Tartarughe del Mediterraneo a rischio estinzione anche a causa della plastica
Tartarughe a rischio estinzione.
Talmente ingannevole da poter essere scambiata per la «preda» preferita, salvo poi diventare una possibile causa di morte. È questo l’effetto che la plastica dissolta nei mari rischia di determinare sulle tartarughe verdi, considerate in via di estinzione dalle acque del Mediterraneo. Il colore dei frammenti dissoltisi nell’acqua, quasi sempre trasparenti o di cromatura compresa tra il verde e il nero, funge da tranello per i rettili, che spesso li ingoiano convinti di essere di fronte a piccoli pezzi di alghe o alle meduse di cui sono ghiotti. A confermare quella che inizialmente era soltanto un’ipotesi è uno studio pubblicato sulle colonne della rivista «Scientific Reports», che fa luce sulle maggiori insidie marine per le tartarughe.
La plastica dissolta nei mari viene individuata dalle tartarughe verdi come preda determinando un potenziale rischio di estinzione per la specie, Image by iStock
PLASTICA, UN’INSIDIA PER LE TARTARUGHE MARINE – I ricercatori dell’Università di Exeter e della Società cipriota per la protezione delle tartarughe marine hanno analizzato il tubo digerente di 19 tartarughe arenatesi sulle spiagge dell’isola situata nel Mediterraneo orientale. Al loro interno è stata ritrovata una quota variabile di frammenti di microplastiche, con un numero di pezzi compreso tra 3 e 183. Un dato significativo, ma comunque incompleto per attribuire alla plastica la causa della morte di questi animali. Secondo i ricercatori, comunque, la quota più rilevante sarebbe da attribuire alle interazioni con le reti da pesca, che da anni intaccano la conservazione della specie. La ricerca ha confermato quello che era un aspetto già evidenziato in relazione alla tartaruga liuto (Dermochelys coriacea vandelli), la testuggine più grande al mondo. «Le tartarughe marine sono predatori visivi, che scelgono cosa ingerire in base alla dimensione e alla forma dei ciò che diviene poi elemento integrante della loro dieta – afferma Brendan Godley, a capo del centro di ecologia e conservazione della specie all’Università di Exeter -. Questo studio conferma che le tartarughe verdi hanno una predilezione per la plastica di determinate dimensioni, forme e colori».
A RISCHIO SOPRATTUTTO LE TARTARUGHE PIÙ PICCOLE – All’interno del tubo digerente delle specie osservate sono stati rinvenuti principalmente elementi filiformi o piatti: trasparenti, verdi o neri. Elementi che potrebbero derivare dalla dissoluzione di sacchi per rifiuti e frammenti di corde da pesca e borse utilizzate per il trasporto a bordo dei natanti. «È importante sapere quali tipi di plastica rappresentino un problema nel caso specifico, al fine di poter veicolare le informazioni complete a chi ogni giorno si impegna per ridurre il consumo prima e l’inquinamento poi determinato dalle plastiche». A rischio, stando alle conclusioni del lavoro, sarebbero soprattutto le specie più piccole. La loro ridotta esperienza, abbinata alle dimensioni inferiori, permette infatti alle microplastiche di «occupare» uno spazio più ampio all’interno dell’organismo e di minare di conseguenza maggiormente la salute delle tartarughe verdi. Come documentato in una revisione pubblicata su «Ices Journal of Marine Science», sono diversi i possibili meccanismi con cui la plastica danneggerebbe il loro organismo: dal rischio di un blocco intestinale acuto a quello di imbattersi in conseguenze più subdole, quali la malnutrizione e la compromissione del sistema immunitario.
Twitter @fabioditodaro