Tagikistan: la diga più alta del mondo, fatta da mani italiane
Il Tagikistan è un Paese ancora poco conosciuto in Occidente, eppure a Rogun, al confine con l’Afghanistan, l’azienda italiana Salini Impregilo ha deciso di costruire una diga idroelettrica da record. Con i suoi 335 metri sarà la più alta del mondo.
L’impianto sorge in una zona a monte del fiume Vakhsh, sulle montagne del Pamir, a 90 Km da Dushanbe, la capitale. La deviazione del fiume con un’intercapedine che separa due compartimenti stagni continui, ha permesso di incanalare il corso d’acqua in due tunnel posti su un lato della valle, in modo tale che le fondamenta della diga rimanessero asciutte.
Per completare la diga Rogun ci vorranno una decina di anni e, con il tempo, potrebbe anche essere visitata. Quando sarà a pieno regime, opereranno sei turbine con un totale di 3,6 GigaWatt (pari a quella di tre centrali nucleari) di potenza installata, e che raddoppieranno la produzione elettrica del Tagikistan. Questo enorme potenziale permetterà al Paese non solo di soddisfare ogni sua esigenza, riducendo le carenze energetiche che si verificano durante l’inverno, ma potrà anche esportare energia in Afghanistan, Pakistan, Uzbekistan e in altri stati dell’Asia centrale.
I lavori e il tricolore della bandiera del Tagikistan – fonte: Getty Images
L’idea di costruire la diga, tuttavia, non è nuova e risale al 1959, quando il Paese era una Repubblica dell’Unione Sovietica, ma per problemi politici (in particolare con il vicino Uzbekistan) e tecnici il progetto è stato rimandato più volte fino a qualche anno fa. Per minimizzare i danni sono stati presi numerosi accorgimenti che hanno alzato ulteriormente il costo dell’opera, portandolo a 3,5 miliardi di euro.
Attualmente quasi tutta la capacità elettrica a disposizione del Paese è generata dal settore idroelettrico; la diga Rogun potrebbe essere la svolta verso l’indipendenza dall’Uzbekistan. Per questo il progetto rappresenta “il simbolo del successo e della prosperità del Tagikistan, futuro e presente”.
Il Tagikistan, come l’Afghanistan, ospita alte catene montuose in un paesaggio brullo e aspro. Qui dove prevalgono tonalità scure e dove non vi sono macchinari in azione, si possono ancora vedere carri coperti, greggi di pecore, guerrieri e antichi popoli a cavallo.
Anche a Dushanbe il tempo sembra essersi fermato. Se nei quartieri generali e governativi, si respira ancora quell’aria post-sovietica, i sobborghi popolari regalano quell’atmosfera tipica dell’Asia centrale.
Diga Rogun – fonte: Getty Images