttiva e distruttiva, e cresca la comunità di destino che ci unisce. Preghiamo perché il grido di dolore che sale dal sangue delle vittime e che è ascoltato da Dio lo sia anche dagli uomini e diventi pratica di giustizia e umile impegno di onestà. Preghiamo perché sappiamo essere fratelli per il nostro fratello come Cristo ci ha insegnato. In Lui i nostri cari vivono e sono nella luce. Anche per loro scegliamo la via dell’amore”, conclude l’arcivescovo.

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“DI FRONTE A DOLORE STARE TUTTI DALLA STESSA PARTE”

“Le lacrime chiedono di stare tutti dalla stessa parte, quella di chi piange”. E’ il richiamo del cardindale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, lanciato oggi durante l’omelia della messa in suffragio per le vittime di Ustica e della strage alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Proprio domenica, in occasione del 40esimo anniversario della strage alla stazione, a Bologna è stata indetta una contromanifestazione in aggiunta a quella tradizionale di parenti delle vittime e istituzioni. E le parole di Zuppi sembrano risuonare oggi nella cattedrale di San Pietro a Bologna come riferite a questa circostanza.

“Pensando al dolore proviamo fastidio per il chiacchiericcio insulso– dice il cardinale- per le perdite di tempo e scegliamo di mettere da parte quello che ci divide per cercare quello che unisce. Le lacrime chiedono di stare tutti dalla stessa parte, quella di chi piange“. Oggi, continua Zuppi, “riviviamo lo strappo inaccettabile della morte, la durezza della scomparsa che non si smette di misurare anche a distanza di anni”.

Ma la memoria, sottolinea l’arcivescovo, “ci fa provare anche l’acuta e insopportabile ingiustizia della mancanza di verità, amara, perché memoria anche di delusioni, di ritardi, di opacità spesso senza volto e senza nome, di promesse non mantenute, di mandanti, che ci sono, protetti dall’ombra di quelle che sono vere e proprie complicità”. In poche parole, afferma Zuppi nella sua omelia, “fare memoria è doloroso. Sentiamo l’assenza, atroce anche a distanza di anni, delle vittime e ci siamo confrontati con la inquietante capacità dell’uomo di compiere il male e con la sua vulnerabilità nel subirlo”.

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Zuppi esorta a meditare su “come l’uomo può distruggere la vita e anche se stesso, Caino che come Giuda è sempre nostro fratello. Fare memoria ci riporta, anche a distanza di anni, a sentire le urla, il silenzio, l’angoscia, la speranza e lo sgomento della brutalità della morte”. Il dolore, afferma ancora Zuppi, “ci rende consapevoli e attenti a quanti sperimentano oggi e ovunque la cattiveria di un mondo che invece che amico e fratello si rivela Caino e nemico”.

Secondo l’arcivescovo, “tanto dolore può dividere e isolare, generando così nel cuore degli uomini anche l’ultimo frutto del male che è l’amarezza della solitudine e la sensazione di impotenza, di smarrimento, di insignificanza che può prendere davanti all’oblio inesorabile del tempo e ad una giustizia non raggiunta”. Ma il dolore può anche “unire, liberare energie di solidarietà, di ricerca di giustizia e di fraternità”. Infatti, sostiene Zuppi, “è di tanta consolazione essere insieme oggi, uniti ai tanti che sono spiritualmente con noi”. E in questo senso, plaude il cardinale, “la presenza così autorevole, per il ruolo e per la persona, del presidente della Repubblica dona a questo ricordo un significato tutto particolare, una solennità emozionante e profonda. Era atteso. Credo di esprimere a nome di tutti i parenti e di tutti noi un ringraziamento commosso a Lei, Signor Presidente, per questo gesto che completa le tante e importanti parole con cui in questi anni lei ha sempre accompagnato la memoria di queste come di ogni strage. Grazie, Signor Presidente. E con lei ringrazio i rappresentanti tutti delle istituzioni, che sono come le pareti portanti di questa nostra casa comune, per la quale vale la pena sacrificare la vita, difendendola con l’onestà e il lavoro”.

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