Terapie del dolore, nuove frontiere e tecniche avanzate

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Tempo di Lettura: 3 minutiROMA (ITALPRESS) – Il dolore è di solito considerato un sintomo, un campanello d’allarme che richiama l’attenzione su qualcosa del nostro organismo che non funziona come dovrebbe. Nella forma acuta, il dolore nasce da un trauma, una ferita o uno stato infiammatorio. Quando queste condizioni regrediscono, il dolore si attenua e scompare. Il dolore invece […]

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ROMA (ITALPRESS) – Il dolore è di solito considerato un sintomo, un campanello d’allarme che richiama l’attenzione su qualcosa del nostro organismo che non funziona come dovrebbe. Nella forma acuta, il dolore nasce da un trauma, una ferita o uno stato infiammatorio. Quando queste condizioni regrediscono, il dolore si attenua e scompare. Il dolore invece non scompare quando è associato a una causa irreversibile o a una condizione patologica che non può essere risolta. In questi casi il sintomo diventa malattia con pesanti effetti sul benessere e sullo stato psicologico dell’individuo. In realtà, il dolore non è solo una sensazione trasportata dai nervi e percepita dal cervello, ma un concetto acquisito nel corso della vita, il risultato di un’interazione complessa tra lo stimolo sensoriale e un insieme di fattori fisiologici e psicologici che ne influenzano la modulazione e ne modificano la percezione. Ecco perchè è difficile valutare oggettivamente il dolore ed ecco perchè l’approccio al suo trattamento è sempre più individualizzato. Sono questi alcuni dei temi trattati da Fabio Intelligente, Aiuto – Coordinatore del Servizio di Terapia Antalgica per il dolore Cronico presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Purtroppo nel senso comune si sovrappongono alcune aree della medicina che sono alquanto differenti – ha esordito – Le cure palliative sono un’area della medicina importantissima, ma che si rivolge a una quota di pazienti che purtroppo non hanno una cura per la loro patologia, prendendosi carico dei pazienti e seguendoli nell’evoluzione della loro patologia. La terapia antalgica si rivolge invece a tutti i pazienti che hanno un dolore acuto o cronico invalidante, per dar loro un controllo del dolore e per poter migliorare la loro qualità di vita – ha precisato Intelligente – E’ possibile che anche all’interno delle terapie palliative ci sia qualche paziente con un dolore per il quale sono coinvolte anche terapie antalgiche”. “Per Cartesio il dolore è l’allarme dell’anima, un segnale che risveglia la coscienza dando consapevolezza di un pericolo. Questa è un’interpretazione assolutamente corretta, ma lungo il passaggio del segnale nel sistema nervoso si alimentano una serie di circuiti collaterali – ha spiegato il professore – Questo ci dà una risposta fisiologica alla complessità della percezione del dolore, di come sia difficilmente standardizzabile e influenzata anche da fattori esterni. I farmaci vengono utilizzati per interrompere questi circuiti”.
E sulle infiltrazioni per l’eliminazione provvisoria del dolore: “Per esempio le possiamo effettuare in caso di lombosciatalgia dell’ernia del disco, dall’esperienza anestesiologica e grazie alle nuove tecniche radiologiche, possiamo effettuare delle infiltrazioni in punti precisi e mirati”. Ma ci sono ulteriori procedure avanzate: “Per il maldischiena possiamo anche utilizzare alcune tecnologie che sfruttano caldo o freddo per stordire i nervi sensitivi, ci sono inoltre le radiofrequenze pulsate o anche l’impianto di pacemaker midollari o microinfusori”. Intelligente si è anche soffermato su un parallelismo tra la percezione del dolore e il microbioma: “La scoperta che questa moltitudine di microrganismi abbia un’interazione col nostro sistema nervoso periferico e centrale apre degli orizzonti incredibili e delle nuove prospettive per la comprensione e la cura dolore cronico – ha sottolineato – La percezione del dolore ha una grandissima variabilità individuale e così anche il microbioma. E’ difficile standardizzare sia l’uno che l’altro, in questo le piattaforme di intelligenza artificiale stanno sviluppando dei modelli per confrontare i microbioma per poter estrapolare dati”.
Infine, sui consigli da dare a un paziente che soffre di un dolore cronico: “Negli anni ’80 l’OMS diceva di dare un determinato farmaco a seconda dell’intensità del dolore, ora invece lo diamo in base al tipo di dolore – ha ricordato – Il consiglio è di non sottovalutare un dolore persistente o cronico, di evitare farmaci fai da te che tamponano ma non danno una svolta: bisogna fidarsi di uno specialista per avere un approccio quanto più possibile personalizzato – ha concluso – Quando il dolore si cronicizza altera una serie di aspetti psicologici e sociali e condiziona la vita, poi non si può più tornare indietro”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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